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L’ULTIMA MOSSA DI URSULA PER SOSTENERE KIEV MANDA IN TILT MELONI – VON DER LEYEN PROPONE AI MEMBRI DELL’UE DI FARSI PRESTARE I SOLDI DEL MES PER POI VERSARLI, A FONDO PERDUTO, ALL'UCRAINA. UNA SOLUZIONE ALTERNATIVA ALL’USO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI, CHE VEDE CONTRARI SIA L'ITALIA SIA LA FRANCIA – L’IPOTESI METTE IN IMBARAZZO FDI, DA SEMPRE CONTRARIA AL FONDO SALVA STATI (TANTO CHE L’ITALIA È L’UNICO PAESE A NON AVER RATIFICATO IL TRATTATO). MA GIORGIA NON PUÒ SFILARSI NEL SOSTEGNO A ZELENSKY. MENTRE SALVINI GONGOLA ED È PRONTO A METTERE IL BASTONE TRA LE RUOTE AL PROGETTO, ANCHE PER AZZOPPARE MELONI…

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Estratto dell’articolo di Marco Bresolin e Francesco Malfetano per “la Stampa”

 

URSULA VON DER LEYEN VOLODYMYR ZELENSKY

Farsi prestare i soldi del Mes per poi versarli, a fondo perduto, all'Ucraina. È una delle soluzioni alternative all'uso degli asset russi congelati che Ursula von der Leyen ha proposto ieri ai leader Ue in una lettera.

 

Uno scenario altamente indigeribile per molti governi e decisamente urticante per quello italiano, in particolare per l'ala leghista che ha sempre considerato il Meccanismo europeo di stabilità come una trappola e che continua a fare resistenza sul sostegno militare a Kiev.

 

Ma la mossa di Von der Leyen va letta proprio in quest'ottica: far comprendere agli Stati ancora scettici sull'utilizzo dei beni finanziari di Mosca che non esistono soluzioni migliori. [...]

 

GIORGIA MELONI - ER MES - MEME BY DAGOSPIA

Certamente l'ipotesi di rimettere il Mes al centro del tavolo europeo non lascia tranquilla la maggioranza. Fratelli d'Italia e Lega, in particolare, non hanno cambiato idea: diffidenza assoluta. Men che meno immaginano che una riconversione "pro Ucraina" del fondo possa diventare davvero la chiave per sbloccare il veto che paralizza i Paesi dell'Eurozona.

 

Per il Carroccio, soprattutto, il Mes resta esattamente ciò che Matteo Salvini definì tempo fa: «Un cappio al collo». Tant'è che due fedelissimi – Marco Dreosto ed Elena Testor – hanno depositato emendamenti alla manovra per cedere le quote italiane e liberare quindici miliardi da girare alla sanità o al taglio delle tasse.

 

MATTEO SALVINI E VLADIMIR PUTIN

Eppure a via Bellerio, le parole di Von der Leyen vengono accolte quasi come un inatteso regalo politico. Perché rischiano di innescare un cortocircuito per Fratelli d'Italia. «Dal punto di vista pratico per noi potrebbe anche andare bene – puntualizzano i meloniani – ma politicamente è un dossier molto scivoloso». Per prendere davvero in considerazione l'ipotesi, ragionano le stesse fonti, bisognerebbe cioè «riscrivere» il testo.

 

La contraddizione, così com'è, è palese e offrirebbe alla Lega l'occasione per stressare dubbi e resistenze che hanno già portato allo scontro tra Salvini e Guido Crosetto. FdI, comunque, confida di riuscire a rinnovare l'impegno che vede l'Italia schierata accanto a Volodymyr Zelensky.

 

GUIDO CROSETTO GIORGIA MELONI - FOTO LAPRESSE

Non solo con il dodicesimo pacchetto di aiuti che il ministro della Difesa presenterà al Copasir il 2 dicembre, ma anche aprendo alla possibilità che il Parlamento autorizzi l'invio di armi, mezzi e munizioni anche nel 2026. «La Lega dovrà esprimere una posizione sua e, prima che arrivi la scadenza di gennaio, ci saranno gli opportuni contatti per conciliare le posizioni. Io non penso che la Lega voglia far venire meno l'Italia a un impegno» ha chiarito il capogruppo al Senato di FdI Lucio Malan.

 

[...]  Il più scettico resta quello del Belgio, Paese che ospita la società Euroclear, l'istituzione finanziaria che ha in pancia circa 180 miliardi di euro di asset russi congelati e che è al centro della soluzione preferita dalla Commissione.

 

MARK RUTTE - DONALD TUSK - URSULA VON DER LEYEN - GIORGIA MELONI PARLANO CON VOLODYMYR ZELENSKY

Secondo lo schema, Bruxelles utilizzerebbe i flussi di cassa generati dagli attivi russi per acquistare bond a tasso zero emessi dall'Ue con i quali finanziare un prestito da 140 miliardi all'Ucraina, che Kiev ripagherebbe solo nel caso in cui la Russia coprisse i costi dei danni di guerra (diversamente gli asset non verrebbero restituiti).

 

Gli Stati membri non avrebbero alcun impatto "contabile" in termini di deficit e debito, ma sarebbero chiamati a fornire garanzie e quindi a coprire il prestito se qualcosa andasse storto. La Commissione ribadisce che non si tratta di una confisca, ma Von der Leyen ammette che i mercati potrebbero percepirla come tale.

 

GIORGIA MELONI E URSULA VON DER LEYEN

Con la seconda opzione, gli Stati verrebbero chiamati a fornire – in proporzione al loro Pil – sovvenzioni a fondo perduto all'Ucraina per almeno 90 miliardi nel prossimo biennio. Ed è qui che potrebbe entrare in gioco il Meccanismo europeo di Stabilità: per reperire le risorse, i Paesi potrebbero attivare una linea di credito per farseli prestare. Al di là degli ostacoli politici, questa soluzione si scontra anche con alcune difficoltà tecniche: serve una nuova riforma del trattato istitutivo del Mes, con le relative ratifiche nazionali. Ipotesi altamente improbabile, considerato che Roma non ha ancora ratificato nemmeno la precedente.

 

La terza opzione consiste infine in un prestito Ue per Kiev, anche questo da ripagare solo nel caso in cui la Russia non coprisse i danni. Tale prestito sarebbe coperto da garanzie "vincolanti, incondizionate e irrevocabili" degli Stati membri che si accollerebbero anche il costo degli interessi e che vedrebbero le loro quote gonfiare i valori di deficit e debito. [...]

JUSTIN TRUDEAU - GIORGIA MELONI - VOLODYMYR ZELENSKY - URSULA VON DER LEYEN