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"I FRATELLI RAMPONI QUANDO SONO ARRIVATI IN CARCERE AVEVANO L'ASPETTO DI DUE SELVAGGI" - COSÌ VENGONO DESCRITTI FRANCO E DINO CHE, INSIEME ALLA LORO SORELLA MARIA LUISA (CHE È IN OSPEDALE), HANNO FATTO SALTARE IN ARIA IL LORO CASOLARE, UCCIDENDO TRE CARABINIERI. I RAMPONI AVEVANO RIEMPITO LA CASA DI GAS PER EVITARE LO SFRATTO - DURANTE IL BLITZ DEI MILITARI, MARIA LUISA URLAVA: "VI AMMAZZO TUTTI, MERDE" E DINO: "CI STANNO ATTACCANDO". A QUEL PUNTO, LA DONNA HA APERTO LE BOMBOLE DI GAS E LANCIATO LA MOLOTOV, INNESCANDO LA DETONAZIONE...
I DUE FRATELLI RAMPONI IN CELLE SEPARATE: «TESI E PREOCCUPATI. QUANDO SONO ARRIVATI AVEVANO L'ASPETTO DI DUE SELVAGGI»
Estratto dell’articolo di Angiola Petronio per www.corriere.it
Chi li ha visti, appena arrivati alla casa circondariale di Montorio, dice che «sembravano, nell’aspetto, due selvaggi». Franco e Dino Ramponi. Due anni di differenza, fratelli non solo di sangue. Orfani di quella Maria Luisa che «gli faceva cambiare l’umore» e che rimane intubata nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Borgo Trento. Franco e Dino, catapultati da un mondo in cui esistevano solo loro tre e le vacche.
Loro, che lavoravano di notte pur di non avere a che fare con nessuno e che se incrociavano qualcuno si voltavano dall’altra parte. E che dopo l’esplosione di lunedì notte sono entrati in quel mondo fatto di assoluta «condivisione» che è il carcere. Hanno avuto l’accoglienza di qualsiasi altro nuovo detenuto, Franco e Dino. Messi, al loro ingresso, in quella sezione «infermeria» da cui poi si viene traghettati nei vari bracci.
Sezione «infermeria» dove le celle sono da due. Ma non sono stati messi insieme, Franco e Dino. Su di loro pende quel «divieto d’incontro» che viene usato per evitare che possano scambiarsi ricostruzioni o quant’altro sia relativo alle indagini. Due celle separate, per Franco e Dino che con Maria Luisa sono sempre stati un unico ganglio. A chi li ha visti sono apparsi «tesi e preoccupati».
[...] Nessuno ha mai capito come facessero a campare, che si cibavano del latte di quelle vacche e della verdura che coltivavano. Che si vestivano in maniera raffazzonata, incuranti di un mondo che avevano non solo deciso di ignorare, ma anche di escludere. Loro, abituati a vivere di notte e a dormire di giorno. A stare all’aperto. Costretti, adesso, a relazionarsi con altri. A rispettare orari. A rimanere ingabbiati. Ognuno dei due con un compagno di cella.
E sono stati proprio gli altri detenuti ad aiutarli. Li hanno accolti, gli hanno spiegato quelle che sono le «regole» di un mondo altrettanto avulso come il loro da quello reale. Gli hanno dato le prime cose per lavarsi e ripulirsi.
«Una povertà socio-culturale impressionante», le parole di chi in quel carcere li ha incontrati. Franco e Dino. Il primo, si dice, a fare quello che fa un fratello maggiore. A tentare di proteggere il più piccolo, Dino, che fra i tre è sempre stato ritenuto il più «saugo». Il meno intelligente. Quello che andava a scuola con i capelli che suo padre gli tagliava con la scodella. Che veniva preso in giro dai compagni. Che alle scelte di Franco e Maria Luisa s è sempre adeguato. Il primo ad arrendersi ai carabinieri. E anche il primo per il quale le porte di Montorio si sono aperte. [...]
IL PIANO DEI FRATELLI RAMPONI E L'ESPLOSIONE A CASTEL D'AZZANO: «DINO URLAVA: CI STANNO ATTACCANDO. HANNO TRASFORMATO LA LORO CASA IN UNA BOMBA»
Estratto dell’articolo di Beatrice Branca per www.corriere.it
«Siamo disposti ad andare all’inferno, pur di non cedere la nostra azienda agricola». Lo avevano detto lo scorso novembre i fratelli Ramponi Maria Luisa, Dino e Franco quando il custode giudiziario Gianpietro Bonini voleva accedere nella loro abitazione. Lei, alla vista dei carabinieri, aveva inoltre aggiunto che avrebbe «dato fuoco a tutto e alcuni militari moriranno con noi».
Frasi che, col senno di poi, sono state considerate «una fatale previsione» nell’ordinanza della misura di custodia cautelare in carcere, firmata venerdì dalla giudice per le indagini preliminari Carola Musio che ha anche convalidato l’arresto per tutti e tre. Dino e Franco rimarranno quindi nella Casa circondariale di Montorio dove li raggiungerà anche Maria Luisa non appena verrà dimessa dall’ospedale di Borgo Trento.
maria luisa ramponi tra le macerie
I tre, indagati per strage, resistenza a pubblico ufficiale e detenzione di esplosivo, avevano più volte ribadito che quel casolare senza luce, acqua corrente e gas dove vivevano tutti e tre sarebbe esplosa. Lo avevano ripetuto quando un assistente sociale aveva provato lo scorso gennaio ad avvicinarsi. In quell’occasione Maria Luisa aveva però avvistato dal balcone la gazzella dei carabinieri e aveva subito chiamato il suo avvocato dicendo «se la pattuglia non va via salta in aria tutto». [...]
Stando al capo d’imputazione preparato nei giorni scorsi dal sostituto procuratore Silvia Facciotti, titolare dell’inchiesta, Dino e Franco avrebbero aiutato la sorella a «saturare l’ambiente di gas con l’apertura delle bombole e a cospargerlo di benzina per evitare che le squadre di polizia interforze entrassero nell’abitazione per lo sgombero coatto dell’immobile».
LUCA ZAIA SERGIO MATTARELLA AI FUNERALI DEI CARABINIERI UCCISI DAI FRATELLI RAMPONI
Nel frattempo le forze dell’ordine avevano circondato il casolare alle 3 di notte di martedì per metterlo in sicurezza. E in quel momento i due fratelli sono stati visti uscire dall’abitazione e mentre scappavano nei campi Dino avrebbe dato l’allarme alla sorella, urlando «ci stanno attaccando», permettendo così a Maria Luisa di attuare quello che nell’ordinanza la giudice definisce «il piano criminoso». [...]
Nel frattempo altri militari dell’Arma hanno sfondato le serrande del piano terra, barricate dai fratelli Ramponi con barre di ferro e tavole di legno. Una volta saliti al primo piano le loro bodycam hanno ripreso la testa di Maria Luisa sbucare dietro due bombole a gas aperte. Lei urlava: «Vi ammazzo tutti, bastardi, mer...».
FUNERALI DI STATO DEI CARABINIERI UCCISI DAI FRATELLI RAMPONI
In mano aveva l’accendino e il pollice pronto a schiacciare quel pulsante che avrebbe dato il via alla strage. «Ferma, resta ferma! Butta giù e metti le mani in alto» sono state le ultime parole che sono riusciti a dire gli operanti prima dell’esplosione che li ha scaraventati nel piano di sotto. Uno dei carabinieri si è sentito persino piovere addosso la benzina.
Chi era rimasto fuori si è precipitato a tirare fuori dalle macerie i propri colleghi e Maria Luisa che nel frattempo urlava: «Avete visto cosa avete fatto alla mia casa? Ve lo avevo detto che sarebbe accaduto» e ancora «ora siete felici che avete la mia casa, vi ho fatto esplodere, vi ho ammazzato». [...]
GIORGIA MELONI AI FUNERALI DEI CARABINIERI UCCISI DAI FRATELLI RAMPONI
Franco Maria Luisa DINO RAMPONI
FUNERALI DI STATO DEI CARABINIERI UCCISI DAI FRATELLI RAMPONI
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