Hellbound 3
Un futuro distopico in cui il divario tra ricchi e poveri è un abisso, e solo ai primi è concesso il privilegio dell'età moderna: nascondersi alla spettacolarizzazione, sottarsi alla condivisione, sparire. E assistere allo sterminio delle masse nascosti dietro a una maschera. Non è Squid Game, ma con il fenomeno della Corea del Sud condivide molti elementi, oltre alla comune matrice geografica: lanciata da Netflix due settimane fa, la serie in sei episodi Hellbound del coreano Yeon Sang-ho si candida a degno, ultraviolento erede delle tutine rosa di Hwang Dong-hyuk.
Hellbound
Al centro delle puntate, che con 67.520 ore di visione in due settimane hanno scavalcato nella classifica globale di Netflix anche Squid Game, c'è un mistero che sta facendo impazzire il mondo: tre creature soprannaturali, fatte di fuoco e fumo, sono arrivate sulla terra per compiere sanguinarie esecuzioni capitali. La loro origine, secondo il guru e influencer Jung Jinsu, capo della setta La Nuova Verità, non sarebbe diabolica ma divina: le creature esprimerebbero infatti la volontà di Dio, punendo i peccatori per le loro azioni.
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LE PUNIZIONI La brutalità delle punizioni inflitte a chi devia dalla retta via letteralmente carbonizzato dalle mani degli arcangeli mette in allarme chi, come l'avvocatessa Min Hyejin, non crede al valore mistico delle apparizioni. È l'inizio di un'irrazionale guerra civile, sostenuta da un'organizzazione para-religiosa che fa leva, tra violenza e fanatismo, sulle paure della gente, portando l'umanità sull'orlo del collasso.
Alla regia c'è Yeon Sang-ho, regista dello zombi horror Treno per Busan, uscito nel 2016 e molto apprezzato anche dal regista Oscar per Parasite Bong Joon-ho, mentre la sceneggiatura è tratta dal fumetto del 2019 The Hell, scritto dallo stesso regista e disegnato dalla fumettista Choi Gyu-seok, appena tradotto in lingua inglese dalla stessa casa editrice di Hellboy e The Umbrella Academy.
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Come in Squid Game, anche in Hellbound esiste un pubblico di privilegiati che assiste al massacro coperto da maschere, qui bianche e neutre, ma nella serie di Yeon Sang-ho la surrealtà cruenta cede il passo a un horror più classico, con mostri in grafica digitale gli Esecutori dell'Inferno accanto ai mostri, molto più umani, incarnati dai falsi profeti.
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IL CAST Doppiato in francese, spagnolo, inglese e tedesco (ma visibile, come Squid Game, con sottotitoli in italiano), anche Hellbound dà il massimo se visto in coreano, per godere della qualità delle interpretazioni dei suoi attori, tra cui Yoo Ah-in, già visto in Alive e qui nei panni del leader religioso Jung, Kim Hyun-joo, volto popolarissimo dei telefilm coreani che interpreta la coraggiosa avvocatessa Min, e Lee Re, presente anche in Peninsula, sequel di Treno per Busan.
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Dopo essere stata presentata al 46° Toronto International Film Festival, la serie ha conquistato gli Stati Uniti e si avvia a dominare anche in Europa, entrando questa settimana nella classifica delle dieci serie Netflix più viste in Italia (in vetta c'è sempre Strappare lungo i bordi di Zerocalcare).
I RIFERIMENTI Costruita, come Squid Game, con un sapiente uso della suspense ed episodi di durate diverse, la serie non esaurisce tutti i suoi misteri con l'ultima puntata. E già promette di tornare con nuove stagioni: «Hellbound è come giocare nel metaverso, il suo genere di riferimento non è l'horror classico ma l'orrore cosmico alla H.P.Lovecraft» ha detto il regista «il cui obiettivo principale non è rivelare la natura dell'orrore, ma interrogarsi su cosa sia e cosa non sia umano. In questo senso, la serie non darà molte spiegazioni: bisognerà rimanere immersi nell'orrore ancora per qualche stagione prima di capire».
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