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O SUPERWOMAN - LAURIE ANDERSON AL FESTIVAL DI RAVELLO - 67 ANNI, VEDOVA DI LOU REED, MUSA DELL'AVANGUARDIA MUSICALE DI NEW YORK (CAGE E GLASS): “NEGLI ANNI 70, QUANDO ABBIAMO COMINCIATO, L’ARTE NON ERA UNA MERCE. OGGI È DIVENTATA UN INVESTIMENTO”

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Laurie Anderson e Lou ReedLaurie Anderson e Lou Reed

Laura Zangarini per il “Corriere della Sera”

 

«Per le avanguardie la tecnologia sta diventando sempre meno interessante; è ora di affrontare nuovi percorsi, nuove avventure». Pioniera delle contaminazioni tra le discipline artistiche, Laurie Anderson conserva l’aspetto e la curiosità di folletto del rock con cui ha attraversato oltre quarant’anni di storia musicale recente.

 

E, a 67 anni, si conferma la stessa sperimentatrice — instancabile, eclettica e curiosa — con cui, grazie al singolo «O Superman» che la proietta al centro della scena elettro-pop di quegli anni, nel 1981 si piazza al numero due della classifica inglese.

Laurie Anderson Laurie Anderson

 

La musicista, cantante e artista visiva è attesa giovedì 9 luglio al Ravello Festival per la prima europea di «An evening with Laurie Anderson and Philip Glass», serata in cui i due performer americani — di Chicago lei, lui di Baltimora — proveranno a intrecciare, cercando di trovare un terreno comune, le diversità dei loro percorsi artistici.

 

«La prima volta che ho ascoltato Philip — ricorda Anderson — è stato nel 1971. Provava con un gruppo in un loft del Lower East Side, a New York, suonando a un volume insopportabile per l’orecchio umano un organo Farfisa. Prove che duravano ore e ore. Sol Lewitt, lo scultore, era una presenza fissa: diceva che riusciva a lavorare meglio mentre Phil suonava».

 

Laurie Anderson con il violinoLaurie Anderson con il violino

Protagonista dell’avanguardia newyorkese degli anni 70, che la avvicina a musicisti che si riveleranno decisivi per la sua maturazione artistica — oltre a Glass anche Brian Eno, con cui nel 1994 realizza l’album «Bright Red», e John Cage —, una carriera costellata di dischi e progetti comprendenti performance, installazioni, collaborazioni a balletti (Trisha Brown e Molissa Fenley), opere teatrali e colonne sonore ( Il cielo sopra Berlino e Così lontano così vicino di Wenders), Anderson viene spesso descritta come una fanatica della tecnologia. Ma per lei, spiega, «la tecnologia è uno strumento come un altro. Non trovo particolarmente eccitante spingere un bottone per vedere se succede qualcosa».

 

Lou Reed e Laurie Anderson  Lou Reed e Laurie Anderson

Negli ultimi trent’anni, racconta, si è concentrata soprattutto sulla musica e sulla performance. «Ho sempre combinato diverse forme artistiche. Le mie opere più complesse includono spesso film o video, animazioni, elaborazioni digitali, musica, elettronica. Ma sono soprattutto le storie il filo conduttore che attraversa tutto il mio lavoro». Rispetto agli anni 70 come è cambiata la scena musicale?

 

«Oggi è molto più ampia, diversificata; ma è un allargamento che ha molto a che fare con i soldi. Quando abbiamo cominciato, negli anni 70, l’arte non era una “merce”. Oggi invece è diventata moneta corrente, un investimento». Quello che invece non è cambiato è il suo amore per New York, dove da tempo vive: «una metropoli elettrizzante, viva».

Laurie Anderson e Lou Reed Laurie Anderson e Lou Reed

 

A 8 anni comincia a studiare violino. «Possiede il suono che più si avvicina alla voce umana femminile — sostiene —. Oggi è come una specie di compagno, posso dire cose molto informali mentre lui piange». Ne ha inventati diversi: alcuni degli strumenti che suona sono creati sui suoi stessi disegni, come il «Self playing violin», con uno speaker all’interno, e «Viophonograph», un violino con un giradischi montato sul corpo e un ago nell’archetto.

 

Nel 2008 sposa Lou Reed, il rocker scomparso nell’ottobre 2013, al quale è stata legata per oltre due decenni. Il 18 aprile scorso, a Cleveland, è salita sul palco della Rock and Roll Hall of Fame — che ogni anno celebra i nomi che hanno fatto la storia della musica —, in cui, dopo l’ingresso con i Velvet Underground nel 1996, l’autore di «Walk on the Wild Side» e «Perfect Day» è entrato come solista.

Laurie Anderson da giovaneLaurie Anderson da giovane

 

A ritirare il premio c’era lei, che ha pronunciato un emozionante discorso alla platea. «Lou era il mio miglior amico e la persona che più ammiravo al mondo — ha detto —. Nei 21 anni che abbiamo passato insieme ci sono state delle volte in cui sono stata arrabbiata, altre in cui sono stata frustrata ma mai, dico mai, annoiata. Eravamo spesso in tournée, e capitava di non vedersi per lunghi periodi.

 

Di recente — ha proseguito — un amico musicista mi raccontava che lui e la sua ragazza erano in giro talmente tanto che avevano deciso di vivere in nessun posto. Gli ho chiesto: “Non è disorientante non avere un posto da nessuna parte?”, e lui mi ha risposto “È lei la mia casa”. Anche tra me e Lou era proprio così».

 

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