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“IL CANCRO È UN’ESPERIENZA CHE INTIMORISCE E A TRATTI SPAVENTA” – RE CARLO PARLA PER LA PRIMA VOLTA A CUORE APERTO DELLA MALATTIA CHE GLI È STATA DIAGNOSTICATA UN ANNO FA: NESSUN AGGIORNAMENTO SUL DECORSO DELLE CURE, MA UNA RIFLESSIONE DA CONDIVIDERE CON CHI COME LUI STA AFFRONTANDO LO STESSO PERCORSO – “POSSO TESTIMONIARE CHE QUESTA ESPERIENZA PUÒ ANCHE METTERE A FUOCO CON CHIAREZZA IL MEGLIO DELL'UMANITÀ. I MOMENTI PIÙ OSCURI POSSANO ESSERE ILLUMINATI DA UNA MAGGIORE COMPASSIONE E…”
Il cancro «è un'esperienza che intimorisce e a tratti spaventa», ma apre anche a una visione «più chiara» della vita e delle sue priorità, ed è «una malattia i cui momenti più oscuri possono essere illuminati da una maggiore compassione». Così re Carlo, alle prese in prima persona dall'anno scorso con una diagnosi di cancro di natura imprecisata, in un messaggio pubblico a cuore aperto - mai così esplicito sulla salute da parte di un sovrano britannico - ha deciso di condividere la sua esperienza con altri pazienti ricevendo a Buckingham Palace associazioni caritative impegnate nella ricerca e nell'assistenza oncologica.
[…] Nel testo il monarca britannico - tuttora sottoposto a cure anti-tumorali […] non fornisce indicazioni sull'andamento della sua malattia: il cui decorso i medici di corte hanno ribadito un mese fa essere avviato lungo un percorso «positivo» malgrado gli effetti collaterali di una sessione di terapie che a fine marzo lo hanno costretto a qualche ora di ricovero «cautelare» in clinica. Si sofferma tuttavia in modo inusualmente diretto sull'esperienza personale […]
Un'esperienza «intimorente e a tratti spaventosa» per chi si ammala come per i loro cari, riconosce sul filo di un racconto che indirettamente richiama anche la vicenda parallela in casa Windsor della principessa Kate, consorte del suo primogenito ed erede al trono William, pure colpita da un cancro l'anno scorso e dichiarata da parte sua in «remissione» dopo una pesante chemioterapia durata mesi. Ma notando come «i momenti più oscuri possano essere illuminati da una maggiore compassione».
Di qui l'incoraggiamento: «Essendo parte ora io stesso di questa statistica, posso testimoniare che questa esperienza può anche mettere a fuoco con chiarezza il meglio dell'umanità». Carlo III non manca quindi di elogiare il senso «di comunità» di coloro che aiutano i malati, «dall'infermiera specialista che spiega con tatto» ciò che sta succedendo, «ai volontari che tendono una mano negli hospice» ai pazienti terminali, fino «ai gruppi di supporto che condividono le esperienze» di cura o guarigione. E conclude: «Per quanto il percorso di ciascun paziente possa essere diverso, insieme voi assicurate che una diagnosi di cancro non deve mai significare ritrovarsi ad affrontare il futuro senza speranza e senza sostegno».
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