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LA GUERRA DI DONALD - L’ACCOUNT UFFICIALE DELLA CASA BIANCA PUBBLICA LE FOTO SCATTATE NELLA SITUATION ROOM DURANTE I BOMBARDAMENTI AMERICANI SULL’IRAN – TRUMP, CON INDOSSO IL CAPPELLO ROSSO “MAKE AMERICA GREAT AGAIN”, AVEVA INTORNO A SÉ IL VICE PRESIDENTE JD VANCE, IL CAPO DEL PENTAGONO PETE HEGSETH, IL SEGRETARIO DI STATO MARCO RUBIO, IL CAPO DI STATO MAGGIORE CONGIUNTO, DAN CAINE IL CAPO DELLO STAFF DELLA CASA BIANCA, SUSIE WILES – ASSENTE TULSI GABBARD, DIRETTRICE DELL'INTELLIGENCE NAZIONALE CON CUI C'ERANO STATE DIVERGENZE SULL'IRAN…
Estratto dell’articolo di Viviana Mazza per www.corriere.it
donald trump nella situation room durante i bombardamenti americani sull'iran
Ci sono cinque presidenti che si sono trovati di fronte a questa decisione - se usare o meno la forza militare in Iran: Bill Clinton, George W. Bush, Barack Obama, Joe Biden e Donald Trump. Donald Trump è l’unico presidente che ha deciso alla fine l’azione militare e questo - comunque vadano le cose nei prossimi giorni - sarà una parte cruciale della sua eredità politica.
Le immagini scattate nella Situation Room durante l’attacco all'Iran, […] resteranno nella Storia. A differenza di quando Trump ordinò il raid per uccidere Qassem Soleimani, il braccio destro della Guida suprema Ali Khamenei, ieri notte indossava il cappellino Make America Great Again.
Le immagini, pubblicate dalla Casa Bianca, offrono la rara possibilità di entrare in quel momento nella Situation Room, nota anche come la Jfk room, perché costruita durante la presidenza di Kennedy.
In uno degli scatti, Donald Trump, circondato dai suoi ministri, guarda davanti a sé impassibile, monitorando su uno schermo la missione contro tre siti iraniani per l'arricchimento dell'uranio. Trump non è sempre fermo: in un'altra foto è in piedi, accanto al suo capo di stato maggiore congiunto, Dan Caine che sta dicendo qualcosa a Susie Wiles, che è a capo dello staff della Casa Bianca.
Ci sono bottiglie d'acqua mezze vuote sul tavolo, evidenziatori, uno spesso raccoglitore ad anelli davanti a generale. Il vicepresidente J.D Vance e il segretario di Stato Rubio sono seduti più vicini a Trump, indice forse della loro influenza, il capo della Cia John Ratcliffe guarda con le mani congiunte davanti a sé e non viene fotografata Tulsi Gabbard - direttrice dell'intelligence nazionale con cui c'erano state divergenze sull'Iran -, mentre si muovono sullo sfondo l'onnipresente vicecapo dello staff Dan Scavino e l'avvocato della Casa Bianca David Warrington che si alza per dire qualcosa all'orecchio al capo del Pentagono.
susie wiles e il generale dan caine nella situation room durante i bombardamenti americani sull'iran
Dan «Razin» Caine, il capo di stato maggiore delle forze armate - generale in pensione, ex pilota di F16, nominato da Trump per questo ruolo, che oggi insieme al capo del Pentagono Pete Hegseth spiegherà in conferenza stampa l’impatto dell’attacco - è insieme al presidente il protagonista di questi scatti: lo si vede spiegare, anche a gesti, l’attacco ai presenti. […]
Il rapporto di Trump con Caine è iniziato durante un viaggio in Iraq nel 2018. Come Trump ha raccontato qualche mese fa al Cpac, la conferenza dei conservatori, il presidente chiese al generale perché tutti gli dicessero che ci sarebbero voluti altri due anni per finire la guerra contro lo Stato Islamico. Caine rispose che lo si poteva fare nel giro di una sola settimana.
jd vance e donald trump nella situation room durante i bombardamenti americani sull'iran
«Li stiamo solo colpendo da una base temporanea in Siria», gli avrebbe detto, secondo quanto raccontato dallo stesso Trump. «Ma se lei dà il permesso potremmo colpirli da dietro, di lato, dappertutto, Signore. Non sapranno che cosa li ha colpiti». Trump lo ha definito «un generale vero, non un generale televisivo». […]
Non era la scelta in cui sperava una parte del fronte MAGA, che da giorni contestava che intervenire in Iran non rispecchi la dottrina America First di Trump. Il cappellino MAGA di Trump nella Situation Room rafforza tuttavia un messaggio che il presidente aveva comunicato in un’intervista la scorsa settimana all’Atlantic: «America First» significa qualunque cosa dica lui.
pete hegseth e marco rubio nella situation room durante i bombardamenti americani sull'iran
[…] Per la maggioranza anche i non-interventisti si sono allineati al presidente dopo l'attacco, sottolineando che si tratta di una azione mirata e limitata. «L'Iran non ha lasciato altra scelta al presidente Trump», ha detto l'attivista Charlie Kirk, una delle voci più giovani del movimento Maga e un critico dei falchi del partito repubblicano. L'ex deputato Matt Gaetz, che Trump aveva scelto come ministro della Giustizia, ha paragonato i bombardamenti della notte al raid che uccise Soleimani: «Nessuna guerra per il cambio di regime. Trump è un mediatore di pace!».
Al Congresso, tra i repubblicani più entusiasti c'è il senatore Lindsay Graham della South Carolina, un «falco»: «È la scelta giusta, il regime se lo merita». Anche tra i repubblicani che avevano espresso dubbi su colpire Fordow, come il senatore Tim Sheehy, del Montana, sono arrivati elogi al presidente: «Ha preso la decisione giusta. Ai critici dico: questo non è iniziare una guerra, è porvi fine. L'Iran è in guerra con gli Stati Uniti da 46 anni, il popolo iraniano dovrebbe sollevarsi e porre fine a questo regime omicida».
john ratcliffe nella situation room durante i bombardamenti americani sull'iran
Steve Bannon ha condotto per tutta la notte uno speciale live sul suo programma War Room, nel quale ha parlato di rischi di una terza guerra mondiale. «È la più grossa e audace mossa del primo o secondo mandato di Trump» - ha detto - ma ha consigliato al presidente di non farsi trascinare dai falchi «in un modo tale che possa sopraffare la sua intera presidenza» e gli obiettivi di America First. «È una scelta alla Abraham Lincoln perché adesso sei parte di questa guerra, anche se puoi dire che è limitata e che non farai il cambio di regime, sarà sotto pressione» .
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