DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Fulvia Caprara per “la Stampa”
La folla dei personaggi che lo hanno reso leggenda aleggia, vivida, intorno alla figura di Kevin Spacey, un signore elegante dai modi gentili che prova a risalire la china dopo essere precipitato dall'altare alla polvere, senza nessuna, reale, speranza di poter compiere il percorso inverso. Osservandolo meglio, faccia a faccia, provando a dimenticare Frank Underwood e anche Keyser Söze, nell'incontro torinese che ha preceduto la consegna della "Stella della Mole", il premio attributo all'attore, tra mille polemiche, dal Museo del Cinema di Torino, presieduto da Enzo Ghigo e diretto da Domenico De Gaetano, si ha l'impressione di guardare negli occhi un magnifico incantatore di serpenti.
[…] «Quello che vedete scorrere sui media non rappresenta necessariamente la realtà, è piuttosto il riflesso di un tic, della loro abitudine di riportare le notizie come se fossero assolute "prime volte". A Torino ho trascorso una settimana meravigliosa, ho incontrato tante persone che mi hanno dato un benvenuto caloroso, mostrandomi il loro affetto genuino, ma tutto questo fa parte della mia vita quotidiana, non ho vissuto nascondendomi e non mi sono chiuso in una grotta, ho continuato a stare in mezzo alla gente, a frequentare ristoranti, a guidare la mia auto, ad andare dove volevo, soprattutto ad avere rapporti con i miei amici e, per questo, mi sento molto fortunato».
Al cinema Massimo, ieri sera, davanti alla platea gremita che batteva le mani, in prima fila il sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi che nel pomeriggio gli aveva consegnato il premio del Museo, Spacey ha presentato American Beauty: «Se guardate bene il manifesto del film leggerete due parole, "Look closer". Ecco io vi auguro, nella vita, di guardare più da vicino, voi stessi e la realtà che vi circonda».
[…] Sono grato al Museo del Cinema che ha avuto le palle di invitarmi qui per questo premio».
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Che cosa ha significato interpretare una parte nell'Uomo che disegnò Dio?
«Sono incredibilmente grato a Franco Nero: il ruolo che ho nel film non è importante, quello che conta è la grande opportunità che mi ha offerto, quello che lui ha fatto per la mia vita. In una fase in cui tutti gli altri avevano paura, lui è venuto da me e mi ha dato la parte, indipendentemente da tutte le critiche. È stato un gesto notevole, per me come persona e anche come artista».
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Che cosa la rende felice?
«Sono contento ogni volta che, nel corso della giornata, riesco a fare qualcosa di buono per un'altra persona, a farla felice. Sono tantissime le cose che mi rendono felice. I cani ad esempio, ho visto che a Torino sono un'infinità, forse ho salutato più cani che persone, e poi i bambini, con quel loro modo buffo di ridere e di conversare».
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