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“LEI È A SCUOLA, MA CON ME C’È UN’ALTRA MIA AMICA” – A TORINO UN GRUPPO DI RAGAZZINE FACEVA SESSO IN CAMBIO DI DENARO CON UOMINI TRA I TRENTA E I 65 ANNI CHE LE AVEVANO CONTATTATE SUI SOCIAL - LA POLIZIA HA INDIVIDUATO QUATTRO UOMINI: UNO È UN IMPRENDITORE POCO MENO CHE CINQUANTENNE CHE SI È DIFESO SOSTENENDO DI PENSARE CHE LE GIOVANI FOSSERO MAGGIORENNI E DI AVER RICEVUTO UN DOCUMENTO DI IDENTITÀ CON LA DATA DI NASCITA CONTRAFFATTA – IL RACCONTO DI UNA DELLE RAGAZZE AGGANCIATE SU INTERNET: “PENSAVO VOLESSE OFFRIRMI UN LAVORO DA BARISTA. ERA LUI A CHIEDERMI DI PORTARE ALTRE AMICHE…”

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Estratto dell'articolo da www.open.online

 

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«Lei è a scuola, ma qui con me c’è un’altra mia amica». Questo diceva una ragazza rispondendo a un imprenditore che cercava una sua amica. L’aveva conosciuta su una piattaforma di messaggistica. L’uomo, poco meno che cinquantenne, ha ricevuto una misura cautelare: l’obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria. […]

 

L’edizione torinese del Corriere della Sera dice che l’inchiesta della polizia, coordinata dai pubblici ministeri Giovanni Caspani e Davide Pretti, ha fin qui identificato quattro persone, di età compresa tra i trenta e i 65 anni. Sono tutte accusate di aver avuto rapporti intimi in cambio di denaro, anche in uffici e abitazioni in pieno centro, con almeno tre giovani ragazze. All’epoca di alcuni incontri, le giovani avevano 16 e 17 anni. La procura aveva chiesto carcere e domiciliari. Per gli altri tre indagati la misura non è scattata. Ma il gip nella sua ordinanza ha definito gli indagati a caccia di rapporti sessuali a pagamento ma non inclini a ricercare in modo specifico ragazze minorenni.

 

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Anzi. In un caso l’indagato avrebbe chiesto a una giovane di mostrargli un documento. Lei glielo avrebbe inviato, ma con la data di nascita contraffatta. L’inchiesta era partita per reati contro la pubblica amministrazione. L’uomo, nell’interrogatorio preventivo, si è difeso sostenendo che «riteneva che le ragazze avessero avuto la maggiore età». Basandosi «sulle informazioni acquisite dalle stesse ragazze». Una di queste gli avrebbe mentito, dicendogli che aveva 17 anni invece di 16. […]

 

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Una delle ragazze ha trovato il contatto rispondendo a un annuncio di lavoro come barista. «Io pensavo che mi volesse offrire un lavoro», ha ribadito la giovane. Dalla rete di telefonate e contatti, sono poi saltati fuori i nomi di altri uomini e altre ragazze. «Era lui che mi chiedeva di portare altre amiche», ha messo a verbale la ragazza. Le ragazze avevano indicato nella piattaforma di avere un’altra età. Per il Gip non sono scusanti l’eventuale «presenza nel soggetto di tratti fisici di sviluppo tipici di maggiorenni o rassicurazioni verbali circa l’età, provenienti dalla minore o da terzi».

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