CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL GIORNO: “QUANTE…
Mario Giordano per "la Verità"
C'è un papà che dice che il razzismo non c' entra niente. E chiede: «Non speculate su mio figlio». E ci sono giornali pieni di editoriali che speculano su quel ragazzo. Con Beppe Severgnini che pontifica, Karima Moual che tira in ballo di nuovo Salvini e Meloni come se fossero i mandanti dell'impiccagione, ed Enrico Letta che ne approfitta per chiedere, a cadavere caldo, un' accelerazione della legge sullo ius soli. Che schifo. Che schifo. Che schifo.
Se è già abbastanza disgustoso usare la morte di un ragazzo per scopi di bieca polemica politica quando di lui non si sa nulla (come hanno fatto Saviano, Marchisio, la Boldrini e tanti altri nella giornata di sabato), è davvero insopportabile che lo si continui a fare anche quando invece si conosce la realtà, come hanno fatto i giornali domenica mattina. «Mi vergogno di essere nero: il grido inascoltato di Seid», hanno titolato a tutta pagina. Continuando, forse per coerenza, a non ascoltarlo. E perciò a calpestarlo. In effetti siamo arrivati alla regola aurea del giornalismo: i fatti separati dalle opinioni. Nel senso che alle opinioni dei fatti non interessa nulla.
Vanno per la loro strada, seguendo il sentiero dei pregiudizi, della piccola polemica politica. Immagino le discussioni nelle redazioni d' Italia: «C' è un ragazzo nero che si è suicidato». «Perfetto: italiani razzisti». «Ma il padre dice che il razzismo non c' entra niente». «Ragazzo mio, perché ti ostini a rovinare una bella storia con la verità?».
E così la notizia del padre è stata nascosta in un angoletto, un titolino, un riga del pezzo, un sbuffo di occhiello subito seguita dall' avversativa «ma». Il padre dice così, ma. Per il padre il razzismo non c' entra, ma. Anche il suo allenatore che lo conosceva benissimo dice che il razzismo non c' entra. Ma. «Per favore non strumentalizzate la sua morte per questioni politiche», supplicano i familiari. Ma. Compaiono gli editoriali con le strumentalizzazioni.
Dagli a Salvini. Dagli alla Meloni. I fatti separati dalle opinioni. Che importa conoscere quello che pensano i genitori: ciò che conta è quello che pensa Severgnini. Lui il ragazzo non l' ha mai conosciuto ma ci spiega che «la tragedia non arriva dal nulla» perché per l' appunto arriva dal razzismo. Severgnini ne sa di sicuro più del papà, no? «Seid, la pelle nera, la morte e la denuncia: quello schiaffo che brucia», è l'editoriale in prima pagina di Marina Corradi su Avvenire: evidentemente anche lei ha avuto modo di approfondire le ragioni del disagio di Seid personalmente più dei genitori.
Mentre quel genio incompreso di Karima Moual, reginetta delle minchiate da talk show, dopo aver concesso generosamente il diritto di parola ai genitori («Fanno bene a dire che il razzismo non è l' unica ragione»), li percula considerando le loro parole come se contassero nulla. Infatti subito dopo si mette a parlare di razzismo, Salvini, Casapound e ovviamente del suo amato Pd. Senza vergogna.
Repubblica fa ancor meglio: dedica al caso (allarme razzismo! Allarme razzismo!) ben due pagine che dovrebbero essere mandate nelle scuole di giornalismo per insegnare come piegare i fatti alle proprie opinioni. Le dichiarazioni del papà del ragazzo sono ridotte a un francobollo in fondo pagina, il titolo a tutta pagina è «Guardano con odio la mia pelle nere: la denuncia di Seid scuote l' Italia», e sulla destra in bella evidenza c' è lo scopo finale di tutto ciò: Letta che rilancia la legge sullo ius soli. Per la battaglia politica del segretario Pd si possono pure calpestare i morti?
Evidentemente sì. Seid era iscritto all' Università, aveva una fidanzata finlandese, si è ucciso per motivi personali, come ha spiegato il padre. Ma tutti lo hanno ignorato. E hanno fatto passare un suo vecchio sfogo, di tre anni fa su Facebook, dove si trova tutto e il contrario di tutto, come se fosse il suo messaggio d' addio. «L' ultima lettera di Seid: sono nero e mi fanno vergognare», titolava in prima pagina La Stampa. Eppure sapevano benissimo che quella non è affatto l' ultima lettera di Seid. Al massimo l' ultima spiaggia dell' informazione.
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