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Giuliana Ferraino per www.corriere.it
Dopo la musica, il gruppo guidato da Tim Cook si prepara a lanciare la sfida sulle notizie, attraverso un servizio in streaming a pagamento. Insomma, modello Netflix per l’informazione. Dietro l’ultima mossa per aumentare i ricavi generati dai contenuti e i servizi online, c’è il progetto di integrare la tecnologia di Texture, la piattaforma digitale per la distribuzione di riviste tradizionali comprata da Cupertino poche settimane fa.
Lanciata nel 2010 da sei grandi case editrici di giornali, tra cui Condé Nast e Hearst, Texture permette con un abbonamento mensile di 10 dollari accesso illimitato a più di 220 settimanali e mensili, tra cui The New Yorker, Vanity Fair, People , National Geographic e Vogue. Ora, dopo la ristrutturazione di Apple, che subito dopo l’acquisizione ha mandato a casa buona parte dei lavoratori, Texture sarà il centro intorno al quale ridisegnare Apple News, l’app dell’azienda californiana dedicata all’editoria che non è mai decollata.
La sottoscrizione al servizio dovrebbe cominciare entro l’anno prossimo, anticipa Bloomberg. Il costo sarà fisso e una parte delle entrate dovrebbe andare agli editori, proprio come avviene con Apple Music per quanto riguarda i titolari dei diritti musicali.
Non è la prima volta che Apple si cimenta con le notizie. Al principio c’era Newsstand, una app che riuniva diversi giornali e riviste, ma per accedere alle pubblicazioni si dovevano sottoscrivere abbonamenti individuali. La nuova versione, Apple News, lanciata nel 2015, si basava sullo stesso principio. Ora Apple cambia totalmente approccio e punta a una semplificazione con un unico abbonamento, che a un costo fisso mensile coprirà più pubblicazioni. Sul modello del suo servizio Apple Music, che per 9,99 dollari al mese dà accesso a tutta la libreria musicale dell’azienda.
Con l’obiettivo di aumentare, allo stesso modo, utenti e ricavi. Anche il debutto nello streaming musicale è avvenuto grazie a una serie di acquisizioni. Apple ha acquistato Beats Music e il business dei suoi dispositivi audio nel 2014 per 3 miliardi di dollari. Allora Beat Music aveva meno di un milione di abbonati, che oggi dopo l’integrazione in Apple Music sono saliti a oltre 40 milioni.
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