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Franca Giansoldati per “www.ilmessaggero.it”
Stamattina, nella austera sala stampa vaticana, sotto la pomposa insegna delle chiavi decussate sormontante dalla tiara, hanno debuttato come relatori una ex prostituta nigeriana e un ragazzo della Sierra Leone, violentato a Londra e costretto in schiavitù da criminali che controllavano il flusso di immigrati.
Prima di arrivare in sala Al Bangura e Princess Inyang, ora entrambi attivisti contro la tratta, erano stati ricevuti da Papa Francesco per una riunione sul lavoro svolto nel 2016 da un comitato cattolico internazionale, fondato alcuni anni fa per contrastare il racket della prostituzione assieme a forze dell’ordine di vari Paesi.
Al Bangura sognava di giocare a calcio in una grande squadra. Aveva appena diciotto anni. Per una serie di circostanze, irretito da promesse, si è ritrovato a Parigi e poi a Londra, in condizione di schiavitù. “In un hotel sono stato violentato da uomini, fino a che non so come sono riuscito a scappare. Tanti ragazzi che come me sognavano il calcio sono finiti (e finiscono) in un incubo. La verità che la schiavitù ce la abbiamo sotto casa, ce la avete sotto casa”.
L’odissea di Al Bangura – nel frattempo giocatore in Champions League - ha ispirato persino il premier inglese Theresa May a promuovere una campagna contro il trafficking e la schiavitù moderna. “La signora May mi ha parlato privatamente e mi ha ringraziato per la testimonianza che avevo reso”. Non meno drammatica la storia di Princess. “In Nigeria io facevo la cuoca, guadagnavo poco e nel 1999 sono stata convinta a trovare un buon lavoro in Europa.
Naturalmente una volta arrivata in Italia sono stata costretta al marciapiede e a pagare un debito di 45 mila euro. Di euro ne ho pagati molto di più ma non potevo fuggire, ero prigioniera, fino a che non ho incontrato alcune persone e un sacerdote di Asti, don Gallo, che mi hanno aiutata. Ora aiuto a combattere il fenomeno”. I due ragazzi erano accompagnati dai cardinali Oneyekan e Nichols, nigeriano il primo e inglese il secondo, i quali hanno parlato di un fenomeno in continua crescita per effetto dell’emigrazione massiccia dai paesi africani.
Papa Francesco ha detto che ciò che serve è un impegno “concertato, fattivo e costante, sia per eliminare le cause di questo complesso fenomeno, sia per incontrare, assistere e accompagnare le persone che cadono nei lacci della tratta".
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