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“SGOMBERARE I CENTRI SOCIALI E BASTA È UN ERRORE. CREA SOLO FRUSTRAZIONE” – MASSIMO CACCIARI COMMENTA LO SGOMBERO DI ASKATASUNA A TORINO: “È SBAGLIATO NON REGOLARIZZARE LE OCCUPAZIONI. A VENEZIA DISSI AI RAGAZZI CHE GLI EDIFICI NON SI OCCUPANO E FECI UN BANDO. IN QUESTO MODO SI TRASFORMA IL CENTRO SOCIALE IN UN ORGANISMO CULTURALE DI INTERESSE SOCIALE PER LA CITTÀ. TAJANI CHE CITA PASOLINI? SI VERGOGNI ANCHE A PRONUNCIARNE SOLO IL NOME…”
Estratto dell’articolo di Flavia Amabile per “La Stampa”
massimo cacciari a otto e mezzo 6
Massimo Cacciari è un filosofo, un saggista, un opinionista. Ma è anche stato sindaco di Venezia per due mandati. Le occupazioni le ha vissute e gestite.
A Torino è appena terminata la manifestazione di protesta contro lo sgombero del centro sociale Askatasuna. Ci sono stati ancora una volta scontri, peraltro ampiamente annunciati. Che cosa ci dice questo sulla situazione dei centri sociali in Italia?
«Nulla di nuovo. Gli sgomberi dei centri sociali sono sempre avvenuti e sempre avverranno con manifestazioni di protesta. Almeno finché ci saranno dei centri sociali in Italia. Ormai sono in calo rispetto al passato, rappresentavano una delle manifestazioni dei movimenti giovanili fino a qualche anno fa».
scontri al corteo per lo sgombero del centro sociale askatasuna 6
E vengono sgomberati. Ci sono stati diversi sgomberi a Roma, a Milano il Leoncavallo, ora a Torino Askatasuna.
«Si sgombera laddove prima le amministrazioni comunali non si siano invece cautelate anche dal rischio di manifestazioni, scontri, eccetera, sistemando le cose. Come feci io a Venezia».
E come fece a Venezia?
«Molto semplice. A chi voleva occupare dissi che gli edifici non si occupano. È, però, interesse anche della città che ci sia un centro di ricreazione, di discussione giovanile. Per realizzarlo il Comune deve fare un bando pubblico. A questo bando può partecipare chi vuole, di destra o di sinistra. Gli uffici competenti valutano, poi, tra i partecipanti chi corrisponde meglio ai requisiti previsti. In questo modo si trasforma il centro sociale in un organismo culturale di interesse sociale per la città. Questa era la cosa che andava fatta durante gli scorsi decenni. Credo che sia stata realizzata solo a Venezia».
Quindi lei non avrebbe firmato un patto come ha fatto il comune di Torino, andando oltre le irregolarità?
scontri al corteo per lo sgombero del centro sociale askatasuna 7
«Ho fatto quello che le ho detto, un bando in una sede che era irregolarmente occupata, dove in qualsiasi momento potevano crearsi problemi con l'illegittimo proprietario o anche con la Corte dei Conti. Può piacere o non piacere, ma sono situazioni irregolari. I comuni avevano tutte le possibilità di regolarizzarle, non lo hanno fatto ed hanno fatto malissimo».
Chi sostiene gli attivisti dei centri sociali, li descrive come bravi ragazzi che fanno solo politica, dicendo che sgomberarli significa imbavagliare il dissenso. È d'accordo?
«Sì, sono d'accordo, perché nella stragrande maggioranza dei casi, come per esempio qui a Milano al Leoncavallo, non solo non facevano male a nessuno, ma realizzavano qualcosa di positivo.
scontri al corteo per lo sgombero del centro sociale askatasuna 5
Erano centri di aggregazione di alcuni settori giovanili in modo assolutamente pacifico, con dibattiti e discussioni, a cui qualche volta ho partecipato pure io. Ormai sono una minoranza che non ha più la forza e le dimensioni di qualche decennio fa, nel bene e nel male».
Quindi non andrebbero sgomberati. Ma allora come li si gestisce?
«Sgomberarli e basta è un errore. […] Mandarli via significa creare motivi di frustrazione, di dissenso, di polemica. E vuol dire rendere ancora più difficile la condizione giovanile nel nostro Paese. I luoghi occupati andrebbero regolarizzati, riconoscendo la funzione sociale che la gran parte di loro ha svolto in questi anni».
scontri al corteo per lo sgombero del centro sociale askatasuna 4
Una funzione sociale tradita in diverse occasioni da parte di Askatasuna, a partire dall'assalto alla redazione della Stampa a Torino.
«[…] Non si deve organizzare un assalto alle redazioni dei giornali, anche se sono giornali - tra virgolette - nemici. Sono comportamenti che non corrispondono neanche minimamente all'interesse di un centro sociale che voglia poi continuare a svolgere le sue attività culturali e politiche. […]».
Il ministro degli Esteri Tajani la pensa come Pasolini. Parlando degli attivisti di Askatasuna ha ricordato che sono «figli di papà che se la prendono con i figli del popolo, che stanno lì a mantenere la libertà, a difendere la democrazia e la sicurezza dei cittadini». Che ne pensa?
«Tajani si vergogni anche a pronunciare solo il nome di Pasolini. Se desidera facciamo un confronto su chi è stato Pasolini, su che cosa ha scritto, cosa ha fatto, su come va interpretata anche la sua disperazione rispetto al crollo di determinate culture, di determinati valori nel nostro Paese. Il suo è un discorso contro i Tajani, non contro il movimento studentesco».
il corteo di askatasuna a torino 6
I militanti di CasaPound sostengono che loro non devono essere sgomberati perché non hanno nulla a che vedere con chi si rende protagonista di episodi di violenza.
«Direi che nel caso di CasaPound c'è un'area di rispetto».
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il corteo di askatasuna a torino 4
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assalto dei giornalisti ad antonio tajani
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la mimica di massimo cacciari contro rita lofano
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