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Eugenio Pendolini per “la Stampa”
Divieto di dipingere in piazza San Marco? Esiste, e non guarda in faccia nessuno. È la nuova frontiera della lotta al degrado urbano a Venezia, e poco importa che a farne le spese sia un pittore di fama internazionale, amante della laguna e pluridecorato dalla corona inglese. È successo sabato mattina a Ken Howard, 86 anni.
Pittore inglese, è presidente del New English Art Club fino al 2003 e accademico reale dal '93 e ufficiale dell' Impero Britannico dal 2010. Da circa sedici anni, Howard ha deciso di stabilire a Venezia uno dei suoi tre studi (gli altri sono in Cornovaglia e a Londra). Così, insieme alla moglie Dora Bertolutti, trascorre diversi mesi all' anno in città.
Poco più di una settimana fa, i due sono tornati in laguna. Hanno viaggiato separati, gli arnesi di un pittore sono ingombranti da trasportare: la moglie carica l' auto e guida, anche per lunghe tratte come Londra-Venezia; il marito, per risparmiarsi la sfacchinata, preferisce l' aereo.
Sabato scorso, di prima mattina, Howard decide di uscire a dipingere. Cerca la posizione migliore, alla fine sceglie riva degli Schiavoni, a qualche centinaio di metri da palazzo Ducale. La pioggia, però, lo costringe a spostarsi. Cavalletto in spalla e pennelli in mano, decide allora di sistemarsi in piazza San Marco.
Lì, sotto l' ala napoleonica delle Procuratie, c' è la sua "mattonella". Basilica sullo sfondo, campanile a destra: da cinquant' anni a questa parte, è ancora quella la visuale che preferisce. Ormai, Howard è un volto noto per quanti frequentano la piazza. A quanto pare, non per tutti.
«Sono intervenuti due vigili - racconta la moglie - e gli hanno detto che lì non poteva stare. Ha cercato di resistere, di spiegare le sue ragioni ma non c' è stato verso. L' hanno fatto alzare e gli hanno detto che doveva andare via. Mio marito ha 86 anni, per lui è una fatica smontare cavalletto e attrezzatura. Ci è rimasto molto male».
È la prima volta, continua la moglie, che capita una cosa simile: «In fondo, che disturbo poteva dare?». Alcuni amici-pittori di Howard, provenienti da tutto il mondo, dovrebbero arrivare in città la prossima settimana.
Ma, con quello che è successo, come si fa adesso a dipingere per strada?«Questa vicenda - conclude - ci rammarica e preoccupa». Howard sembra la «vittima di un rinato senso della legalità», commenta il gruppo25aprile: «Siamo davvero sicuri che siano queste le priorità di una città allo sbando come Venezia? Forse anche i venezianissimi Guardi o Canaletto sarebbero stati costretti a emigrare».
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