DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E…
Ilaria Sacchettoni per il “Corriere della Sera - Roma”
Massimo Carminati era assunto dalle coop di Salvatore Buzzi, era un suo dipendente insomma. Contratto, inquadramento e compensi all'ex Nar da parte della 29 giugno (teoricamente dal cuore a sinistra) sono stati depositati ieri al processo di Mafia Capitale.
Il ritratto degli opposti Buzzi e il Nero che non solo si attraggono ma, addirittura, timbrano assieme sarà oggetto di discussione alle prossime udienze.
Ma, interpretazioni o meno, a tutti in aula è chiaro il paradosso. Che cioè Carminati, l' ex ragazzo con ambizioni eversive e amici nella Banda della Magliana, avrebbe finito per percepire denaro dai titolari di appalti pubblici, retribuito con denaro delle casse capitoline.
Così, mentre in aula si pesa la sua potenza intimidatoria e quella di Riccardo Brugia, Matteo Calvio e altri, stanziali avventori dei caffè della Roma nord, è soprattutto su questo che si concentra l' attenzione delle parti.
Per i pm Cascini, Ielo, Tescaroli che lo depositano quel contratto proverebbe la qualità del legame fra il mondo coop e il suo preteso braccio criminale. Per la difesa, invece, testimonierebbe a maggior ragione la trasparenza dei rapporti fra Buzzi e Carminati: «Tra i due c'era una conoscenza di vecchia data che per Carminati si è trasformata in opportunità lavorativa. Quale sarebbe l' illecito?» domanda Giosuè Naso che difende il «Cecato».
L'ingresso «del signor Carminati Massimo come socio lavoratore a tempo determinato» della coop di via Pomona risale a un mese prima degli arresti, eseguiti dai carabinieri del Ros il 1 dicembre 2014. Fughe di notizie sull' inchiesta della procura di Roma erano già emerse. É possibile che, all'epoca, la contrattualizzazione di Carminati nelle coop, servisse a giocare d' anticipo contro gli investigatori, dimostrando che gli incontri intercettati dal Ros erano quelli, del tutto plausibili, fra il titolare di un' attività e un suo collaboratore.
Non è tutto però, perché presso un' altra cooperativa della galassia di Mezzo - la Cosma gestita da Paolo Di Ninno - era già stata assunta la compagna di Carminati, Alessia Marini.
Segno, forse, che la celebrazione di nozze combinate fra mondo delle coop e ambienti criminali operativi era divenuta un'esigenza pressante, utile anche a scudare i Carminati nel rapporto con banche e fisco.
Assunto a rappresentanza delle categorie svantaggiate il Cecato non fa in tempo a prendere la sua prima busta paga però perché il rinnovato cda della 29 giugno, ormai sotto sequestro della procura, deciderà una retribuzione «zero» per il mese di novembre.
Diversa la storia della Marini (indagata per intestazione fittizia di beni fra cui la famosa villa a Sacrofano) titolare del Blue Marylin nella solita Vigna Stelluti. La donna viene assunta a gennaio 2014 come responsabile amministrativa della Co.Sma, una fabbrica di fatture finalizzata alla creazione di provviste in nero per i pm, con una busta paga di 2.600 euro mensili.
la cupola di mafia capitale carminati
Il capitano del Ros Giorgio Mazzoli riepiloga poi gli episodi di intimidazione. Uno, inedito, è nell'informativa prodotta due mesi da dagli investigatori. Un prestito a usura del benzinaio Roberto Lacopo. Vittima, Bruno Caccia, titolare di un piccola impresa di trasporti.
Le intercettazioni descrivono un Brugia furente e un Carminati assai motivato a recuperare il credito con modi persuasivi. «Ci mettono nove mesi a recuperare quei soldi, che razza di mafia è?» ironizza Naso a questo proposito. Più irritante della restituzione del denaro che tarda è l' inconsapevolezza di caccia su chi siano i suoi interlocutori, ai quali è capacissimo di domandare al telefono il cognome. Sbotta con lui Carminati: «Se me chiami un' altra volta per cognome mi alzo e ti uccido. A me le guardie mi chiamano per cognome».
MASSIMO CARMINATI E FABRIZIO FRANCO TESTA
matteo calvio lo spezzapollici di massimo carminati 8
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