la maison des ancies remedes

ORTO CHE PARLA - IN VAL D’AOSTA E’ NATO IL PRIMO GIARDINO ETNO-BOTANICO ITALIANO: UNO SPAZIO CHE DIFENDE LA BIODIVERSITÀ DI SEMI E FIORI ANTICHI A RISCHIO ESTINZIONE - NEL MEDIOEVO ERANO CIBO E RIMEDI PER LE MALATTIE COME LA CIPOLLA INVERNALE UN TEMPO USATA CONTRO FEBBRE E PARASSITI 

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Fabio Marzano per La Repubblica

 

LA MAISON DES ANCIES REMEDESLA MAISON DES ANCIES REMEDES

Cipolle antiche, sedani che resistono agli inverni più rigidi, insetticidi ante litteram ed erbe officinali per la tachicardia. Oggi molte di queste piante sono considerate specie esotiche ma si trovavano in quasi tutti gli orti dei contadini italiani ai tempi di Carlo Magno, oltre mille anni fa. A Jovençan, poco più di 700 anime a dieci minuti da Aosta, da qualche mese si può intraprendere un viaggio nel tempo per ripercorrere quella che era la biodiversità dei giardini medioevali e che, in parte, ha resistito a coltivazioni industriali e alla globalizzazione floreale.

 

Si potrebbe definirlo un ecosistema di superstiti, una galleria della memoria vegetale a cui viene data una seconda possibilità: siamo nella Maison des Anciens Remèdes, il primo orto etno-botanico italiano di questo genere. «La maggior parte delle piante che crescono qui sono dei relitti vegetali, specie ritrovate in campi abbandonati o pascoli in disuso» spiega Giuseppina Marguerettaz, etno-botanica e curatrice della Maison. «In passato venivano coltivate dai contadini per ragioni alimentari e di sussistenza così come per preparare rimedi per i malanni più comuni». Questo orto incastrato sui pendii verticali delle montagne valdostane si ispira direttamente al Capitulare de Villis, una sorta di bibbia del pollice verde scritta alla fine dell' VIII secolo per regolare l' attività contadina nei giardini imperiali.

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Come nel Medioevo, le coltivazioni di Jovençan oggi sono disposte secondo una geometria che ricorda la forma della croce e tra le oltre mille specie che crescono in questo giardino dei residui ha ripreso a fiorire persino la cipolla invernale. «È una varietà gigante originaria della Cina e arrivata in Europa attraverso la Siberia» prosegue l' etno-botanica. «Questa cipolla è risultato di una mutazione genetica naturale avvenuta in tempi antichissimi. È un genere di verdura che può resistere alla neve e in primavera cresce con uno stelo che supera il metro di altezza. Al contrario della pianta comune della cipolla, se ne mangiano le foglie, che all' interno sono cave, o gli steli.

 

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Peraltro è talmente curiosa e imponente che non dovrebbe sfigurare come elemento ornamentale in un giardino moderno ». Fino all' Ottocento la cipolla "aerea", così come viene chiamata in gergo, popolava gli orti di mezza Italia. Oggi è del tutto estinta per fare spazio a varietà più redditizie. Un' altra specie recuperata nel giardino di Jovençan è il levistico, un sedano che cresce come un cespuglio di canne e proviene dalle pianure dell' Iran.

 

«Era una pianta comunitaria, se così possiamo dire» aggiunge Marguerettaz «che veniva coltivata vicino alle fontane e tutta la popolazione dei villaggi poteva approvvigionarsene liberamente. È una specie versatile perché, oltre ad essere consumata a tavola, aveva proprietà sudorifere per abbassare la febbre e una serie di oli essenziali così forti che durante le transumanze se ne strofinavano le foglie sul dorso dei muli per allontanare insetti e parassiti».

 

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Tra le varietà officinali recuperate in questo giardino valdostano, che negli orti del passato offrivano una forma di farmacia prêt-à-porter, cresce anche l' erba moscatella, una specie di salvia con proprietà stimolanti per l' intestino e la Leonorus Cardiaca, una pianta di origine asiatica che rallenta il battito cardiaco. Ma alla Maison des Anciens Remèdes hanno trovato terreno fertile anche i fiori che una volta erano comuni negli orti. «Sono varietà spesso legate ai culti come i Cuori di Maria o il Filadelfo, utilizzati per le composizioni floreali dei matrimoni, o il Sinforicarpo, una pianta che fiorisce a fine ottobre e serviva a decorare le tombe più povere di ornamenti» spiega Marguerettaz.

 

Anche su questo angolo di biodiversità, come sul resto dell' ecosistema, grava la minaccia dei cambiamenti climatici che rischiano di decretare la parola fine per queste coltivazioni uniche. «A Jovençan - conclude l' etno-botanica valdostana - abbiamo piantato una varietà di santoreggia che cresce in tutta l' area mediterranea, e abbiamo scoperto che oggi è in grado di superare senza problemi il periodo invernale. Lo stesso vale per carciofi e meloni, per esempio, generi di frutta e verdura che una volta era impensabile crescessero nell' area alpina».