DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
Davide Frattini per corriere.it
Ancora bombe, missili, morti e distruzioni: un migliaio di razzi sparati da Hamas verso Israele, centinaia di attacchi aerei dello Stato ebraico su case e strade della Striscia di Gaza. L’escalation non cessa e la situazione è tesa nelle comunità di alcune città israeliane.
Al terzo giorno di fuoco il segretario generale dell’Onu António Guterres si dice «preoccupato» dalla prospettiva di «una guerra vera e propria». Il bollettino, per ora: 400 feriti tra i palestinesi e un centinaio tra gli israeliani secondo i rispettivi governi; sei morti israeliani e almeno 65 palestinesi. Tra loro c’erano 14 bambini. E sul fronte israeliano uno di 6 anni è rimasto ucciso a Sderot.
Hamas conferma l’annuncio di poche ore prima del premier Benjamin Netanyahu che i raid israeliani di ieri su Gaza hanno ucciso 16 «ufficiali graduati» del movimento paramilitare, tra cui il comandante della brigata locale. Il leader di Hamas Ismail Haniyeh ha risposto che «il confronto con il nemico non ha una fine prevista», facendo eco alle parole del capo di stato maggiore israeliano Aviv Kochavi, che aveva ordinato a «tutti i comandi di prepararsi a un conflitto esteso e senza limiti di tempo». «Non è che l’inizio», ha detto Netanyahu. «Israele», ha aggiunto il ministro della difesa Benny Gantz, «non è pronto a una tregua».
E mentre i razzi di Hamas vengono intercettati dallo scudo Iron Dome (secondo l’esercito l’85%), Israele accusa Hamas di avere annidato i propri quartieri generali nel mezzo dei centri abitati, dove si trova gran parte dei 500 obiettivi militari colpiti negli ultimi due giorni, tra cui un palazzo di dieci piani che sarebbe stato sede dell’«intelligence» del movimento.
E più esplosiva — e per il governo di Netanyahu più difficile da gestire dei razzi di Hamas, secondo l’analista americano Jonathan Schanzer su Twitter — è la situazione delle città israeliane dove la popolazione è mista e la convivenza più stretta, come Bat Yam e il villaggio di Lod dove da ieri è stato dichiarato lo stato di emergenza con centinaia di arresti. Da due notti i residenti arabi attaccano quelli che possono riconoscere come ebrei e martedì notte hanno dato fuoco a una sinagoga. Parla di «pogrom» l’ex presidente del Parlamento israeliano Reuven Rivlin, che con la stessa parola aveva condannato gli estremisti ebrei in passato. Ora è indignato con i deputati arabi: «Il loro silenzio è inaccettabile quanto il sostegno al terrorismo e ai disordini». Ayman Odeh, alla guida della formazione araba più grande, invita a «continuare le proteste senza danni a persone e proprietà».
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Sempre a Lod, martedì, un uomo armato ha sparato contro una folla di arabi, uccidendo il trentatreenne Musa Hassuna: il suo arresto ha aizzato i ministri di Netanyahu. I disordini si sono estesi ad Acri, la fortezza sulla costa a nord, a Ramle e a Jaffa che fa parte della municipalità di Tel Aviv. Lo stato di emergenza permette al capo della polizia di imporre il coprifuoco per domare quella che Netanyahu definisce «anarchia»: «Dobbiamo proteggere la nazione dai nemici all’esterno e dai rivoltosi all’interno».
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