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Maurizio Bettini per ''la Repubblica''
Secondo quanto riportato da numerose agenzie giornalistiche, martedì scorso il ministero Greco della Cultura avrebbe dato un annunzio sensazionale: presso il tempio di Zeus, ad Olimpia, alcuni archeologi greci e tedeschi hanno scoperto la più antica testimonianza scritta dell' Odissea di Omero.
Dato che i poemi omerici, come sappiamo, hanno avuto una lunga gestazione orale pur se alcuni studiosi sostengono che essi presuppongono in realtà la pratica della scrittura - e dato che, in ogni caso, Iliade e Odissea hanno avuto sin dall' antichità una travagliata vicenda editoriale, si capisce che la notizia abbia fatto scalpore.
Inutile dire che le medesime fonti (non si sa se ancora su indicazione sul ministero greco della Cultura o meno) si sono premurate anche di mettere in rilievo il fatto che la sensazionale scoperta sarebbe avvenuta in un luogo altrettanto eccezionale, ossia proprio là dove si tenevano un dì i Giochi Olimpici.
La scoperta di cui stiamo parlando consisterebbe in questo: una tavoletta in argilla, contenente tredici versi provenienti dal quattordicesimo canto del poema, che gli archeologi fanno risalire - e qui viene il bello - al III secolo dopo Cristo.
Ci deve essere però un equivoco. Se la datazione di questa tavoletta è corretta, non può minimamente trattarsi della più antica testimonianza scritta dell' Odissea, e neppure di una testimonianza significativa.
Sappiamo infatti che la tradizione di Omero - ossia l' insieme dei testimoni che ci hanno tramandato questo prezioso testo - non consta solo di oltre settanta manoscritti, risalenti ad età medioevale: ad essi si aggiungono infatti più di cinquecento frammenti di papiro, che vanno dal III secolo avanti Cristo fino al VI dopo Cristo.
Come si vede, fra i testimoni omerici che ci vengono dai papiri egizi ve ne sono di ben più antichi (quasi sei secoli) rispetto alla presunta, sensazionale tavoletta di Olimpia.
Non possiamo pensare che al Ministero Greco della Cultura abbiano emesso questo entusiastico comunicato senza aver prima dato un' occhiata agli apparati di un' edizione critica dell' Odissea, per controllare se questa tavoletta del III dopo Cristo era davvero così rilevante per la trasmissione del poema.
O forse si sono sbagliati, e nel comunicato abbiano scritto III "dopo" Cristo invece che, poniamo, III "avanti" Cristo? Se fosse così, la scoperta risulterebbe più interessante.
Però sarebbe strano che gli addetti a un ministero della Cultura non abbiano saputo distinguere fra le due ere. O forse in Grecia, e in particolare a Olimpia, avevano bisogno di un surplus di pubblicità?
Si sa che la scoperta archeologica sensazionale, soprattutto a partire dall' avvento di Indiana Jones, attira sempre l' attenzione del pubblico. Anche questa ipotesi, però, risulterebbe altrettanto singolare quanto l' altra, e anzi ancor più imbarazzante.
Insomma, a questo punto ci è venuta la curiosità. E ci farebbe piacere avere un supplemento di informazioni.
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