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LONDRA KENSINGTON AMBASCIATORI PROTESTA
Enrico Franceschini per “la Repubblica”
I ricchi della capitale britannica, quando non riescono ad andare più in alto, cercano di andare più in basso. Letteralmente: lo scorso anno il numero di richieste di permessi per scavare uno, due, tre o ancora più piani sotto terra è raddoppiato, nell’intento di trovare spazio per piscine, palestre, cinematografi privati, garage e stanze per la servitù negli scantinati di alcune delle più belle residenze della città.
Adesso una di queste iniziative è diventata un caso diplomatico, con mezza dozzina di ambasciatori di paesi normalmente non troppo amici che hanno formato un’insolita alleanza per bloccare i lavori sotto la villa di un Paperone locale.
I rappresentanti di Francia, Russia, India, Giappone, Arabia Saudita e Libano si sono rivolti alla Corte d’Appello per impedire a Jon Hunt, ex-proprietario di una delle più note agenzie immobiliari, di costruire un seminterrato a più piani nella sua casa su Kensington Palace Garden, la strada più esclusiva di Londra. Nei piani del multimilionario, il progetto dovrebbe creare posto per un garage per la sua collezione di auto vintage, una piscina e un ascensore (anch’esso per le auto).
Secondo gli ambasciatori, che hanno scritto perfino alla regina Elisabetta per informarla della protesta, il rumore e la confusione sarebbero a detrimento dei loro compiti di diplomatici, in violazione degli accordi stabiliti dalla Convenzione di Ginevra.
Può sembrare una querelle fra privilegiati del passato (gli ambasciatori) e del presente (oligarchi di varia nazionalità), ma la faccenda è abbastanza seria da essere finita in prima pagina sul Financial Times.
Il motivo è che riflette il modo in cui sta cambiando Londra, una città di eccessi e disparità fin dai tempi di Dickens, ma oggi a un livello che l’autore di Oliver Twist non avrebbe mai potuto immaginare.
Kensington Palace Garden è una piccola via privata al limitare degli omonimi giardini, nel cuore chic della capitale: l’accesso pedonale non può essere ristretto a nessuno, ma un passaggio a livello e una guardia in uniforme verificano che solo i residenti possano entrarci in macchina.
Un tempo era una strada riservata agli aristocratici e alle residenze della diplomazia. I primi ci abitano ancora: a Kensington Palace, che sorge appena dietro la via, visse la principessa Diana dopo il divorzio da Carlo e il palazzo è tuttora la residenza londinese del principe William, di Kate e dei loro figli. Ci abitano ancora anche alcuni diplomatici, come quelli dei succitati paesi.
Ma un numero crescente di case, in realtà magnifiche ville patrizie del periodo vittoriano, sono state vendute a prezzo stratosferici a sceicchi arabi, petrolieri russi e magnati indiani. Bernie Ecclestone, il patron della Formula Uno, ha realizzato una fortuna, qualche anno fa, vendendo a uno di questi nuovi ricchi la sua casetta su questa stradina lastricata d’oro.
KENSINGTON AMBASCIATA FRANCESE
La villa di Hunt (che ha venduto per 370 milioni di sterline la sua agenzia immobiliare Foxton poco prima della grande recessione globale del 2008) è proprio di fianco alla residenza dell’ambasciatore francese, a cui i colleghi russo, giapponese, saudita, indiano e libanese hanno manifestato solidarietà, perché anche loro si sentono evidentemente minacciati dal nuovo che avanza a forza di ruspe.
LONDRA AMBASCIATORI PROTESTA HUNT
L’alternativa, per i ricchi di Londra, sarebbe aggiungere piani alle loro case in altezza: ma le leggi sulla conservazione di edifici storici in genere non lo consente. Così provano ad aggiungere piani sotto terra: così tanti piani che le residenze di questo tipo vengono soprannominate “iceberg”, nel senso che di stanze e spazio ne hanno di più sotto terra che dal pianterreno in su. Resta da vedere se la Corte d’Appello darà ragione alla Convenzione di Ginevra o alle ruspe.
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