“L'INSEDIAMENTO DI TRUMP ASSUME LE SEMBIANZE DEL FUNERALE DELLA DEMOCRAZIA IN AMERICA, SANCITO DA…
Estratto dell'articolo di Simone Matteis per www.lastampa.it
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Alexander Lukashenko ha introdotto quello che suona come l'ultimo attacco agli oppositori del presidente, in carica ininterrottamente dal 1994.
Dall'inizio dell'anno è in vigore il decreto ministeriale che permette di identificare come soggetti «in pericolo» i bambini esposti a materiale definito «estremista». Tradotto, una norma che guarda dritto negli occhi i figli dei dissidenti politici, dal momento che in Bielorussia è pratica assai frequente evocare lo spettro dell'estremismo contro chi si oppone a Lukashenko, indicato da più parti come l'ultimo dittatore d'Europa.
Secondo i dati forniti direttamente dal ministero dell'Informazione, a partire dallo scorso settembre in Bielorussia è stato vietato l'accesso a circa 14mila siti web: tra questi, cinquemila sono bollati come estremisti e riguardano per lo più argomenti politici che contrastano con la propaganda governativa. Secondo quanto stabilito dal decreto, chiunque riceva una condanna con l'accusa di aver favorito la distribuzione di materiali estremisti o perfino dopo l'assoluzione rischia che i propri figli vengano individuati come soggetti in una "situazione socialmente pericolosa".
Un'etichetta che sa di condanna ulteriore e che spalanca ai più piccoli le porte al sistema di protezione statale: in virtù di un vecchio decreto risalente al 2006 alle autorità locali è consentito infatti prelevare i bambini dalle loro famiglie e tenerli lontani per un periodo che può arrivare anche a sei mesi, senza che ci sia bisogno di un'ordinanza da parte di un giudice.
«Il regime minaccia di togliere i figli ai genitori etichettati come oppositori del dittatore. Questo è il massimo della crudeltà: far soffrire i bambini perché i loro genitori osano aspirare alla libertà». La voce più critica contro il decreto arriva tramite il social network X da parte di Sviatlana Tsikhanouskaya, la leader dell'opposizione bielorussa che dal 2020 vive in esilio entro i confini dell'Unione europea. Anche lei, come molti oppositori, sono stati costretti a lasciare il proprio Paese per sfuggire alle politiche liberticide di Lukashenko e tutelare i propri figli, come fatto dalla stessa Tsikhanouskaya durante la campagna elettorale di quattro estati fa.
Utilizzare i bambini come strumento per attaccare gli oppositori, del resto, non è una novità dalle parti di Minsk. Era il 2010 quando le autorità tentarono di strappare allo sfidante di Lukashenko, Andrei Sannikau, e alla giornalista Iryna Khalip il loro bambino di appena tre anni.
Una sorte toccata anche alla prigioniera politica Yelena Maushuk, condannata a sei anni di carcere e successivamente punita con la revoca dei suoi diritti parentali, mentre il figlio dell'attivista Alena Lazarchyk è stato prelevato mentre si trovava a scuola […]
SILVIO BERLUSCONI E LUKASHENKOproteste contro lukashenko in bielorussia manifestazione di protesta a minsk contro lukashenko 6manifestazione di protesta a minsk contro lukashenko 4manifestazione di protesta a minsk contro lukashenko 1manifestazione di protesta a minsk contro lukashenko 5Proteste contro Lukashenkomanifestazione di protesta a minsk contro lukashenko 7proteste in bielorussia proteste contro lukashenkoproteste contro lukashenko in bielorussia 1 lukashenko
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