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HAMAS SAREBBE PRONTO A UNA TREGUA DI CINQUE ANNI IN CAMBIO DEL RILASCIO DEGLI ULTIMI 59 PRIGIONIERI ISRAELIANI (TRA LORO SOLO 23 SAREBBERO IN VITA) – I JIHADISTI SAREBBERO DISPOSTI A RINUNCIARE AL DOMINIO SUI 363 CHILOMETRI QUADRATI DEVASTATI DAI BOMBARDAMENTI ISRAELIANI E AVREBBERO CHIESTO IL RITIRO TOTALE DELLE TRUPPE DELLO STATO EBRAICO – PER I MINISTRI PIÙ FANATICI NEL GOVERNO ISRAELIANO NON E' ABBASTANZA. SECONDO BEZALEL SMOTRICH, LEADER DEI COLONI, LA LIBERAZIONE DEI RAPITI “NON È L’OBIETTIVO PIÙ IMPORTANTE DELL’OFFENSIVA”, MA...
Estratto dell’articolo di Davide Frattini per il “Corriere della Sera”
I 900 mila pasti che le Nazioni Unite distribuivano ogni giorno rischiano di svanire come la speranza di ottenerne uno, le pentole di ferro che i palestinesi si portano in fila per ore restano vuote. […] I valichi sono chiusi per decisione del governo israeliano, gli aiuti umanitari non entrano e la miseria non esce.
I capi di Hamas sembrano cercare una tregua che fermi l’attacco militare deciso dopo i massacri del 7 ottobre 2023, quando i terroristi palestinesi hanno ucciso 1200 israeliani. Sarebbero pronti a un cessate il fuoco di cinque anni in cambio del rilascio degli ultimi prigionieri israeliani che ancora tengono, sono 59, tra loro solo 23 sarebbero in vita.
«Tutti liberi, adesso» è lo slogan che i manifestanti ripetono da mesi nelle strade di Tel Aviv e delle altre città.
Allo stesso tempo i jihadisti chiedono il ritiro totale delle truppe israeliane e tralasciano di promettere il disarmo, com’è preteso dal premier Benjamin Netanyahu ma pure da Abu Mazen. Il presidente palestinese ha insultato i fondamentalisti chiamandoli «figli di cani», li ha incitati a farla finita, a cedere e chiudere questi 568 giorni di guerra, i palestinesi uccisi sono oltre 50 mila, 49 nelle ultime 24 ore.
L’organizzazione che si è presa Gaza dal raìs con un golpe nel 2007 sarebbe pronta — secondo l’emittente Al Arabiya — «a ritirare i suoi combattenti» e a rinunciare al dominio sui 363 chilometri quadrati devastati dai bombardamenti. Per i ministri più fanatici nel governo israeliano non sarebbe abbastanza. Bezalel Smotrich, anche leader dei coloni, ha chiarito che la liberazione dei rapiti «non è l’obiettivo più importante dell’offensiva».
Per lui e gli altri messianici nella coalizione il conflitto rappresenta un’occasione per riscattare il trauma del 2005, quando Ariel Sharon aveva ordinato l’evacuazione delle colonie. Adesso Smotrich e i compari di ideologia sperano di poterle ricostruire, di prendere il controllo su tutta la Striscia.
DONALD TRUMP TRA LE MACERIE DI GAZA - IMMAGINE CREATA DALL INTELLIGENZA ARTIFICIALE
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COME DONALD TRUMP VUOLE TRASFORMARE GAZA
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video su gaza strip in trip creato con ai - donald trump
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abu mazen
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