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IN AUTUNNO CADONO LE FOGLIE, A ROMA VENGONO GIU’ GLI ALBERI – UN PINO CROLLA SU UN TAXI NEL QUARTIERE PRATI, FERITO L’AUTISTA – NELLE ULTME 24 ORE SONO VENUTI GIU’ ALTRI 4 TRONCHI – LA MANUTENZIONE NON BASTA, L’ASSESSORA ALL’AMBIENTE: "SERVIREBBERO 110 MILIONI" – VIDEO
Lorenzo De Cicco per il Messaggero
A crollare non sono solo gli alberi traviati da anni di incuria e malagestione del verde pubblico capitolino. Nella Città eterna, crolla anche un mito. Quello dei «pini di Roma», che «la vita non li spezza...», cantava Venditti. Invece no, si spezzano anche loro. E con una frequenza che non può non impressionare e destare allarme. Ieri un tronco di venti metri si è abbattuto sopra un taxi vicino alla sede Rai di viale Mazzini. Il tassista è stato portato in ospedale in «codice rosso dinamico», poi per fortuna le sue condizioni sono migliorate.
Le due passeggere se la sono cavata con un grosso spavento, ma senza un graffio. Un miracolo a vedere quel groviglio di lamiere schiacciate e vetri in frantumi a cui era ridotta l'auto. Pensare che l'albero crollato era appena stato controllato dagli esperti del Dipartimento Ambiente del Campidoglio, che avevano sentenziato: «È tutto ok». Ora dovranno vedersela con un'indagine interna del Comune, perché evidentemente la pianta non era proprio in perfette condizioni, considerato il disastroso tonfo di ieri. Non è un caso isolato, solo nelle ultime 24 ore a Roma sono precipitati altri quattro giganteschi fusti: uno sulla via del Mare, altri due lungo la ferrovia Roma-Lido, un altro ancora è franato alla Balduina.
È la coda finale di un'agonia lenta e fino a qui inesorabile, proprio nella città con più ettari di verde d'Europa, dove almeno 10mila alberi su 330mila sono a rischio, solo a prendere le stime più prudenti. Per anni, più che sfalciare i rami secchi, è stato sforbiciato l'organico del Servizio Giardini: oggi sono meno di 200 addetti a prendersi cura di una vegetazione che si allunga su 44 milioni di metri quadri. La giunta di Virginia Raggi mesi fa ha annunciato l'ingaggio di 30 nuovi giardinieri. Una goccia nel mare, ma sarebbe già qualcosa. Andrebbe detto, però, che i mezzi a disposizione delle «mani di forbice» del Comune sono vecchi e mancano i pezzi di ricambio, perfino l'olio per le motoseghe, e infatti diversi dipendenti passano i turni giocando al Sudoku.
IL PANTANO Ma è il pantano vischioso della burocrazia romana, oltre alla cronica mancanza di fondi, a paralizzare la manutenzione del verde, terreno di caccia delle coop del Mondo di mezzo fino al 2014. Per l'assessore all'Ambiente, Pinuccia Montanari, servirebbero 110 milioni di euro, chiesti in larga parte al governo, anche perché nell'ultimo bilancio il Comune, di milioni, ne ha sborsati meno di 15. Ma non è solo questione di soldi.
Il problema è che non si riescono a fare le gare. Fino all'inchiesta su Buzzi e Carminati si procedeva con gli affidamenti diretti. Ora per la prima volta il Campidoglio ha bandito tre procedure europee. Ma due sono ancora lontane dall'assegnazione e se ne riparlerà, forse, nella primavera 2018. Sono partiti solo gli interventi di «monitoraggio» e di messa in sicurezza degli alberi più pericolosi (era un bando del 2015...), mentre per l'emergenza si sfornano mini-affidamenti sotto la soglia comunitaria.
A rallentare un iter già farraginoso di suo, ci si mettono anche gli errori grossolani dei dipendenti comunali. Basta leggere le carte degli appalti per vedere una sfilza di sviste clamorose: il titolo di un appalto inserito per errore in una procedura diversa, il verde «orizzontale» che per disattenzione diventa «verticale», funzionari nominati nei seggi di gara dove dovrebbero sedere solo dirigenti; in una commissione, già nominata e modificata diverse volte, due commissari oggi hanno lo stesso nome, per un copia-incolla di troppo. Ogni volta, bisogna riscrivere tutto e la procedura s'inceppa. Forse, prima degli alberi, bisognerebbe dare un taglio a certi pasticci.
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