KIEV FERMERÀ LA RIVOLTA IN UCRAINA? IL GOVERNO DI PUTIN TENTA UN COMPROMESSO, LO SCERIFFO OBAMA MINACCIA SANZIONI E KAISER MERKEL TELEFONA A YANUKOVICH: ‘VIA LE LEGGI ANTI-PROTESTE’

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Fabrizio Dragosei per il "Corriere della Sera"

Una calma carica di tensione ha segnato ieri la ripresa del confronto tra il presidente ucraino Viktor Yanukovich e i leader dell'opposizione che chiedono le dimissioni del governo e nuove elezioni presidenziali. A Kiev gli scontri sono stati solo sporadici per tutta la giornata, mentre in altre parti del Paese si sono verificati assalti agli uffici pubblici.

A Lviv, la ex Leopoli, un gruppo di dimostranti è entrato nell'ufficio del governatore e l'ha costretto alle dimissioni. Stessa scena nella cittadina di Rivne, sempre nella parte occidentale dell'Ucraina, dove i manifestanti chiedevano la liberazione degli arrestati degli ultimi giorni. Ci sono stati scontri con la polizia, vetri rotti, porte divelte.

L'incontro tra Yanukovich e i tre esponenti politici che guidano la protesta di piazza è durato diverse ore, evidentemente anche sotto la pressione della comunità internazionale che chiede alle parti in causa di abbandonare la violenza. Martedì anche gli esponenti democratici Klitschko e Yatsenyuk si erano uniti all'ultra-nazionalista Oleh Tyahnibok nell'incitare la folla ai moti di piazza. Ma ieri inviti alla moderazione sono giunti dall'Unione Europea, dalla Germania e dalla Francia.

La responsabile europea della politica estera Ashton sarà a Kiev la settimana prossima per incontrare il presidente e gli esponenti dell'opposizione, mentre la Casa Bianca, dopo che il vice presidente Biden ha telefonato a Yanukovich, minaccia sanzioni contro l'Ucraina.

La cancelliera Merkel esclude le sanzioni ma ha chiesto al presidente ucraino di ritirare la legge sulle manifestazioni di piazza. L'ex leader sovietico Mikhail Gorbaciov ha invitato il presidente russo e quello americano ad intervenire per assicurare una soluzione pacifica della crisi. «Altrimenti l'Ucraina va verso la catastrofe», ha ammonito.

In serata Yanukovich ha annunciato la convocazione per martedì di una seduta straordinaria del Parlamento che potrebbe anche rivedere la recente legislazione che limita fortemente il diritto di manifestare e che è all'origine degli scontri più recenti. Lo stesso primo ministro Mykola Azarov, uno dei falchi dello schieramento presidenziale, ha accettato di discutere la controversa legge con esponenti del Consiglio d'Europa.

Un passo che potrebbe portare a un compromesso. Sembra invece escluso, per ora, che Yanukovich possa accettare la convocazione di elezioni presidenziali anticipate, come chiede la piazza. Uno dei leader dell'opposizione ha detto che «ci sono forti possibilità di mettere fine al bagno di sangue».

Gli scontri si erano fatti estremamente violenti mercoledì, quando tre manifestanti sono morti, due uccisi da colpi di arma da fuoco (non sono state confermate, invece, le altre due vittime indicate dai manifestanti). In piazza si sono visti dimostranti che lanciavano sassi con una rudimentale catapulta, giovani che dopo aver incendiato centinaia di copertoni d'auto gettavano bottiglie incendiarie addosso ai poliziotti schierati. In più, almeno due manifestanti sono stati fotografati con in pugno una pistola automatica e un revolver puntati verso le forze dell'ordine.

Dall'altra parte, in una immagine diffusa dalle agenzie, si vede un poliziotto che sporge dal muro di scudi dei suoi colleghi con un fucile spianato (e non si tratta di uno di quelli usati per sparare proiettili di gomma). In un colloquio con il presidente della Commissione Europea Barroso, Yanukovich ha detto di non ritenere necessario il ricorso allo stato d'emergenza. La Russia, intanto, ha affermato di non aver alcuna intenzione di occuparsi delle questioni interne ucraine e ha invece accusato l'Occidente di voler interferire con quanto avviene nel Paese.

 

 

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