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Soltanto due decenni fa, rischiava l’estinzione. Adesso invece la sua esistenza non è più a rischio, grazie ai ristoranti gourmet che della sua carne hanno fatto una prelibatezza. Si chiama Mangalica ed è una razza suina che da qualche tempo ha insinuato il maiale iberico dalla vetta delle preferenze delle carni più blasonate. A vederlo sembra un incrocio fra un suino e una pecora, ed è originario dell’Ungheria. Il nome significa letteralmente “maiale con molto lardo”, e il soprannome gli si addice, visto che si tratta di una delle razze più grasse al mondo.
La carne di mangalica è utilizzata prevalentemente per prosciutti e salsicce pregiati, oltre che per produrre il celebre salame ungherese, ed è considerata una delle più saporite in circolazione. C’è anche chi la chiama la “Kobe dei maiali”, riferendosi al pregiatissimo manzo giapponese.
La mangalica è anche salutare, con il suo alto contenuto di grassi insaturi, antiossidanti e omega 3. Era stata minacciata durante l’era comunista, quando gli allevatori dovevano concentrare i propri sforzi sulla produzione di massa, a discapito del sapore. La produzione di carne mangalica si era ridotta così tanto che nel 1990 c’erano meno di 200 esemplari. Poi, il maiale ricoperto di lana è tornato di moda. L’alta cucina ungherese ne ha fatto la colonna vertebrale della sua tradizione e dal 2007 c’è persino un festival dedicato., il Mangalica Fesztival.
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