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UN BRANCO DI PEZZI DI MERDA - INSULTI E SASSATE PER GIOCO CONTRO LA RAGAZZINA DISABILE IN UN PARCO: A MILANO E’ CACCIA ALLA BANDA DI BABY-STRONZI - IN VENETO RAGAZZINI DOWN DISCRIMINATI IN STAZIONE PERCHE' "TROPPO LENTI"

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Fabio Poletti per “la Stampa”

 

Più che le sassate devono averle fatto male le offese. Quegli insulti cattivi urlati da un branco di tredicenni, coetanei cosiddetti «normali», loro sì con qualcosa che non va nelle loro teste. Scene purtroppo normali, da periferia disagiata, giardinetti di via Gonin, in fondo al Giambellino, estrema periferia Sud di Milano, campetti spelacchiati e cemento.

 

L’altra sera, che erano quasi le otto ma faceva ancora chiaro, una ragazzina tredicenne con qualche problema psichico, purtroppo per lei visibile, è stata presa di mira da un gruppo di altri ragazzini, anche loro abituali frequentatori dei giardinetti.

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Cinque o sei bulletti di periferia che di sicuro la conoscevano e l’hanno messa in mezzo per un gioco cattivo, forse pure inconsapevoli di quello che stavano facendo, abituati a un mondo dove i disabili sono spesso considerati persone di serie B.

 

Senza diritti e pure da trattare senza rispetto o alla stregua di un peso inutile da sopportare, come è successo l’altro giorno in Veneto a un gruppo di ragazzini down allontanati dalla biglietteria di una stazione perché «troppo lenti».
 

L’aggressione a Milano

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Quello che è successo domenica sera ai giardinetti di via Gonin è un film già visto troppe volte in mezzo mondo. La bambina si trova sola. Sua madre è lontana. Le sue amichette sono già a casa. Il branco è più forte, sono tutti maschi, si danno manforte l’uno con l’altro e lei è sola e indifesa. Vulnerabile perché è poco più che una bambina, doppiamente più debole per quella sua disabilità.

 

Si inizia con le parole, parole grosse, insulti beffardi, frasi offensive sulla sua condizione. Poi, siccome la ragazzina non reagisce, assai spaventata o più forte di loro, iniziano a tirarle i sassetti di questo giardino spelacchiato, poco verde e tanta ghiaia a circondare un paio di altalene.

 

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La ragazzina, non sapendo come uscire da quella brutta situazione che pure deve essere durata pochissimi minuti, chiama con il cellulare la madre che si trova dall’altra parte del giardino, non troppo distante ma abbastanza da non sentire quello che urlavano alla figlia e le sue lacrime. La madre accorre subito ma dei bulletti non c’è già più traccia. Solo la figlia in lacrime e contusa per le sassate. 

Le indagini sui bulli
La donna prima chiama il 118, poi la polizia. All’Ospedale San Paolo la ragazzina arriva in codice verde. I sanitari le diagnosticano 4 giorni di prognosi per i piccoli lividi alla schiena.

 

Ma nessuno sa quanto ci vorrà per superare il trauma di quell’aggressione in uno dei luoghi dove la ragazzina si sentiva più sicura, i giardinetti sotto casa che da sempre frequentava le amiche. Il sospetto, anzi la certezza, è che pure i bulletti abitino in zona e siano pure loro frequentatori abituali del piccolo parco. La Volante arrivata dalla Questura non li ha rintracciati subito.

 

Nel parco non c’era nessun altro a quell’ora. E se c’era non ha ritenuto di intervenire a difendere la ragazzina conosciuta da tutti in zona. L’Ufficio Prevenzione Generale della polizia li sta comunque cercando anche se è probabile che avendo 13 anni non siano punibili per legge, incapaci di intendere e di volere per il codice penale. E non solo per quello.

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