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IN SPAGNA TREMA IL GOVERNO SANCHEZ! IL PARTITO DELL’INDIPENDENTISTA CATALANO PUIGDEMONT ROMPE IL PATTO CON I SOCIALISTI: “NON AIUTEREMO UN ESECUTIVO CHE NON AIUTA LA CATALOGNA” - LA DIREZIONE DI JUNTS VOTA LA REVOCA DELL’ACCORDO DEL 2023 CHE CONCESSE AL PREMIER LA RICONFERMA IN CAMBIO DELLA LEGGE DI AMNISTIA PER IL LEADER INDIPENDENTISTA E GLI ALTRI. LA DECISIONE ORA SARÀ SOTTOPOSTA AGLI ISCRITTI DEL PARTITO CATALANISTA. I SOCIALISTI: “SIAMO TRANQUILLI, TENDIAMO LA MANO…”

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Benedetta Perilli per repubblica.it - Estratti

 

Ironizzando sulla crociata di Pedro Sánchez per l’abolizione dell’ora legale nella Ue, la capogruppo degli indipendentisti catalani di Junts nei giorni scorsi aveva avvertito il primo ministro spagnolo:

 

sanchez puigdemont

“È arrivata l’ora di iniziare a parlare di cambiamento". A distanza di qualche giorno, non stupisce dunque la votazione all’unanimità da parte della direzione del partito, guidato dall’ex presidente catalano in esilio Carles Puigdemont, di una sua proposta di rottura dell’accordo con il governo socialista. Mercoledì e giovedì la decisione sarà sottoposta ai circa 6mila iscritti del partito con un referendum telematico.

 

 

Il patto di Bruxelles

Quel patto siglato a Bruxelles, noto come patto di investitura, era stato voluto nel novembre 2023 da Sánchez e permetteva al leader socialista di essere riconfermato premier dopo oltre tre mesi da una esile vittoria senza maggioranza grazie al sostegno degli indipendentisti catalani di Junts che gli fornivano sette deputati. In cambio, il partito dell’ex presidente regionale aveva blindato per sé e per circa 1400 separatisti una legge di amnistia che consentiva loro di cancellare i presunti reati legati al referendum illegale del 2017 per l’indipendenza catalana.

 

Le promesse non mantenute

SANCHEZ PUIGDEMONT

Troppe le promesse non mantenute secondo gli indipendentisti, già da tempo Junts minacciava la rottura con il Psoe: tra queste la mancata attuazione dell’amnistia (negata dalla Corte suprema nel 2024 e non ancora applicata); il non avvenuto riconoscimento della lingua catalana nell’Unione europea e la richiesta ancora non soddisfatta di trasferimento dei poteri in materia di immigrazione alla Catalogna.

 

“Non aiuteremo un governo che non aiuta la Catalogna”, ha dichiarato Puigdemont da Perpignan, dove ha riunito i suoi. “Se i militanti confermeranno il nostro voto, il governo spagnolo non potrà ricorrere alla maggioranza di investitura, non potrà approvare i bilanci e non avrà la capacità di governare”, ha aggiunto.

 

 

Governo a rischio

Carles Puigdemont A BARCELLONA

La rottura rischia infatti di mettere a dura prova la tenuta già delicata del governo Sánchez, in quello che la stampa spagnola ha già definito “l’autunno infernale” del presidente del governo che, in cerca dell’approvazione per la legge di bilancio 2026 (le ultime due sono state prorogate), ora potrebbe perdere anche l’appoggio dei sette deputati di Junts. E giovedì dovrà intervenire sul “caso Koldo” in Senato, dove l’opposizione del Partito popolare ha la maggioranza.

 

Intanto il Psoe ha espresso il suo “assoluto rispetto” per la decisione di Junts. "Rispettiamo le dinamiche interne di tutti i partiti politici, compreso Junts. C'è dialogo, c'è disponibilità, c'è negoziazione", ha spiegato il portavoce della direzione del Psoe Montse Mínguez. E la vicepremier e ministra delle Finanze María Jesús Montero ha ribadito: “Siamo tranquilli” e “tendiamo la mano” a tutte le forze politiche.

 

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