DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER…
Francesco Semprini per “La Stampa”
«I' m scared!... I' m scared!», ho paura. Ecco un altro tragico lamento di sofferenza destinato a diventare il nuovo grido di denuncia degli abusi compiuti da una certa polizia nei confronti di cittadini neri. Si tratta delle ultime parole pronunciate da Ronald Greene, afroamericano di 49 anni bloccato a terra mentre un gruppo di poliziotti lo prende a calci, pugni, lo trascina sanguinante sul selciato e lo colpisce con il taser, la pistola a scariche elettriche.
L' uomo, disarmato e inerme, muore poco dopo. L' ennesimo racconto di violenza in divisa giunge questa volta dai sobborghi della città di Monroe, in Louisiana, ma non si tratta di un fatto recente bensì accaduto il 10 maggio 2019. Le immagini sono stata realizzate - seppur a tratti disattivate - con le telecamere portatili in dotazione agli stessi rappresentanti delle forze dell' ordine.
L' episodio è da due anni al centro di un' indagine federale per verificare l' esistenza di una violazione dei diritti civili. A differenza di altri casi in cui le immagini delle «body cam» vengono rese pubbliche dopo poco tempo, le autorità della Louisiana hanno secretato il video di 46 minuti che riguarda il tentativo di arresto e la morte di Greene. Sono state rese note solo ora grazie all' Associated Press che ne ha da poco ottenuto una copia.
Le indagini erano state sviate dagli stessi agenti secondo cui Greene era morto dopo essersi schiantato con la sua auto contro un albero. Gli stessi poi hanno dovuto ammettere che dopo il fermo avvenuto per un' infrazione stradale di Greene, è seguita la colluttazione e quindi il decesso in ospedale. Le immagini appaiono risolutrici e mostrano l' inaudita violenza degli agenti dopo che Greene era sceso dalla sua automobile ed era ormai stato fermato.
L' uomo viene insultato, picchiato a sangue e intontito col taser mentre implora «Mi dispiace... sono un vostro fratello.. ho paura..». Poi, una volta ammanettato, per oltre nove minuti l' uomo insanguinato viene lasciato agonizzante faccia a terra, incustodito, senza che nessuno gli presti assistenza.
«Sono pieno di sangue, spero che questo qui non abbia il fottuto Aids», dice uno degli agenti mentre con un fazzoletto si pulisce le mani. Le immagini e il lamento di dolore evocano la tragedia di George Floyd avvenuta un anno fa a Minneapolis, quando il cittadino afroamericano è rimasto ucciso in seguito al violento arresto da parte di quattro agenti bianchi.
Fatale è stato il prolungato schiacciamento del collo con il ginocchio da parte di uno dei poliziotti, oltre otto minuti di agonia che hanno portato al successivo decesso dell' uomo. «I can' t breathe», non posso respirare, diceva Floyd mentre era sotto la presa dell' agente Derek Chauvin il cui processo è atteso concludersi a metà giugno con il pronunciamento del giudice.
Una vicenda che aveva fatto riemergere in tutta la sua drammaticità il dibattito sulle discriminazioni razziali sia da parte di una certa polizia, sia di una certa parte della società Usa, questione mai risolta, rabbia mai sopita. In realtà un anno prima la stessa sorte era toccata a Greene.
«Lo hanno assassinato, non ha avuto scampo», è la denuncia della madre di Ronald. La famiglia della vittima aveva intentato una causa federale per omicidio colposo il 6 maggio 2020. Gli imputati hanno presentato una mozione per archiviare la causa ma il caso è stato sospeso in attesa dell' esito dell' indagine penale. Finora l' unica sanzione comminata è stata la sospensione di 50 ore dal servizio per uno degli agenti, Kory York, quello che trascinò per le gambe il corpo di Greene e che disattivò la body cam.
Dei due agenti maggiormente coinvolti nelle violenze, il capo pattuglia Chris Hollingsworth è morto mesi fa in un incidente d' auto ore dopo aver appreso che sarebbe stato licenziato. L' agente Dakota DeMoss è invece stato arrestato per il coinvolgimento in un altro caso, per cui è accusato insieme ad altri due poliziotti di uso eccessivo della forza nei confronti di un automobilista.
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL…
DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI…
VIDEO-FLASH! - L’ARRIVO DI CECILIA SALA NELLA SUA CASA A ROMA. IN AUTO INSIEME AL COMPAGNO, DANIELE…
LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO-…