DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
Simone Di Meo per Dagospia
L'arrivo (affatto agevole) di Pietro Spirito alla guida del porto di Napoli, dopo tre anni e mezzo di commissariamento, ha avuto l'effetto di un defibrillatore su un infartuato.
Non è detto che il malato si riprenda. Il primo problema da risolvere è il fascicolo d'inchiesta dell'Antitrust Ue sui 144 milioni di presunti finanziamenti a privati. La storia – già raccontata da Dagospia nelle scorse settimane – potrebbe mandare in bancarotta l'Autorità se venisse accertata la condotta di illeciti aiuti di Stato a sette aziende riconducibili alla holding di Gianluigi Aponte e alla società «Cantieri del Mediterraneo».
E, proprio quest'ultima, sarebbe al centro di una clamorosa e segretissima trattativa con il magnate sorrentino-svizzero che, rilevandola, diventerebbe di fatto il dominus assoluto dello scalo. I vertici di «CaMed» smentiscono categoricamente la compravendita, ma è un fatto che il gruppo Aponte abbia ormai acquisito una eccezionale rilevanza – i detrattori parlano di posizione dominante nei settori dei container, del cabotaggio nazionale e locale, nelle crociere, nelle riparazioni navali, nella terminalistica – nella struttura. Una leadership che il Comandante intende incrementare.
Nella prima uscita pubblica, Spirito si è lasciato andare a roboanti promesse di trasparenza e legalità. Se dunque vorrà mantenere la parola data («Il vento è cambiato») dovrà intervenire sui mancati pagamenti per le concessioni – avrà il coraggio di ritirarle come prevede la legge? – e sui conflitti d'interesse che vedono coesistere, in alcuni casi, controllori e controllati sotto lo stesso tetto o dentro la stessa persona.
Spirito dovrà poi bandire una nuova gara pubblica per l'affidamento dei moli rimasti liberi, dopo che la precedente è stata annullata per l'inchiesta della Procura di Napoli, e per la sistemazione dei bacini galleggianti.
Tema assai sensibile, questo, considerato che dovrebbe essere disciplinato dalla delibera sul riordinamento della cantieristica del 2001 ma che, invece, è a traccia libera. Ognuno fa un po' come gli pare come dimostrato dall'installazione di un bacino galleggiante ad opera de «La Nuova Meccanica Navale», azienda che fa capo – appunto – a Gianluigi Aponte.
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