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“UN NEGRO GIÙ PER UN FOSSO È SEMPRE UN BEL BUONGIORNO” – IN VENETO UN GRUPPO DI ATLETI DI SCI NORDICO, QUASI TUTTI SOTTO I 18 ANNI, FACEVA PARTE DI UNA CHAT WHATSAPP IN CUI VENIVANO CONDIVISE FOTO DI ATLETE MINORENNI NUDE, IMMAGINI DI HITLER E COMMENTI RAZZISTI – NELLA CHAT, CHIAMATA “FRANCESCO TOTTI”, C’ERA ANCHE IL DIRETTORE TECNICO DEL TEAM, (CHE HA PATTEGGIATO UNA PENA DI UN ANNO E TRE MESI E 6MILA EURO DI MULTA), CHE INCITAVA I RAGAZZI A PUBBLICARE FOTO E VIDEO IN CAMBIO DI UN POSTO IN SQUADRA NELLE GARE SUCCESSIVE…

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Estratto dell’articolo di Beatrice Branca per www.corriere.it

 

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Foto di atlete minorenni condivise in una chat WhatsApp in biancheria intima, nude o impegnate in atti sessuali. Immagini che quelle ragazzine avevano inviato in confidenza ad altri atleti coetanei con cui si frequentavano in quel periodo, fidandosi. Quelle foto dovevano rimanere private e invece sono finite nella chat Whatsapp «Francesco Totti» di un gruppo di atleti di sci nordico, quasi tutti al di sotto dei 18 anni, affiliato alla Fisi (Federazione Italiana Sport Invernali).

 

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FOTO IN CAMBIO DI UN POSTO IN SQUADRA

A incitare i giovanissimi a pubblicare su WhatsApp quelle foto, ancora meglio se si trattava di atlete note a più persone del gruppo, era stato, secondo l’accusa, il direttore tecnico bassanese del team, allora 36enne e sottufficiale dell’esercito, promettendo in cambio ai ragazzi un posto in squadra nelle gare successive. Quella chat veniva inoltre usata anche per divulgare idee fondate sulla superiorità etnica e l’odio razziale.

 

Ieri, 14 maggio, l’allenatore e un atleta di 20 anni che era dentro alla chat hanno patteggiato la pena davanti al giudice Luciano Gorra: il primo un anno e tre mesi e 6mila euro di multa, il secondo dieci mesi di reclusione e 4mila euro di multa. Entrambi sono accusati di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti e di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa, ma potranno beneficiare della sospensione condizionale della pena.

 

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L'ALLARME TRA I GENITORI

[…] In un’occasione era stato proprio il direttore tecnico a mandare nella chat foto e video di una collaboratrice sportiva che si stava allenando, riprendendola dalla testa in giù per evidenziare i glutei e commentando «Io ho fatto la mia parte oggi». Uno degli atleti aveva però confessato ai genitori quali erano i temi ricorrenti su quel gruppo WhatsApp e quando la notizia si era poi diffusa tra le mamme e i papà degli atleti in diverse province del veneto e anche nel Veronese, il 36enne, secondo l’accusa, aveva ritenuto opportuno togliersi dal gruppo[…]

 

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I guai però sono arrivati lo stesso per il 36enne: nel 2024 non si è aperto infatti solo il procedimento penale che si è concluso ieri, ma i contenuti di quella chat sono arrivati anche al tribunale sportivo e in quello militare. Nel primo caso la Corte Federale d’appello della Fisi lo aveva sospeso per sei mesi dall’attività sportiva, mentre il tribunale militare ha archiviato il procedimento.

 

I RIFERIMENTI AL NAZISMO

Oltre al materiale pedopornografico sulle giovanissime atlete, nel gruppo venivano commentate con toni discriminatori notizie di cronaca che riguardavano persone straniere: «Incidente a Milano, macchina guidata stranamente da un nero» uno dei messaggi degli atleti nella chat, a cui l’allenatore avrebbe risposto «sono abituati ai cammelli», oltre a scrivere in un’altra occasione «un negro giù per un fosso è sempre un bel buongiorno». […]

 

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In quel gruppo WhatsApp venivano inoltre mandate anche foto con chiari riferimenti al nazismo, come un fotomontaggio rappresentante Hitler che abbraccia Anne Frank o una foto del Führer che saluta, accompagnata dalla scritta «Ciao Butei».

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