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Ilaria Sacchettoni per il “Corriere della Sera”
ALESSANDRA BALLERINI PAOLA REGENI
«L' Italia e l' Europa aumentino la pressione sull' Egitto per avere un' indagine trasparente sulla morte di nostro figlio». Da Bruxelles Claudio e Paola Regeni ricordano al governo le sue promesse all' indomani del vertice (fallito) fra investigatori italiani e egiziani.
Poco dopo il presidente del Consiglio, Matteo Renzi risponde confermando «massima attenzione e impegno perché sia fatta luce sulla vicenda» e assicurando che «li risentirò».
Ma cos' è cambiato dall' 8 aprile scorso, giorno del richiamo dell' ambasciatore Maurizio Massari? Quando cioè il ministro Paolo Gentiloni parlò apertamente di «pressioni diplomatiche da esercitare in varie forme» per conoscere la verità sul caso Regeni.
Secondo la famiglia del ricercatore friulano che ha monitorato il polso di politica e istituzioni, il battito si è perso.
La sensazione è che quella promessa non sia stata mantenuta: «Ormai siamo genitori erranti nelle istituzioni» dice la madre nel suo intervento alla commissione europea sui diritti umani.
«Ancora non è chiaro cosa sia successo e perché non c' è collaborazione dell' Egitto» dicono i Regeni. E fanno l' elenco di una serie di possibili azioni: oltre a richiamare gli ambasciatori degli Stati membri e dichiarare l' Egitto Paese «non sicuro», l' Italia potrebbe sospendere alcuni accordi sul fronte dell' intelligence, bloccare il rifornimento di apparecchiature e armi per reprimere gli oppositori.
«Il governo italiano - proseguono i genitori di Giulio - sospenda l' attività interforze per lo spionaggio o la repressione interna e gli accordi economici. Faccia un monitoraggio dei processi contro attivisti, militanti, avvocati e giornalisti che si battono per la libertà in Egitto e offrano protezione e collaborazione, anche con l' offerta di visti, a chi può offrire notizie alla procura di Roma».
Chiunque abbia puntato sulla rassegnazione di Paola Regeni va incontro a delusioni: nel suo intervento al Senato mesi fa, la donna, raccontando la barbarie che aveva dovuto vedere - «ho riconosciuto mio figlio dalla punta del naso» - fece capire che, se fosse stata costretta, avrebbe diffuso le foto del corpo torturato di suo figlio. Una possibilità che non è stata ancora esclusa perché viene ritenuta «strumento di pressione efficace per sapere chi lo ha ridotto così».
Il senatore Luigi Manconi, che assiste la famiglia in questa battaglia per conoscere la verità, sottolinea come «nella pagina informativa della Farnesina destinata ai turisti (Viaggiare sicuri), la stessa in cui si cita la tragedia dell' Egypt air, non c' è una riga su Giulio Regeni torturato». Dal ministero degli Esteri tengono a precisare che almeno sul fronte del nuovo ambasciatore, l' Italia intende mantenere il punto, infatti il nuovo incaricato Giampaolo Cantino è ancora a Roma.
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