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L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE CI STA RINCOGLIONENDO – UNO STUDIO RIVELA CHE L’USO DI PROGRAMMI DI IA PER COMPITI DI SCRITTURA PUO’ RIDURRE DEL 55% LA CONNETTIVITÀ CEREBRALE DEGLI UOMINI  - FEDERICO FUBINI: “AFFIDARSI ALL’AI GENERA CONFORMISMO DI PENSIERO E MESSAGGI. RENDE GLI INDIVIDUI PIÙ MANIPOLABILI DA OGNI SORTA DI PROPAGANDA O INTERESSE.  LE IMPLICAZIONI PER LA DEMOCRAZIA E PER LA SCUOLA O L’UNIVERSITÀ NON POTREBBERO ESSERE PIÙ GRANDI: UNA SOCIETÀ DI PERSONE LIBERE E CAPACI DI ELABORARE IDEE E UN GIUDIZIO AUTONOMO USA SÌ L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE; MA SOLO DOPO AVER ALLENATO MOLTO BENE E A LUNGO QUELLA NATURALE…”

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Estratto dell’articolo di Federico Fubini per www.corriere.it

 

[…] L’intelligenza artificiale ci rende stupidi?

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

È una domanda legittima dopo la pubblicazione (preliminare) di un nuovo studio sperimentale del Media Lab del Massachusetts Institute of Technology sugli effetti dei «large language models».

 

IL TITOLO DEL PAPER

Il paper ha un titolo esplicito: «Il tuo cervello e ChatGPT: accumulazione di debito cognitivo nell’usare un assistente di intelligenza artificiale per compiti di scrittura».  A guidare lo studio è Natalia Kosmyna, una ricercatrice con un dottorato in informatica che lavora sull’interazione fra i computer e il cervello umano. […]

 

I TRE GRUPPI CHE COMPONGONO IL CAMPIONE

Kosmyna ha formato tre gruppi da un campione di 54 volontari, incaricando ciascuno dei componenti di scrivere tre brevi testi per tre sessioni successive su temi predefiniti, per un periodo esteso su un trimestre.  Il primo gruppo («Brain-only») poteva scrivere solo sulla base delle proprie risorse mentali, senza accesso né a internet né a uno schermo.  Il secondo gruppo aveva accesso al motore di ricerca di Google.

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Il terzo gruppo invece aveva accesso all’intelligenza artificiale generativa, in particolare ChatGPT di Open AI. Il cervello dei partecipanti a tutti e tre i gruppi è stato analizzato, connettendolo a degli elettrodi per un elettroencefalografia mentre svolgevano il compito richiesto.

 

LA CONNETTIVITÀ CELEBRALE

I risultati sono sorprendenti. […] Rispetto al livello del gruppo che scriveva senza supporto digitale, il gruppo con accesso al solo motore di ricerca ha registrato una connettività cerebrale fra il 34% e il 48% più bassa; il gruppo con accesso a ChatGPT (nella forma di GPT-4o) ha mostrato una connettività cerebrale del 55% più bassa. In sostanza, più consistente è il supporto e più si riduce l’ampiezza dell’attività del cervello.

 

LE AREE DEL CERVELLO INTERESSATE

[…] Ma anche la qualità del lavoro cambia. Il gruppo «Brain-only» evidenzia un’attivazione delle aree del cervello connesse con l’ideazione creativa, con l’integrazione dei significati fra loro e con l’automonitoraggio: le funzioni necessarie a generare contenuti, pianificarli e rivederli.

 

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Invece chi usa Google fa lavorare soprattutto la corteccia occipitale e visuale: le aree che presiedono ad assimilare tramite la vista l’informazione ottenuta sullo schermo e poi raccoglierla. Infine, chi usa ChatGPT attiva soprattutto le aree per funzioni pressoché automatiche e entro un’impalcatura esterna.

 

CHE COSA SUCCEDE CON L’AI

I lavori prodotti sono risultati molto vari e diversi gli uni dagli altri nel caso del gruppo «Brain-only», ma estremamente omogenei e simili fra loro per il gruppo che ha usato l’intelligenza artificiale. In sostanza, affidarsi all’AI genera conformismo di pensiero e messaggi.

 

Qui però è arrivata una sorpresa ulteriore: nell’83% dei casi, chi aveva lavorato con ChatGPT ha poi avuto difficoltà nel citare frasi dai propri stessi testi già pochi minuti dopo averli consegnati. […] Al contrario, pressoché tutti coloro che avevano lavorato da soli sono riusciti a citare frasi dai testi appena scritti quasi esattamente, mostrando molta più attenzione al contenuto e al senso del lavoro svolto (non solo alle modalità).

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

 

I CONCETTI NON VENGONO ASSIMILATI

In sostanza, l’uso dell’intelligenza artificiale ha reso le persone sottoposte al test dei semplici assemblatori di concetti che non vengono assimilati dai loro stessi autori.

 

[…] L’INVERSIONE DEI GRUPPI

Ma quel che è accaduto dopo dà ancora di più da riflettere.  C’è infatti stata una quarta sessione del test, nella quale le parti si sono invertite. Al gruppo che aveva sempre usato l’intelligenza artificiale è stato chiesto di comporre un testo a tema fisso senza alcun supporto digitale; al contrario, chi aveva scritto fino ad allora senza supporto ha potuto usare ChatGPT.

 

SI CREA UN DEBITO COGNITIVO

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

[…] Chi si era abituato ad usare ChatGPT ha mostrato difficoltà a ricreare il tipo di robusta attività cerebrale, ricca di connessioni, che occorre per sostenere un’attività di creazione autonoma di contenuti. Fra loro si è evidenziato quello che Kosmyna definisce un «debito cognitivo». Il tema dello scritto richiesto era uguale a quello di scritti precedenti, ma coloro che si erano abituati a ChatGPT sono riusciti a citare un elemento qualunque appena due su dieci, ora che potevano contare solo sulla propria mente.

 

Invece chi aveva contato solo sul proprio cervello all’inizio, allenandolo in modo autonomo, è riuscito a produrre testi più ricchi e precisi proprio grazie all’uso dell’AI nella sessione finale.

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[…] LE CONCLUSIONI

Conclude lo studio: «Quando i partecipanti (al test, ndr) riproducono dei suggerimenti (dell’intelligenza artificiale, ndr) senza valutarne l’esattezza o la pertinenza, rinunciano non solo ad appropriarsi delle idee espresse, ma rischiano di interiorizzare prospettive superficiali o distorte».

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In altri termini, diventano individui più manipolabili da ogni sorta di propaganda o interesse.  Le implicazioni per la democrazia e per la scuola o l’università non potrebbero essere più grandi: una società di persone libere e capaci di elaborare idee e un giudizio autonomo usa sì l’intelligenza artificiale; ma solo dopo aver allenato molto bene - e a lungo - quella naturale.