vincent bollore vivendi

IMPERDIBILE RITRATTONE DI VINCENT BOLLORÉ NELL’ARTICOLO DI “LE NOUVELLE OBSERVATEUR”: “FORSE NON È CAPACE DI COSTRUIRE UNA CARRIERA POLITICA, MA È CAPACE DI DISTRUGGERNE UNA” – GLI INCONTRI CON I LEADER DI DESTRA CHE GLI BACIANO LA PANTOFOLA, L’IMPERO MEDIATICO MESSO AL SERVIZIO DELLE SUE OSSESSIONI CATTOLICHE E IDENTITARIE - UFFICIALMENTE IN PENSIONE, LIMITA LE SUE APPARIZIONI MA NON I SUOI SFORZI PER CONTRIBUIRE ALLA VITTORIA DELLE DESTRE NEL 2027 – LA SVOLTA FILO-RUSSA CHE L’HA ALLONTANATO DA MACRON, L’AMICIZIA CON BERNARD ARNAULT – BOLLORE’ NON HA NÉ AUTISTA NÉ GUARDIA DEL CORPO: FISSA DA SOLO I SUOI APPUNTAMENTI RISERVATI, SENZA SEGRETARIA, E NESSUNO SVOLGE PER LUI IL RUOLO DI CAPO DI GABINETTO – E’ STATO UN SEDUTTORE INCALLITO: TRENT’ANNI FA, HA LASCIATO LA MADRE DEI SUOI QUATTRO FIGLI PER VIVERE CON LA SORELLA DI QUEST’ULTIMA…

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

Clément Lacombe e Camille Vigogne Le Coat per Le Nouvelle Observateur - 10 luglio 2025

 

emmanuel macron vincent bollore

Jordan Bardella è entrato nell’hotel dal cancello su boulevard de Montmorency, all’estremità del 16° arrondissement di Parigi. I passanti non possono non notare la bandiera bretone, ornata da due cuori vandeani, fieramente issata sulla facciata dell’edificio in pietra. È qui che il miliardario Vincent Bolloré ha installato i suoi uffici, dopo aver fatto alzare i cancelli e installare telecamere di sorveglianza.

 

Dalla sua finestra, a volte può osservare il suo amico Nicolas Sarkozy, che abita poco lontano, mentre fa jogging. La sua casa si trova dall’altra parte del giardino, a Villa Montmorency, un’enclave privata per miliardari dove i suoi vicini si chiamano Arnaud Lagardère o Laurent Dassault.

VINCENT BOLLORE

 

“Volevo raccontarvi perché ho scritto questo libro”, inizia Bardella, nel salotto-biblioteca al piano terra. Di fronte al presidente del Rassemblement National, in quel giorno di primavera del 2024, Vincent Bolloré si mostra interessato. È stato lui a volere pubblicare il primo libro del probabile candidato di estrema destra alle elezioni presidenziali del 2027, in una delle case editrici che ha appena acquistato, Fayard.

 

Qualche mese dopo, l’imprenditore bretone approverà personalmente il piano di comunicazione XXL che accompagnerà l’uscita in libreria di Quello che cerco, contribuendo al suo enorme successo (204.544 copie vendute fino ad oggi). Alla sua uscita, il presidente del RN non ha dimenticato di inviargli una copia autografata. Sa bene cosa rappresenta l’industriale, tra le 10 più grandi fortune francesi. Non ignora che la destra e una buona parte del governo si affrettano a casa sua, sperando di ottenere una copertura mediatica favorevole sulle reti del suo gruppo.

VINCENT BOLLORE

 

In questa strada tranquilla, a inizio giugno si è visto Éric Ciotti uscire dall’hôtel particulier per raggiungere la sua Mégane con autista. Un anno prima, il presidente dei Républicains di allora era già venuto a cercare il sostegno di Vincent Bolloré, all’indomani dello scioglimento del 2024, come aveva raccontato Le Monde, poco prima di annunciare clamorosamente il suo sostegno a Marine Le Pen. Ma non è l’unico a varcare quella porta.

 

I ministri Gérald Darmanin e Sébastien Lecornu fanno visita almeno una volta all’anno all’uomo d’affari, così come il leader dei Républicains all’Assemblea, Laurent Wauquiez, e le figure dell’estrema destra Éric Zemmour e Sarah Knafo.

 

39 vincent bollore

«Forse non è capace di costruire una carriera politica, ma è capace di distruggerne una», giudica in privato la ministra delegata Aurore Bergé, che anche lei ha varcato il cancello di boulevard de Montmorency.

 

A destra e all’estrema destra, il patron reazionario è un mito, un padrino di cui si cercano le buone grazie, insieme a quelle del suo impero mediatico: CNews, Europe 1, Le Journal du Dimanche e le JDD News, e ora anche il gruppo editoriale Hachette (Fayard, Grasset, Stock…). Bruno Retailleau — che condivide con lui la fede e il conservatorismo — non ha esitato a invitarlo a pranzo al Ministero dell’Interno, in piena campagna interna per la presidenza dei Républicains.

 

Edouard Philippe, al contrario, è stato investito da una tempesta di 48 ore sulle reti del gruppo dopo aver osato affermare pubblicamente che il Paese non può fare a meno dell’immigrazione. Si è mai visto un miliardario così potente? Vincent Bolloré non si limita a possedere i media, ne controlla anche la linea editoriale nei minimi dettagli. «Legge tutto, ascolta tutto, può commentare il palinsesto di Europe 1 alle sei del mattino nel weekend», conferma Arnaud Lagardère nei suoi uffici in rue de Presbourg, il cui gruppo è ormai passato sotto il controllo del miliardario bretone.

VINCENT BOLLORE CON UNA SUORA

 

Seduttore e casalingo, devoto e provocatore, fedele e rancoroso… Bolloré resta un mistero, anche per chi lo frequenta da mezzo secolo. Dopo aver passato quattro decenni a costruire un impero, dalla Bretagna al Togo passando per Parigi, dalla carta alla logistica fino ai media, l’ex presidente di Vivendi, oggi 73enne, si interessa ormai solo a due cose: Cristo e la salvezza della Francia.

 

Vorrebbe “ricristianizzare” il Paese, per evitarne il declino e l’islamizzazione, le sue due ossessioni. A un vecchio conoscente davanti al quale ha espresso la sua paura per una “grande sostituzione”, ha detto: «Tra trent’anni, la Francia non sarà più la Francia che ho conosciuto e che amo. E questo, non posso accettarlo».

COPERTINA DI PARIS MATCH CON ERIC ZEMMOUR

 

Per salvare il Paese della sua infanzia, Vincent Bolloré cerca un candidato provvidenziale, con lo sguardo rivolto alle prossime elezioni presidenziali. «La sua angoscia è che non emerga nessuno nel 2027. O peggio, che ci siano quattro o cinque nomi a destra», sospira un suo intimo.

 

Per evitare l’affollamento, l’uomo d’affari si impegna a far dialogare la destra e l’estrema destra. Il 24 giugno, i suoi media hanno organizzato una grande serata al Casino de Paris, pomposamente chiamata “Il Vertice delle Libertà”, in collaborazione per l’occasione con un altro miliardario conservatore, Pierre-Edouard Stérin. L’occasione per far dialogare Jordan Bardella, Éric Ciotti, Sarah Knafo e Nicolas Dupont-Aignan. Marine Le Pen, invece, brilla per la sua assenza.

 

«Vincent Bolloré deve capire che non sono i padroni della stampa a scegliere i presidenti della Repubblica!», aveva dichiarato nel 2021. Quattro anni dopo, il proprietario di Vivendi considera ancora la figlia di Jean-Marie Le Pen come un pericolo per l’economia, quasi “una di sinistra”, si sente dire. Il che non gli ha impedito di mettere il suo gruppo al servizio del partito di estrema destra nelle ultime elezioni legislative.

VINCENT BOLLORE GIOVANE

 

Anche il miliardario ha disertato quel grande raduno dell’estrema destra. Aveva qualcosa di più importante quella sera: una messa in onore dei trent’anni di sacerdozio di un prete, Guillaume Seguin. In abito grigio e camicia azzurra, ha parcheggiato la sua Mercedes C 400 davanti alla chiesa di Notre-Dame-de-l’Assomption de Passy, nel 16° arrondissement di Parigi.

 

Per un’ora e mezza, i presenti hanno intonato canti in latino e pregato in ginocchio durante l’eucaristia, come si faceva sessant’anni fa, prima del Concilio Vaticano II. Nella chiesa, il settantenne ha ascoltato don Seguin parlare del “compimento della salvezza” e ironizzare sulla politica “inclusiva” della Chiesa. Il sacerdote ha parlato anche della “luce” trovata nelle “tenebre” degli ultimi anni. Un riferimento alle “misure restrittive” prese contro di lui dalla diocesi di Parigi per cinque anni, fino a ottobre prossimo — divieto di confessione e accompagnamento spirituale —, dopo due accuse di violenze sessuali durante confessioni (l’abbé le ha sempre contestate e non ha risposto a Le Nouvel Obs). Sanzioni che non hanno intaccato la sua vicinanza con Vincent Bolloré.

VINCENT BOLLORE GIOVANE 2

 

La fede del bretone si fa ogni giorno più fervente, con il peso degli anni e di una salute diventata fragile. La religione cattolica è da sempre al centro della vita dei Bolloré, una famiglia la cui massima è: “In ginocchio davanti a Dio, in piedi davanti agli uomini”. È risaputo che una cappella è nascosta all’interno del loro maniero di Ergué-Gabéric, nel Finistère. Con i suoi amici, capita che Vincent Bolloré parli della “Legenda Aurea”, un’opera del XIII secolo dedicata alla storia dei santi. Oppure evochi ciò che potrà dire a Dio, il giorno del Giudizio Universale.

 

La religione è utile anche per questo seduttore incallito che, trent’anni fa, ha lasciato la madre dei suoi quattro figli per vivere con la sorella di quest’ultima. «Sono molto devoto, perché ho molte cose da farmi perdonare», diceva talvolta sorridendo colui che ha trovato nella confessione uno strumento su misura. Nel suo entourage, nessuno si azzarda più a ricordare quella frase davanti a chi detesta più di ogni altra cosa la blasfemia. «Vincent è ormai cattolico all’estremo», giudica uno di loro. «È diventato mistico».

 

vincent bollore emmanuel macron

I suoi interlocutori non sussultano più quando lo sentono parlare di angeli, del diavolo, delle “FDB” (forze del bene) o delle “FDM” (forze del male).

 

In quest’ultima categoria rientrano per lui la sinistra, la stampa, la giustizia, i sostenitori dell’eutanasia attiva…Ha preso l’abitudine di respingere le critiche con un gesto della mano, o di riderne, come quando amici di un tempo gli dicono che Le JDD è ormai “illeggibile” (l’ex ministro Dominique Bussereau), o che è “diventato Satana per la sinistra” (l’ex sindaco di Quimper Bernard Poignant).

 

«Un’opera è buona solo se suscita l’opposizione del diavolo», afferma talvolta, questa volta senza scherzare, colui che se ne infischia della propria reputazione. Agli amici di un tempo, Vincent Bolloré preferisce ormai la compagnia di uomini in talare: don Seguin, dunque, ma anche don Grimaud, l’altro ecclesiastico della sua crociata sacra. Ufficialmente in pensione dalla diocesi di Parigi, questo sostenitore di una Chiesa tradizionale è diventato il principale gestore delle opere di carità di Bolloré.

YANNICK E VINCENT BOLLORE

 

È a quest’uomo autoritario che il miliardario ha affidato la gestione del Foyer Jean-Bosco, un magnifico rifugio di pace nascosto nel 16° arrondissement, acquistato circa quindici anni fa per ospitare — dopo un investimento di quasi 100 milioni di euro — la più visibile delle sue “opere buone”. In questo enorme edificio in pietra meulière, 180 studenti provenienti da buone famiglie cattoliche di provincia sono ospitati a basso costo conducendo una vita di preghiera, tra 7.000 metri quadrati di giardino, uno stagno e dei conigli.

 

vincent bollore

La cappella, con panche in velluto rosso, è accessibile in ogni momento — anche di notte. Come in un monastero, don Grimaud regna sovrano, impone il silenzio assoluto nei corridoi e la comunione in ginocchio. Qui, Vincent Bolloré assiste più volte a settimana alla messa del mattino e a quella della domenica sera. «Ha scelto il suo clero», commenta con disapprovazione un membro del diocesi di Parigi, dove le manovre del miliardario sono guardate con impotenza.

 

Il più delle volte, Vincent Bolloré si reca da solo nella cappella, a pochi minuti in auto da casa sua. Del resto, raramente lascia il suo quartiere, anche quando pranza nella sua elegante brasserie con servizio parcheggio, dove ordina invariabilmente una bistecca con uovo al tegamino e una Coca Light, quando non decide di andare al ristorante cinese cinquanta metri più giù.

vincent bollore emmanuel macron

 

«È diventato come Howard Hughes», commenta talvolta, nei salotti parigini, il consigliere Alain Minc, che per anni lo ha accompagnato nei suoi affari finanziari prima di allontanarsene, sconvolto dalla sua deriva identitaria. Un riferimento al miliardario americano che finì la sua vita da recluso, interpretato da Leonardo DiCaprio nel film The Aviator.

 

A sorpresa di molti, l’uomo d’affari non ha né autista né guardia del corpo.

Bisogna credere a chi ci vede l’indipendenza di un “pirata”? O piuttosto agli altri, che sanno che “Vincent” non si fida che di sé stesso? Questo apostolo della discrezione fissa da solo i suoi appuntamenti riservati, senza segretaria, e nessuno svolge per lui il ruolo di capo di gabinetto. Il bretone non riceve più giornalisti esterni al suo gruppo da quasi dieci anni — la lettera manoscritta di tre pagine che Le Nouvel Obs gli ha indirizzato per incontrarlo è rimasta senza risposta, così come i messaggi lasciati ai suoi figli…

vincent bollore

 

I suoi rari visitatori tacciono per la maggior parte: «A Vincent non piacerebbe che si parlasse di lui. Non ci vedremo, per non deluderlo», declina il pubblicitario Jacques Séguéla, che dispone ancora di un ufficio presso Havas, una delle filiali del gruppo.

La sua vita si è come ristretta, ultimamente.

 

Bolloré non organizza più anteprime per i suoi vecchi amici al Mac-Mahon, il suo cinema sugli Champs-Élysées. Non partecipa più nemmeno alle riunioni del club Entreprises et Cités, quel cenacolo tanto segreto quanto influente che riunisce una manciata di grandi capitani d’industria. Il 13 giugno non si è recato alla chiesa di Saint-Germain-des-Prés per i funerali del giornalista Philippe Labro, quel vecchio amico che lo aveva aiutato a muovere i primi passi nel mondo dei media. «Troppa gente, troppi giornalisti», ha fatto sapere.

 

vincent bollore

Gli unici riti che ha conservato in questa nuova fase della sua vita sono i cesti regalo di prodotti bretoni inviati durante le festività alle vecchie conoscenze. Le sue uscite sono ormai riservate ai fedelissimi (decorazioni ai numeri uno e due di Canal+, Maxime Saada e Gérald-Brice Viret, quella del patron di Dassault, Éric Trappier…) e a motivi imprescindibili.

 

Vedere Bernard Arnault è uno di questi. Vincent Bolloré conosce e stima da sempre il presidente di LVMH e prima fortuna di Francia. La vendita di Paris Match da parte del bretone, finalizzata a ottobre, ha ancora avvicinato i due uomini, al punto che si sono concessi una gita in comune al Puy du Fou di Philippe de Villiers nell’agosto 2024. Arnault ammira il lato «delinquente degli affari» di questo imprenditore interventista che non si pone limiti.

 

vincent bollore

Bolloré, dal canto suo, conosce il peso dell’impero del lusso costruito dal patron di LVMH. «Non ci si mette contro un uomo che vale 150 miliardi», ripete in privato. Nel profondo, poi, ci sono sempre meno differenze tra i due, dato che Arnault è rimasto deluso da Emmanuel Macron. All’inizio di maggio, la coppia si è raccolta davanti alla tunica che Cristo avrebbe indossato prima della crocifissione, la Santa Tunica di Cristo, durante un’ostensione ad Argenteuil, dove era presente anche Nicolas Sarkozy.

 

Il sostegno di LVMH è stato determinante nel lancio del JDNews, il settimanale dalla linea violentemente reazionaria legato al JDD. Per garantirne il funzionamento, il gruppo di Dior e Louis Vuitton si è impegnato ad acquistare tutto l’anno diverse pagine pubblicitarie per ogni numero.

 

vincent bollore

Nulla sembra arrestare la love story del grande capitale: a fine giugno, i due grandi patron si sono incontrati di nuovo, a tu per tu, per un appuntamento discreto in cui si è parlato del destino de Le Parisien. Il bretone fa sapere da tempo in tutta Parigi di voler acquistare il giornale da un Bernard Arnault stanco di finanziare una nave che perde una trentina di milioni di euro all’anno. Un quotidiano popolare, proprio il tassello mancante nell’impero del gigante dei media...

 

Quale sarà la prossima offensiva di Vincent Bolloré, che non ama nulla quanto essere là dove nessuno lo aspetta? La sua promessa di ritirarsi nel 2022, anno del bicentenario del gruppo, ha fatto ridere a lungo i suoi collaboratori: il settantenne era arrivato al punto di installare un conto alla rovescia sul suo telefono e lo mostrava a chiunque dubitasse. Se è vero che ha ufficialmente posto i suoi figli, Yannick e Cyrille, a capo di Vivendi e del gruppo che porta il loro nome, Bolloré non ha lasciato loro che le insegne formali del potere.

alberto nagel vincent bollore

 

Tutto ciò che conta davvero passa ancora da lui: il controllo del gruppo Lagardère e dei suoi gioielli; la frammentazione di Vivendi in più società per meglio valorizzarle in Borsa; la vendita delle attività portuali e logistiche in Africa, tanto redditizie quanto complesse.

Il patriarca, che salvo sorprese dovrebbe essere presto processato per corruzione nella concessione del porto di Lomé in Togo (l’ordinanza di rinvio a giudizio, secondo fonti giudiziarie, è attesa entro la fine dell’anno voleva evitare ai suoi figli gli stessi guai).

 

È stato infine Vincent Bolloré a presiedere la trasformazione di un’azienda capitalista classica in una macchina da guerra culturale, sugli schermi e sui social, nella stampa, nella radio e nell’editoria. Tante piattaforme in cui le sue ossessioni vengono ripetute ininterrottamente in un circuito chiuso, alimentandosi le une con le altre.

Nel mondo Bolloré, i fatti spesso svaniscono davanti all’ideologia.

 

assemblea vivendi vincent bollore

A inizio luglio, i giornalisti di Europe 1 hanno scoperto con sorpresa che perfino l’ondata di caldo veniva trattata nei notiziari in chiave securitaria, con servizi sulle effrazioni nelle piscine e altri sulle aggressioni nei parchi aperti di sera. Nel bel mezzo dell’ondata di calore, Pascal Praud è intervenuto in conferenza di redazione per affermare, con stupore generale: «Il riscaldamento climatico non esiste».

 

«Vincent Bolloré è disposto a perdere soldi per pura ideologia… è raro nel capitalismo», spiega l’animatore Thierry Ardisson, licenziato da Canal+ proprio da Bolloré. Il metodo del falso pensionato si riassume in due parole: fedeltà e vicinanza. Ogni ramo è guidato da uomini che gli devono tutto, spesso ex numeri due o tre promossi a numeri uno.

VINCENT BOLLORE ARNAUD DE PUYFONTAINE

 

Fedelissimi tenuti al guinzaglio corto, contrariamente a quanto dichiarato da Bolloré nel 2024 all’Assemblea nazionale, durante una commissione parlamentare d’inchiesta, quando giurò di «non intervenire in nulla» nelle scelte editoriali del suo gruppo.

 

È un segreto, e gli interessati lo negano, ma secondo fonti concordanti, Bolloré riunisce ogni inizio settimana nei suoi uffici di boulevard de Montmorency i principali dirigenti dei suoi media (Serge Nedjar per CNews, Gérald-Brice Viret e Maxime Saada per Canal+, Geoffroy Lejeune per Le JDD, Louis de Raguenel per Europe 1 e le JDNews…), per discutere dei temi da affrontare. Il miliardario fa anche parte di un gruppo WhatsApp dove «ci si scambia idee, ci si sfida per trovare i titoli migliori», riconosce Geoffroy Lejeune. Il molto cattolico direttore del JDD rivendica questi scambi con un azionista «super disponibile, che ha idee e a volte informazioni che noi non abbiamo».

VINCENT BOLLORE

 

Il grande capo non ha esitato nemmeno a imporre la presenza di Aymeric Pourbaix, caporedattore del suo magazine ultra reazionario France Catholique, al JDNews e su CNews. Bolloré comunica infine senza intermediari le sue direttive alle sue star: Laurence Ferrari, Pascal Praud o Philippe de Villiers. E quando l’ex presidente del MPF, cui ha affidato una rubrica fissa ogni venerdì su CNews, moltiplica le dichiarazioni anti-aborto — «l’aborto di massa fa il paio con l’immigrazione di massa» — il bretone lo rassicura: «Finché ci sarò io, avrete la vostra libertà di parola».

 

vincent bollore

In questo sistema, la casa editrice Fayard svolge un ruolo centrale. Bolloré si affida lì a Nicolas Diat, editore del cardinale Robert Sarah e di Jordan Bardella, che è entrato nella sua cerchia ristretta e, più recentemente, in quella del presidente del RN, a cui questo ottimo conoscitore delle dinamiche vaticane, per esempio, ha organizzato il viaggio a Roma in occasione dei funerali di papa Francesco.

 

Il miliardario può contare anche su Lise Boëll, a capo della casa editrice dal 2024. Sotto la sua direzione, la sede di rue du Montparnasse è diventata il principale nastro di trasmissione di CNews, pubblicando i libri delle sue star: Philippe de Villiers, l’avvocato Gilles-William Goldnadel, la polemista di estrema destra Gabrielle Cluzel.

 

vincent bollore dal financial times

A volte, Vincent Bolloré le indirizza personalmente le sue direttive, come quella di offrire a Éric Ciotti un piano di comunicazione degno di un candidato presidenziale, con serata di lancio davanti al Tout-Paris e affissioni negli aeroporti (che gli appartengono anch’essi). Il miliardario le ha anche chiesto in persona di pubblicare il libro di Xenia Fedorova, Bannie.

 

L’ex direttrice del canale di propaganda russo RT France ora lavora sulla rete reazionaria CNews (così come il reporter di guerra filorusso Régis Le Sommier), dove utilizza l’espressione del Cremlino «operazione speciale» per parlare dell’invasione russa dell’Ucraina, quando non firma articoli sulle colonne del JDD. Una “sinergia” perfetta: la penna scelta per scrivere il libro di Fedorova è Raphaël Stainville, caporedattore del JDD.

 

VINCENT BOLLORE TARAK BEN AMMAR

Se finora l’Eliseo si era adattato alla xenofobia del gruppo — fino al punto da portare a Bruxelles, nel marzo 2024, un giornalista del JDD sull’aereo presidenziale — la svolta filorussa di Bolloré ha segnato un punto di rottura con Emmanuel Macron. A Rue du Faubourg-Saint-Honoré, i consiglieri hanno visto, nella prima pagina del Journal du Dimanche che denunciava «l’attrazione malefica per la guerra» del presidente, la mano personale di Bolloré, e cercano di comprenderne le ragioni. Convergenza tra i difensori dei «valori tradizionali»? O influenza di Nicolas Sarkozy?

 

Durante il seminario annuale del gruppo Lagardère, il 16 giugno al Racing Club, l’ex capo di Stato (membro del consiglio di amministrazione e amico sia di Vincent Bolloré che di Arnaud Lagardère) ha tenuto una conferenza di due ore davanti a un pubblico sbalordito, durante la quale ha sostenuto che il vero pericolo, sulla scena mondiale, fosse più il riarmo della Germania che l’espansionismo di Vladimir Putin.

 

vincent bollore

«I popoli non cambiano mai», ha affermato a proposito dei tedeschi. È lontano il tempo in cui Macron, sua moglie Brigitte e il “consigliere per la memoria” dell’Eliseo, Bruno Roger-Petit, credevano ancora nell’ipotesi di una riconciliazione, organizzando pranzi all’Eliseo sotto il patrocinio, ancora una volta, di Sarkozy. «Per fortuna ci sono io a tenerli a bada», diceva all’epoca in sostanza il bretone a proposito dei giornalisti del suo gruppo, di cui si vantava di contenere gli eccessi più zelanti.

 

«Macron è un cinico», continua oggi a ripetere. Non gli è piaciuto sentire, a marzo, il presidente affermare che «la Francia laica è la figlia naturale della Repubblica» davanti a una platea di massoni nella sede della Grande Loge de France.

 

vincent bollore vivendi

Chi sosterrà nel 2027? Sotto la sua spinta, Fayard sta incoraggiando Jordan Bardella a pubblicare un secondo libro, previsto per l’autunno, offrendo nel contempo a Bruno Retailleau una copertura mediatica da far invidia ai suoi concorrenti. «È una destra che ci toglie il senso di colpa per esserlo», commenta soddisfatto Arnaud Lagardère.

 

Ma come negli affari, dove da quarant’anni Bolloré fa l’opposto di ciò che aveva promesso, vendendo da un giorno all’altro ciò che diceva invendibile se ciò gli consente di uscirne più ricco, l’uomo è imprevedibile. «L’unica cosa certa è che sacrificherebbe Cristo pur di vincere la sua battaglia di civiltà», confida una delle figure della destra. Parole che alimenteranno le sue prossime confessioni.

vincent bollore al telefonocyrill vincent e yannick bollore