DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Barbara Costa per Dagospia
mughini libro sempre una gran signora
30 milioni di italiani hanno una fidanzata fissa, ci fanno l’amore una, due volte la settimana, pensano a lei ogni giorno, fanaticamente, 24 ore su 24. Il loro è un amore incondizionato, ossessivo, che dura tutta la vita, non stanca mai. Ogni volta che la vedono impazziscono, i loro cuori battono forte, la voglia che hanno di andare a letto con lei è inesauribile. Lei non sempre li fa arrivare all’orgasmo, ma non importa, il fervore, la passione che hanno rimangono intatti.
Quando li delude, la perdonano sempre. Non con lei ma per lei litigano, e per difenderla arrivano anche a fare a pugni, a rompere amicizie fraterne. Questa donna fantastica non la sposano mai ma, dopo la prima volta insieme, le giurano fedeltà eterna. Tradirla è impensabile.
Di questi 30 milioni, quasi 8 sono innamorati di una “Signora” che veste in bianconero, e tra loro c’è chi riafferma pubblicamente, con un nuovo libro (Giampiero Mughini, “Sempre una gran Signora. Lettera d’amore alla nuova Juventus”, Mondadori) che amarla è stata la scelta più felice della sua vita.
Domeniche, serate, ore e ore passate col corpo di questa donna che aspetta solo te, sontuosa, carica di gioielli, quei calciatori immensi che sono come fari, che negli anni l’hanno fatta splendere accanto a meteore prestissimo svanite, come corpi reali di donne stupende, apparse un attimo nella tua vita e scomparse l’attimo dopo.
Giocatori puro genio, quello tra i loro piedi e il pallone è stato amore a prima vista, insieme a calciatori che cambiano maglia, tradiscono, e allora sono sentimentalmente morti. Una donna capace di farti scendere all’inferno o salire in paradiso se sguaina le magnifiche gambe della vittoria, un’incantatrice abilissima a rapire mente, cuore, viscere. Il suo corpo negli anni è cambiato e cambierà ancora, sfoggerà gioielli (calciatori) diversi, potrà rimodellare le sue forme (schemi di gioco), formulare pensieri (allenatori) discordanti, e non perderà mai il suo fascino, la voglia di farti stare 90 minuti in sua febbrile, elettrizzante compagnia.
Una donna per cui lagnarsi, imprecare, da prendere a schiaffi quando fa arrabbiare. Una donna che si fa amare di nuovo quando ridiventa ardita, ostinata, tenace, orgogliosa di quello che è e fa in campo: una macchina da guerra, un meccanismo ad orologeria, teso a funzionare perfettamente in ogni parte e a fare meno sbagli possibili, quello che deve essere una squadra oggi se vuole vincere scudetti e coppe, anche a costo di non apparire “sexy”, perché oggi vince chi fa meno errori, non necessariamente chi fa spettacolo.
Il calcio moderno è fatto di particolari, di rimpalli fortunati, di audaci tiri da lontano che speriamo riescano, di tackle azzeccati in difesa che t’aprono varchi in contropiede. Di una traversa il cui spigolo devia un rigore, di una palla che sbatte indietro di pochi centimetri. Un lampo, tuo o degli avversari. Un miracolo di intuizione, genialità.
Ogni partita è una diversa rappresentazione teatrale, ogni fase di gioco è come l’esecuzione di un estasiante rapporto sessuale, ogni azione da gol un crescendo di angosciosa ma piacevolissima tensione (chi è stato a teorizzare la metafora per cui il calciatore che si avvia in porta è l’erezione, il pallone lo sperma, il portiere l’imene, la porta la vagina, il gol l’orgasmo?).
A fine partita ogni tifoso è stanco, esausto, come in stato post-orgasmico, sia che la sua donna l’abbia fatto godere vincendo, sia il contrario. Tornerà da lei ogni volta con lo stesso desiderio, l’identica foga. L’amore per la propria squadra vive nella storia erotico-sentimentale che noi tifosi ci raccontiamo in continuazione. E’ un pezzo consistente della nostra identità, non il più importante, ma quello a cui teniamo in modo particolare.
Le partite perse sono nostri incubi, le vittorie emozioni travolgenti che diventano ricordi indelebili. E’ incredibile come la memoria di ogni tifoso lavori a sé. In questo libro Mughini ricorda la finale Juventus-Milan di Champions League, quella giocata a Manchester nel 2003, in maniera difforme dalla mia, e proprio a causa dei nostri cuori tifosi, che quella sera battevano da avversari.
In quella partita abbiamo fatto l’amore nello stesso letto con due donne diverse. Le abbiamo amate, possedute attraverso ogni contrasto, tiro, azione di gioco, e abbiamo provato sensazioni, paure, gioie privatissime, solo nostre. Come in ogni rapporto d’amore, ce ne siamo appropriati. Compresi gol e primi piani dei nostri eroi. Compreso il duello finale tra Shevchenko e Buffon. Compreso il loro sguardo di sfida all’ultimo rigore, come quello di due guerrieri che si affrontano per la vita o la morte.
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