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LA JUVE E QUEI MILIONI DI EURO SPARITI TRA LE PIEGHE DEI RENDICONTI SOCIETARI - DYBALA IN PROCURA PER INCONTRARE I MAGISTRATI CHE INDAGANO SUI BILANCI DEL CLUB BIANCONERO. NEL MIRINO GLI STIPENDI RINVIATI PER IL COVID. L'ACCUSA DI FALSO IN BILANCIO È CONTESTATA A SETTE PERSONE, TRA CUI IL PRESIDENTE ANDREA AGNELLI, PAVEL NEDVED E FABIO PARATICI - LE SCRITTURE PRIVATE CON I CALCIATORI NON SI TROVANO - IL SOSPETTO È CHE…
Simona Lorenzetti per il “Corriere della Sera”
MEME SU DYBALA CHE TESTIMONIA SULLA JUVE
Alle tre avrebbe dovuto presentarsi alla Continassa per l'allenamento. Ci teneva, Paulo Dybala: sarebbe stata la prima occasione per incontrare Max Allegri dopo la scelta della società di non rinnovargli il contratto in scadenza a fine stagione. A quell'ora, invece, l'attaccante argentino era in Procura per incontrare i magistrati che indagano sui bilanci della Juventus. Il tema, oggi, non sono più le plusvalenze: non si tratta di capire quanto valga Dybala sul mercato. Al calciatore è stato chiesto di spiegare gli accordi riservati siglati con il club per calmierare e differire il pagamento di quattro mesi di stipendio del campionato 2020.
L'audizione del n. 10 bianconero è il seguito delle perquisizioni avvenute mercoledì nelle sedi di alcuni studi legali e di procuratori sportivi tra Torino, Milano e Roma. In ballo ci sono milioni di euro che sembrano essere spariti tra le pieghe dei rendiconti societari. L'accusa di falso in bilancio è contestata a sette persone, tra cui il presidente Andrea Agnelli, Pavel Nedved e Fabio Paratici.
Nella primavera del 2020, la Juve annunciò che i calciatori avevano rinunciato a quattro mensilità per la pandemia. Secondo l'accusa non si trattò di una vera rinuncia, ma di un mero «differimento del pagamento di tre dei quattro stipendi in questione». Una movimentazione di denaro che avrebbe dovuto essere iscritta nel bilancio 2019-2020. Invece il club avrebbe computato i 90 milioni di retribuzioni risparmiati, ma «dimenticato» i 67 di debiti maturati. Il sistema diventa più nebuloso nel bilancio 2020-21.
La Juve avrebbe rinegoziato l'accordo: non più collettivamente, ma individualmente. Compaiono e spariscono a stretto giro di posta - stando alla ricostruzione dei pm - scritture private stipulate con i singoli giocatori sulla rimodulazione delle mensilità. Il procuratore aggiunto Marco Gianoglio e i sostituti Mario Bendoni e Ciro Santoriello parlano di «manovre stipendi». Alcuni accordi, però, non sono nella sede del club - dove dovrebbero essere - e non sono stati depositati in Lega. Da qui la necessità di cercarli altrove.
Perché nel rendiconto 2020-21 paiono non esserci. Il sospetto è che le mensilità siano state spalmate sotto false spoglie: bonus, premi partite e voci analoghe. Ridefinizioni, però, che dovrebbero conoscere i diretti interessati: come Dybala. Ed è a questo punto della storia che nasce il sospetto che anche la famosa carta di Ronaldo - mai trovata - sia una di queste scritture private.
Altri giocatori potrebbero essere sentiti, tra cui Giorgio Chiellini e Leonardo Bonucci. Resta sullo sfondo il silenzio della Juventus. Due giorni fa, quando la Finanza si è presentata in sede, i vertici avrebbero scelto di non chiedere la sospensione del titolo alla Consob, limitandosi a rinegoziarlo l'indomani. E neanche una parola è stata spesa - come invece a novembre - per esprimere fiducia nella magistratura.
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