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“SIAMO COSTRETTI A CUCINARE LE POLPETTE CON LA CARNE AVARIATA E PUZZOLENTE” - LE LETTERE DEI DETENUTI DEL CARCERE DI REBIBBIA, A ROMA, TOGLIE IL COPERCHIO A UNA MAXI FRODE NELLE FORNITURE ALIMENTARI SU CUI ORA INDAGA LA PROCURA: “CI VIENE CONSEGNATA DELLA CARNE, APRIAMO LE BUSTE, ODORE DI MARCIO. C’ERANO I RESPONSABILI PRESENTI. NOI CI RIFIUTIAMO DI USARLA, MA CI VIENE DETTO: ‘O LE FATE O NON VI FACCIO PIÙ LAVORARE’. PAGAVAMO CIFRE ESAGERATE GLI ALIMENTI. UN GAMBO DI SEDANO, UNA CIPOLLA E PREZZEMOLO CI COSTAVANO 2 EURO”
Estratto dell’articolo di Marina de Ghantuz Cubbe e Marco Carta per “la Repubblica - Edizione Roma”
Detenuti costretti a preparare polpette con carne marcia, ad acquistare salsicce da cui usciva schiuma viola. Prezzi esagerati per una qualità del cibo a dir poco scadente. Dalle lettere dei detenuti nel carcere di Rebibbia, emerge un racconto degli orrori. Scrivono pagine e pagine, le inviano all’allora garante dei detenuti Gabriella Stramaccioni che denuncia tutto. Oggi, a carico di due responsabili della ditta che si occupava del vitto e del sopravvitto nell’istituto penitenziario, la Ventura, c’è un’indagine in corso.
Ma leggendo “le lettere dal carcere” ci si rende conto che l’ingiustizia ai danni dei carcerati si perpetrava da anni. «Nel 2015, dopo la scadenza dell’appalto con una cooperativa, torna la gestione del vitto da parte dell’Amministrazione e della Ventura», racconta un detenuto che lavora in cucina e a cui è rimasto impresso anche questo episodio: «Ci viene consegnata della carne, apriamo le buste, odore di marcio. Strano, c’erano i responsabili presenti. Ci rifiutiamo di lavorarla, ma ci costringono a fare le polpette con uova, pane e prezzemolo, così si copre l’odore». La minaccia, racconta il detenuto, era: «O le fate o non vi faccio più lavorare». E allora i detenuti non si ribellano, eseguono sotto ricatto. Ma poi scrivono.
Denunciano di aver dovuto versare «30 - 40 litri di acqua ogni 100 di latte» , raccontano degli «scatoloni di piselli, fagioli, ceci, tutto scaduto». Ma andavano usati lo stesso. Come la frutta: «se le pesche quel giorno costavano troppo, allora venivano lasciate le mele marce di giorni prima». […] Il tutto è sempre in mano alla Ventura e i prezzi, scrivono ancora i detenuti, sono altissimi.
«Il costo di un chilogrammo di pomodorini è di circa 4,30 euro, quello di un chilo d’aglio 9 mentre il costo degli odori è di circa 2 euro con una costa di sedano, una cipolla e un po’ di prezzemolo». Addirittura anche il gas che serve a cucinarlo, quel cibo scadente, viene fatto pagare caro. […] Tutte queste lettere, testimonianze di un degrado inflitto a chi è sotto la custodia dello Stato, sono state raccolte da Stramaccioni che nel 2021 denunciò tutto in Procura. […]
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