DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
1-LA LIPOSUZIONE È DIVENTATA SMART
Fabio Di Todaro per "La Stampa-Tutto Scienze"
Sembra soltanto più intelligente, dizionario alla mano. Invece è ben altra cosa, rispetto alla liposuzione tradizionale, la «smart lipo», la metodica messa a punto oltreoceano con l'«ok» della Food&Drug Administration - l'ente federale americano - e diffusasi rapidamente anche in Europa, con l'Italia nel ruolo di vero e proprio apripista.
Da una parte c'è la rimozione chirurgica del grasso, dall'altra un suo «riciclo»: sciolti i legami tra gli adipociti con l'aiuto del laser, le tante goccioline lipidiche vengono riassorbite dall'organismo e stoccate nel fegato. «Senza che però si raggiungano livelli eccessivi», precisano gli specialisti: il metabolismo di trigliceridi, acidi grassi e colesterolo si sviluppa così lentamente da non creare preoccupazioni per la «centrale» energetica del corpo.
Così, tra le metodiche alternative alla liposuzione tradizionale, sul mercato si è affacciata quella assistita dal laser, in grado di surriscaldare l'area da trattare senza provocare ustioni oppure danni alla pelle.
«È un trattamento che può essere svolto anche in ambulatorio e con una semplice anestesia locale, senza dover ricorrere alla sala operatoria - spiega Franz Baruffaldi Preis, responsabile del reparto di chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica al San Raffaele di Milano -.
È importante, però, che la "smart lipo" sia praticata su aree con uno spessore discreto in modo da evitare che la superficie dopo l'intervento possa presentare qualche irregolarità. Il consiglio - continua - è quello di effettuarla per trattare accumuli di grasso a livello dei fianchi, delle ginocchia, dell'addome e del collo. Per le braccia e l'interno coscia, dove lo strato di grasso è sempre più sottile, meglio preferire la liposuzione tradizionale». Sconsigliata nei casi si obesità importante, la pratica con il laser è indicata per chi intende modellare il proprio corpo, intervenendo su specifiche aree e in modo non troppo ampio.
Meno traumatica e meno invasiva e anche più veloce: è per questo che la «smart lipo» si è affermata come prima alternativa alla metodica classica. Quando il tempo stringe, lo specialista consiglia di sottoporsi al trattamento negli ultimi giorni della settimana: così, trascorso il weekend, si torna in ufficio senza particolari controindicazioni. Anzi.
La «smart lipo» permette di trattare il sovrappeso anche nei soggetti che non possono ricorrere alla liposuzione: persone diabetiche, con disturbi metabolici o problemi nella coagulazione del sangue. «Utilizzando il laser non si creano ferite, gli ematomi sono ridotti e il recupero è più rapido». Aspetti che, letti assieme alla possibilità di rinunciare all'aspirazione del grasso in eccesso, hanno permesso alla «smart lipo» di essere preferita alla liposuzione con gli ultrasuoni e a quella in tumescenza.
Pochi dubbi sembrano esserci anche sulla sicurezza della metodica, tranne nei casi in cui è offerta a prezzi stracciati sul Web. «È importante - precisa Baruffaldi Preis - che il trattamento sia eseguito da medici specialisti e solo dopo aver verificato il fallimento di altri tentativi per ottenere la riduzione del peso».
Una revisione degli studi apparsa su «Lasers in Surgery and Medicine» ha evidenziato come, in attesa di chiarire il meccanismo d'azione, la «smart lipo» risulti efficace e sicura nelle procedure di rimodellamento, in particolare se usata per ridurre la cellulite. Due le ipotesi sui processi innescati dal laser. Si pensa che si creino alcuni pori sugli adipociti in grado di far filtrare nel torrente circolatorio i lipidi in eccesso. Ma non è da escludere che il riscaldamento di un'area del corpo inneschi un processo di distruzione delle cellule, con la liberazione del grasso.
2. LA RICERCA - PERCHÉ NON SI È MAI SAZI
Da "La Stampa-Tutto Scienze"
Chi è in sovrappeso ha bisogno di mangiare di più per sentirsi sazio, an¬che dopo che si è comin¬ciato a perdere peso. A di¬ mostrarlo è uno studio australiano, pubblicato sul «Journal of Obesity»: i nervi dello stomaco che inviano i segnali di sazietà al cervello sembrano di¬ventare insensibili in mo¬do permanente, dopo una dieta ricca di grassi consumata per un lungo perio¬do.
Responsabile del fe¬nomeno è il danneggia¬mento della leptina, l'ormone che regola la sensi¬bilità all'assunzione di ci¬bo. «Il meccanismo impo¬ne alle persone obese di mangiare di più per sentir¬si sazie, conseguenza che, a sua volta, finisce per ali¬mentare un circolo vizioso di mantenimento e peg¬gioramento dell'obesità stessa ¬ ha spiegato la re¬sponsabile dello studio, Amanda Page della Uni¬versity of Adelaide ¬.
La ri¬sposta dei nervi dello sto¬maco, infatti, non riesce a tornare alla normalità nemmeno quando si ini¬zia a seguire una dieta normale». Ciò significa che qualunque regime di restrizione calorica deve tenere conto di questo so¬fisticato processo, se si vo¬gliono evitare gravi con¬traccolpi psicologici e an¬che possibili fallimenti nel processo di perdita gra¬duale del peso.
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