
DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI…
Andrea Acquarone per “il Giornale”
Avrebbe potuto finire con un' altra strage. Proprio come quel maledetto 24 marzo 2015 su una montagna francese.
Una donna, una moglie, l' ha evitata.
Avremmo assistito di nuovo alle immagini di un aereo precipitato, schiantatosi apparentemente senza un perché.
Com' era accaduto con il volo 9525, della Germanwings, il Barcellona-Dusseldorf.
Per giorni, settimane, di fronte alle immagini di rottami ridotti a figurine metalliche, di corpi smembrati, sparsi lungo chilometri ci si domandò cosa fosse accaduto. Come fosse possibile. Un incidente, un guasto, un attentato?
La risposta, molto più banale della sua assurda tragicità, fu questa: fattore umano. Un co-pilota depresso, pronto a morire e a portare con sé altre 150 persone. I passeggeri e le hostess. Lui si chiamava Andreas Lubitz, aveva appena 27 anni. E voleva suicidarsi.
Pochi lo sapevano - la notizia è rimasta avvolta nel segreto fino a ieri - ma ora si scopre che un massacro identico avrebbe potuto ripetersi qualche settimana dopo.
La polizia lo ha evitato all' ultimo istante, l' aspirante kamikaze non aveva un Allah cui sacrificarsi. Semplicemente era un uomo distrutto. Un padre, un quasi ex marito, con i grandi da comandante ma con la mente devastata dal fallimento coniugale.
Da un po' gli investigatori della divisione Anticrimine della Questura padovana, stavano occupandosi di lui. Due figli piccoli, italiano, quarant' anni, pur di non perdere quella moglie che lo stava lasciando, si era trasformato in persecutore. La pedinava, la minacciava, la ricattava.
«Un chiaro caso di stalking», ricorda il vice questore Maurizio Ferrara. Per l' uomo, sembra, fosse ormai pronto un «ammonimento» formale. Ma non aveva ancora combinato abbastanza danni per meritarsi la galera. La buona sorte, il coraggio di una donna che lo aveva amato, hanno evitato che il dramma personale sfociasse in un disastro. C' erano 200 innocenti sul Boing che avrebbe dovuto pilotare fino a Hong Kong. Nessuno si è accorto di nulla, nessuno, tranne il personale di bordo, ha mai saputo quanto alla fine il destino fosse stato benevolo.
Gli agenti della Polaria di Fiumicino avvertiti dai colleghi padovani, hanno bloccato il comandante impazzito pochi istanti prima che entrasse in cabina. Nel telefonino ancora l' sms spedito qualche istante prima alla moglie: «Se mi lasci mi schianto con tutti i passeggeri a bordo». Era stata proprio la donna, appena letta la folle minaccia, a dare l' allarme a quei poliziotti che stavano seguendo le sue denunce.
La compagnia di bandiera per la quale il comandante lavorava (straniera ma della quale non è stato detto il nome), lo ha immediatamente sospeso. Quindi per lui è cominciato il lungo percorso di perizie e cure psichiatriche. Resta da scoprire cosa ne sia oggi. Si spera solo che a qualche solito «genio» non venga in mente di restituirli una cloche.
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