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L’EREDITÀ DEL KAISER – COMMOZIONE ALL’ULTIMA SFILATA DI CHANEL DISEGNATA DA KARL LAGERFELD, MORTO DUE SETTIMANE FA PER UN CANCRO - SULLA PASSERELLA, CHE È UN PAESE DI MONTAGNA CON CHALET E NEVE, PENELOPE CRUZ SFILA CON UN RANUNCOLO BIANCO FRA LE DITA, CARA DELEVINGNE HA GLI OCCHI LUCIDI E LE MODELLE PIANGONO – IN PRIMA FILA NAOMI E CLAUDIA SCHIFFER, BELLUCCI E KRISTEN STEWART, UN SINGHIOZZO COLLETTIVO
1 - SENZA KARL, A DUE SETTIMANE DALLA MORTE DI LAGERFELD LACRIME E COMMOZIONE
Pa.Po. per il “Corriere della Sera”
La neve, i pini, gli chalet, le montagne e il cielo azzurro. Uno scenario maestoso.
Karl Lagerfeld avrebbe adorato tanta perfetta magnificenza. Prima le campanelle, poi il minuto di silenzio e infine la sua voce che si diffonde tra le volte del Grand Palais trasformato in un paesino fantastico, raccontando di quando gli amici gli dissero che era folle ad accettare la direzione di una maison «finita» come Chanel.
E poi la soddisfazione, dopo, di averla portata ad essere un fenomeno: «È stato come camminare in un quadro» chiude quell' intervista di qualche anno fa, ricordando le parole della regina madre d' Inghilterra. E che fenomeno. Sono arrivati in 2.650 per esserci ieri, ad omaggiare il kaiser, lo stilista che per più di 35 anni è stato il re della doppia C senza mai essere messo in discussione. Tutti in piedi, commossi. È «Heroes» di David Bowie a rompere il silenzio e a dare il via allo show.
È Penelope Cruz che sfila con un ranuncolo bianco fra le dita. Gli occhi lucidi come Cara Delevingne, la prima ad uscire con il lungo cappotto di tweed bianco e nero e poi, nel finale in testa al gruppo delle ragazze, da Kaia Gerber a Mariacarla Boscono e Vittoria Ceretti. Mentre le altre, amiche, da Naomi Campbell e Claudia Schiffer a Monica Bellucci e Kristen Stewart e tante altre sono sedute in prima fila, e non trattengono neppure loro le lacrime. Inès de la Fressange, la musa di tante collezioni, è l' unica assente, non se l' è sentita. Ha fatto sapere che il dolore è ancora troppo forte.
Fra le mani di ognuno dei presenti quel disegno dall' inconfondibile tratto del maestro.
Un autoritratto con Coco e la scritta: «The beat goes on...», la leggenda continua.
Chanel, ma anche il mondo della moda tutto, non potevano rendere omaggio più bello di questo. Rispettoso della creatività del kaiser, scomparso esattamente due settimane fa, il 19 febbraio a 85 anni, per un tumore al pancreas. La sfilata è fra le più belle delle ultime stagioni e dolce con i tweed e le catene e una leggerezza di linee nuova.
La montagna come ispirazione e un immaginario fra i più classici: dalla maglieria tricottata, agli stivaletti di pelliccia, ai montoni, alle mantelle. Una freschezza di linee, colori e pesi. Sono applausi anche per Virginie Viard, il braccio destro dello stilista che ha preso il suo posto. Esce solo un attimo, dalla porticina dello chalet Gardenia, il fiore della maison, che sta in fondo, austero e perfetto.
Commossa e timida, la stilista francese vestita di nero, accenna a un saluto e scappa via. La sala si alza in piedi, rispetta il silenzio ma poi parte l' applauso lungo alla creatività di un genio che non c' è più.
2 - LE SUE PAROLE: «TUTTI DICEVANO: LASCIA PERDERE, NON FUNZIONERÀ»
Dal “Corriere della Sera”
Quando me l' hanno proposto, m' hanno detto: «Non accetti, non vale niente, è spacciato». Perché, oggi, siamo al punto che si rianimano i marchi più assurdi! Ma all' epoca, non era così. Occorrevano nomi nuovi. C' era un altro mondo da costruire, non so cosa... E questo lo trovavo comunque affascinante, il personaggio e il resto, (tanto che) quando me l' hanno proposto una seconda volta, ho accettato, visto che tutti mi dicevano: «Non lo faccia, non funzionerà».
Ma è la prima volta che un marchio è ridiventato qualcosa alla moda che, apparentemente, mette voglia. Persino alla regina madre d' Inghilterra, allora... Non dimenticherò mai quando scese dall' auto... Devo dire che lo scenario l' avevamo davvero curato! Una fortuna, in fiori e tutto il resto. Ed ecco che dice in inglese: «Oh, it' s like walking in a painting». E questo non lo dimenticherò mai.
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