IN ISLANDA COMANDANO LE FEMMINE - PER LA PRIMA VOLTA NELLA STORIA, I LEADER DEI PARTITI DI GOVERNO DEL PAESE SCANDINAVO SONO TUTTE DONNE, A PARTIRE DALLA NUOVA PREMIER KRISTRUN FROSTADOTTIR E DA THORGERDUR KATRIN GUNNARSDOTTIR, LA MINISTRA DEGLI ESTERI CHE GUIDA IL PARTITO DELLA RIFORMA, MA ANCHE LA PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, HALLA TOMASDOTTIR, MENTRE GLI UOMINI SONO QUASI TUTTI ALL'OPPOSIZIONE...

https://www.repubblica.it/esteri/2024/12/23/news/islanda_donne_governo_ingresso_ue-423903075/

Estratto dell'articolo di Daniele Castellani Perelli per “la Repubblica”

 

kristrun frostadottir

[...] L’Islanda si è messa alle spalle senza rimpianti i pochi mesi di mandato del leader conservatore Bjarni Benediktsson, a capo degli Indipendentisti, ed è tornata ad affidarsi a una donna di sinistra, come già era successo tra il 2017 e l’aprile scorso. Ma stavolta ci sono tre novità, e non da poco.

 

La prima è che il governo presentato sabato, figlio delle elezioni anticipate del 30 novembre, non è più una Grande coalizione, ma è composto da forze di centrosinistra: i socialdemocratici (primi con il 20,8%), i liberali del Partito della riforma (15,8%) e il Partito popolare (13,8%).

 

La seconda è che è un’alleanza tutta al femminile: i leader dei partiti di governo, per la prima volta, sono donne, a cominciare dalla nuova premier Kristrun Frostadottir [...] e dalla ministra degli Esteri Thorgerdur Katrin Gunnarsdottir, che guida il Partito della riforma.

thorgerdur katrin gunnarsdottir

 

A ciò si aggiunga che, sempre per la prima volta, sono donne sia la premier sia la presidente della Repubblica, Halla Tomasdottir. E che le ministre sono 7 su 11. Un regno al femminile, dove i maschi sono in minoranza, o all’opposizione. [...]

 

La terza novità è che tra le priorità di Frostadottir – insieme alla lotta all’inflazione – c’è un referendum sull’adesione all’Ue, da tenere entro il 2027. La 36enne neopremier – la più giovane di sempre – chiederà inoltre a un panel di esperti indipendenti di studiare i vantaggi e gli svantaggi dell’ingresso nell’euro. A conferma che Reykjavík fa sul serio.

 

halla tomasdottir

L’Islanda fa parte del mercato unico, di Schengen e dell’Associazione europea per il libero scambio (Efta), ma nel 2013 ha interrotto i negoziati con Bruxelles per l’adesione. Ora il 54% dei cittadini si dice favorevole all’ingresso, e il 74,2% vuole il referendum. Che cosa è cambiato? Per gli analisti le ragioni si trovano negli effetti disastrosi della crisi finanziaria del 2008 e nelle conseguenze della Brexit. L’inflazione fa paura, l’abbattimento delle barriere commerciali con l’Ue ingolosisce, e più in generale la prospettiva di entrare in un blocco protetto è rassicurante, in tempi globali incerti come questi.

 

kristrun frostadottir

Motivazioni simili stanno spostando lentamente gli umori in un altro Paese nordico non tradizionalmente europeista – anche in virtù della ricchezza garantita dal proprio petrolio – ovvero la Norvegia, che ha bocciato già due volte l’ingresso nell’Ue con i referendum del 1972 e del 1994. Ora però, come ha scritto il Financial Times , potrebbe riaprirsi il dibattito anche qui. [...]

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