DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
Paola G.Brera per “la Repubblica”
Templi e colonne, almeno loro, sono al sicuro: l’assalto dello Stato islamico a Palmira – la “Sposa del Deserto” che l’Unesco ha definito patrimonio dell’umanità – per il momento è respinto, anche se si continua a combattere nei dintorni della città siriana e dei suoi antichi tesori. Ma le buone notizie, nella guerra tra l’Is e il resto del mondo, per oggi finiscono qui: Ramadi, l’importante capoluogo della provincia di Al Anbar, a un centinaio di chilometri dalla capitale irachena Bagdad, di fatto è caduta.
Le bandiere nere del califfo hanno ormai preso il controllo definitivo della città. Nonostante i 18 attacchi aerei in un solo giorni messi in atto ieri dalla comunità internazionale (altri 8 sono stati lanciati in Siria) «la situazione è al collasso», dice un membro del Consiglio provinciale, Athal Fahdawi.
Nell’ovest iracheno gli islamisti hanno persino conquistato una base militare strategica: hanno costretto la guarnigione dei soldati governativi a ritirarsi a ovest di Ramadi, dove li hanno accerchiati. Con un megafono, chiedono loro di consegnare le armi in cambio della salvezza. Le conquiste di questi giorni in Iraq da parte dell’Is sono il successo militare più eclatante dalla controffensiva subita l’anno scorso dai soldati iracheni e dalle milizie sciite.
Migliaia di civili intrappolati tra granate e sparatorie hanno abbandonato quel che resta delle loro case e sono fuggiti verso la capitale. La situazione è così preoccupante che il premier Haider Al-Abadi ha chiesto nuovamente una mano alle milizie sciite per respingere l’offensiva jihadista, una mossa autorizzata dal Consiglio provinciale ma molto delicata in una provincia a maggioranza sunnita.
In Siria, intanto, dopo la prima sorprendente incursione americana sul terreno con l’uccisione del responsabile degli affari petroliferi del Califfato, Abu Sayyaf, ieri anche l’esercito siriano ha rivendicato il successo di un blitz. Sarebbero stati uccisi cinque leader dell’Is di cinque nazionalità diverse: un saudita, un turco, un giordano, un ceceno e un iracheno.
A Palmira, intanto, la battaglia dei soldati di Assad per difendere la città moderna e i tesori dell’antichità ha provocato 295 vittime in quattro giorni, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, ma è stata vinta. Si combatte ancora, ma sempre più lontano dalle colline che sovrastano il centro abitato e i monumenti.
Il fronte resta incandescente, e non solo in Oriente: ieri un consigliere del governo libico di Tobruk, Abdul Basit Haroun, è tornato a evocare lo spettro dei miliziani dell’Is che starebbero arrivando in Italia sui barconi per compiere attentati in Europa. Lo ha detto alla Bbc, ma per il ministro dell’Interno Angelino Alfano «non abbiamo traccia di terroristi sui barconi. Questo non significa che abbiamo abbassato l’attenzione».
fuga da ramadi citta irachena assediata da isis 3fuga da ramadi citta irachena assediata da isis 4
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