GLI STUPRATORI DEL BENGALA - NELLA “DEMOCRATICA” INDIA CHE CI ROMPE I MARÒ, RAGAZZA ‘’CONDANNATA ALLO STUPRO’’ PER AVER FREQUENTATO UN RAGAZZO ESTERNO AL CLAN, PER DI PIÙ MUSULMANO

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Raimondo Bultrini per ‘La Repubblica'

Le donne indiane non devono temere soltanto i gruppi di balordi che per crudeltà e divertimento stuprano lungo le strade delle città. Ieri si è scoperto che in un villaggio del Bengala occidentale è stato il capo del locale consiglio panchayat a ordinare una sentenza scioccante contro una ragazza tribale di 20 anni, "colpevole" di frequentare un forestiero estraneo al clan, per di più musulmano.

Su richiesta del leader anziano, almeno 12 giovani "volontari" di Labhpur, nel distretto Birbhum, hanno approfittato della sventurata per una intera notte, ordinandole poi di non parlarne a nessuno e lasciandola in condizioni giudicate gravissime dai medici, che hanno potuto visitarla solo due giorni dopo la violenza.

È di appena un anno fa la nuova legge anti-stupri imposta dopo le rivolte popolari per la morte di una studentessa violentata a bordo di un autobus di Delhi, ma i dettagli di questa nuova impresa del branco camuffata da giustizia tribale, sembrano confermare le paure degli scettici sull'efficacia del solo inasprimento delle norme per trasformare una mentalità maschile di sopraffazione tipica di società poco educate e compassionevoli.

A rendere ancora più sconcertante la notizia è il fatto che l'etnia di appartenenza della ragazza vittima della "sentenza", i Santhal di tradizione animista, è considerata generalmente tollerante. Anche se una coppia mista di locali ed estranei si sposa, vige per loro soltanto il divieto di non partecipare ai riti collettivi.

Da tempo però i 6 milioni di Santhal dell'India orientale protestavano per il fenomeno dei matrimoni misti, praticati - secondo loro - soprattutto dagli islamici locali con le ragazze della loro comunità per acquisirne le terre. Così lunedì scorso, in un clima da caccia alle streghe, la vittima ha subito un vero e proprio processo per la sua "trasgressione", dopo essere stata vista in compagnia di un giovane musulmano del villaggio di Chowhatta.

Al termine il capo del consiglio locale ha sentenziato che la coppia dovesse pagare 50 mila rupie, circa 700 euro per violazione delle regole comunitarie. Ma nessuno dei due aveva tanti soldi, e "l'anziano" ha allora stabilito che ogni giovane del villaggio poteva approfittare dell'imputata, e "divertirsi" con lei visto che si era concessa perfino a degli estranei.

Dopo una notte tenuta chiusa e violentata a turno in un hangar che fungeva da "cella", la ragazza è tornata a caso in stato confusionale e con vistose perdite di sangue. Ma per paura di denunciare gli autori e per le intimidazioni subite, solo il giorno dopo, preoccupata dall'aggravamento delle condizioni di sua figlia, la madre della ragazza ha deciso di portarla nella clinica locale.

Da qui è stata trasferita di notte in un secondo ospedale e infine nel nosocomio di Suri attrezzato per le cure d'emergenza del caso. «E' viva solo perché è una forte ragazza tribale», ha detto uno dei medici che l'hanno visitata. Nonostante le sue condizioni, la vittima ha fatto i nomi dei 12 assalitori e del capo villaggio, tutti arrestati.

Già quattro anni fa nello stesso distretto un'altra ragazza accusata di avere una relazione fuori dalla comunità era stata spogliata dopo un processo sommario e costretta ad attraversare nuda il villaggio, tra le invettive e umiliazioni degli abitanti. Il video ripreso con i telefonini rese pubblico il caso e il premier dell'India concesse alla vittima un premio speciale al suo coraggio.

 

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