LAGUNA TORBIDA - PARLA IL MAGISTRATO DELLA CORTE DEI CONTI CHE GIÀ NEL 2009 AVEVA SEGNALATO ALCUNE ANOMALIE DEL “SISTEMA MOSE”: "LA INVIAI A TUTTI GLI ENTI COINVOLTI MA FU MODIFICATA. MI DISSERO DI STARE ATTENTO A NON FARMI STRUMENTALIZZARE”

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Giuseppe Salvaggiulo per “La Stampa”

Una relazione della Corte dei Conti del 2009 ricostruiva in dettaglio il sistema Mose, evidenziandone le numerose criticità. Secondo la Procura di Venezia, corruttori e corrotti temevano che la Corte potesse alzare il velo sul Consorzio Venezia Nuova e si sarebbero attivati per impedirlo. Alla fine la relazione (nei mesi scorsi acquisita dalla Finanza) fu pubblicata, ma dopo un lungo travaglio, come racconta il magistrato che la istruì e redasse, Antonio Mezzera.

CANTIERE DEL MOSE CANTIERE DEL MOSE

Quando e come cominciò a occuparsi del Mose?
«Nel 2007, come componente della sezione centrale di controllo, nell’ambito di una normale attività di monitoraggio della spesa per grandi opere. Un anno e mezzo di lavoro, migliaia di documenti studiati».

Quale fu la prima anomalia?
«A fine luglio, inviai a tutti gli enti coinvolti, statali e locali, la prima richiesta istruttoria. Era molto dettagliata e conteneva 57 punti da approfondire. Il giorno dopo, mi si disse “di stare attento a non farmi strumentalizzare”».

Lei come reagì?
«Risposi che facevo il mio lavoro senza strumentalizzazioni e andai avanti».

venezia progetto mose cantieri x venezia progetto mose cantieri x

Che cosa evidenziava la sua relazione?
«Mancanza di concorrenza, commistione tra magistrato delle Acque e Consorzio, controllori (i collaudatori delle opere) scelti e pagati dal controllato (il Consorzio)».

Finito il lavoro, che cosa fece?
«Le relazioni devono essere approvate dai magistrati della sezione, una ventina. Nell’ottobre 2008 fu fissata l’adunanza generale che, cosa rara, non fu presieduta dal presidente della sezione, ma dal presidente della Corte dei conti, Tullio Lazzaro».

Come andò la seduta?
«Normalmente: la mia relazione fu approvata senza alcuna obiezione. A quel punto, non restava che pubblicarla. In genere, la cosa avviene nel giro di pochi giorni. Invece il tempo passava e non succedeva niente».

Che cosa era accaduto?
«Chiesi un appuntamento al presidente Lazzaro. Mi disse che c’era qualcosa da correggere, da limare. Alcuni aggettivi, alcune espressioni troppo dirette. Cominciò così un tira-e-molla durato quattro mesi».

mose venezia N mose venezia N

Lei come si comportò?
«Nel merito, accettai alcune correzioni linguistiche a patto che non si modificasse in nulla la sostanza della mia relazione. Cosa che effettivamente accadde. Infatti nella relazione è rimasto tutto ciò che c’era da sapere».

In che cosa consistono le modifiche, quindi?
«Al di là degli aggettivi, il presidente volle alleggerire la sintesi e le conclusioni della relazione, ovvero le sole parti che in genere legge la gran parte della gente. E poi le note a margine: le considerava troppo assertive e ricche di dettagli, quindi impose di relegarle alla fine del testo, dove pochi arrivano a leggerle. Penso sia l’unica relazione della Corte in cui le note non sono a piè di pagina».

Dopo le modifiche, la relazione fu pubblicata?
«Non ancora. Passò altro tempo. La situazione si sbloccò solo nel febbraio 2009, in seguito al deposito di un’interrogazione parlamentare che chiedeva conto del ritardo. Due giorni dopo fui convocato dal presidente per la pubblicazione».

mose veneziamose venezia

Che idea si fece di questa attenzione alla sua relazione?
«Avevamo la sensazione che il Mose investisse interessi e soggetti a livelli molto alti. E che il controllo della Corte non facesse piacere».