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Tonia Mastrobuoni per “la Stampa”
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Per il medico Christoph Specht, è chiaro che «l’obbligo a tacere è un valore altissimo, importantissimo», per la sua categoria professionale. E le uniche eccezioni, nel diritto tedesco, sono stabilite dal codice penale, spiega: «Se il paziente annuncia di voler commettere un crimine, quell’obbligo cade».
Tradotto: soltanto se Andreas Lubitz avesse annunciato esplicitamente la volontà di uccidere qualcuno, il medico avrebbe dovuto comunicarlo al datore di lavoro. E, da giorni, Germanwings e Lufthansa si nascondono dietro questa regola.
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«Non sapevamo», continuano a ripetere. E Specht esonera le compagnie aeree anche dal sospetto che il Sic, il codice cui Lubitz era sottoposto e che lo impegnava a regolari controlli medici, dovesse insospettirle: «Il Sic vuol dire soltanto che i piloti devono sottoporsi a esami medici regolari, ma possono essere anche ortopedici o altro, non necessariamente psicologici».
«IDONEO AL 100 PER CENTO»
Ma è possibile che un ragazzo che sogna di fare il pilota ma soffre di un male psicologico non irrilevante, per qualcuno che ha la responsabilità di centinaia di vite umane - «tendenze suicide», le ha definite ieri la procura di Duesseldorf - possa nasconderlo al datore di lavoro per così tanto tempo? Le dichiarazioni dei magistrati e dei vertici della compagnia aerea concordano: quando Lubitz conquistò l’abilitazione a volare, «era idoneo al 100%» per citare Carsten Spohr, amministratore delegato di Lufthansa, casa madre della low cost per cui lavorava Lubitz.
Elmar Giemulla, un giurista esperto di traffico aereo, ha spiegato ieri all’Ansa: «Io do per scontato che Lufthansa e chi ha rilasciato quei certificati, non ne fosse a conoscenza». La tesi sull’ignoranza sulla malattia che affliggeva il copilota di Montabaur sta salvando i suoi datori di lavoro. Ma in Germania il dibattito sulla legittimità del segreto professionale, in casi come il suo e per mestieri come il suo, è ormai scoppiata. E i dubbi sul grado di consapevolezza dell’azienda sulla gravità del male che aveva colpito Lubitz sei anni fa, tanto da obbligarlo a interrompere la sua formazione di pilota, non sono sopiti.
I RISARCIMENTI
Intanto l’Aeromedical Center della Lufthansa di Monaco, che ha rilasciato i certificati di idoneità di Lubitz, rifiuta ogni commento con la stampa. Il dibattito, in un Paese abituato a una elaborazione estremamente accurata dei propri errori e a un esame approfondito delle proprie lacune, è destinato ad andare avanti. Ma sui risarcimenti, secondo quanto sostenuto da Spohr, la compagnia di bandiera «è assolutamente in grado di affrontarli», ha detto la scorsa settimana. Per ora, ha riconosciuto alle famiglie 50.000 euro per ogni vittima. Ma non è che l’inizio.
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