
DAGOREPORT – COME MAI TRUMP HA PERSO LA PAZIENZA, IMPRECANDO IN DIRETTA TV, SULLE "VIOLAZIONI"…
E.Si. per “La Repubblica”
Made mistakes. Ho sbagliato, ammette Claudio Ranieri. Due volte: «Prima ho chiesto ai miei di giocare con la difesa a tre contro il Chelsea, poi di giocare con il rombo contro il Southampton». Due Caporetto: «Ho confuso le idee alla squadra. Tutta colpa mia».
Umiltà, furbizia e saggezza nel valutare le cose in divenire e, com' è noto, nel Leicester attuale in divenire ci sono più che altro le reti al passivo e l' evaporazione dei miti del 2016, da Huth e Morgan dietro, al fantasma di Kante ceduto al Chelsea a centrocampo, alle reti sparite di Vardy.
Tutti elementi di non facile gestione che possono facilmente sfociare in acute forme di malinconia tecnica. Ma Ranieri ha gli anticorpi. Il miglior allenatore del mondo secondo la Fifa aveva visto tutto in anticipo. Eppure non ha mai pensato di mollare, così, solo perché tutto quello che era successo era anche e soprattutto irripetibile.
Ci vuole ben altro. Ranieri era consapevole che il Leicester campione, che la 24esima squadra a vincere un titolo in Inghilterra avrebbe vissuto mesi atroci, in cui forse ci sarebbe stato solo da raccogliere due o tre briciole qua e là e coltivare il sogno di arrivare più avanti possibile in Champions (il 22 febbraio andata degli ottavi a Siviglia). La sberla di Southampton è l' ultimo atto di un fallimento più ampio che costringe le foxes a gironzolare per pollai sempre più blindati.
Ormai la zona retrocessione (a 5 punti) è al tempo stesso il filo rosso e la nota dissonante della stagione in cui tutto stona e in cui riprendono dolorosamente fiato la profezia di Lineker (che prima di gioire da ex e da tifoso per la vittoria finale aveva bollato Ranieri come una scelta " uninspiring") e la leggenda delle " tinkering tactics", vale a dire delle logiche da "minestraro" (così apostrofavano Ranieri a Roma nei giorni di magra). Chiunque al posto suo avrebbe lasciato. Ranieri no. Tosto e generoso, ancorché "tinkerman", è rimasto per assumersi ogni responsabilità. Anche nel disagio si può essere "migliori".
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