"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON……
Francesco Merlo per la Repubblica
La notizia dello stupro è diventata stupro della notizia l' 8 novembre, quando lo stupratore Alberto Genovese è stato per la prima volta interrogato dal giudice nel carcere di Milano. Da quel momento, dunque da quasi due mesi, il racconto delle violenze sessuali si sta ogni giorno arricchendo di dettagli morbosi e compiaciuti sempre accompagnati da un esibito sdegno morale e da un finto stupore pruriginoso.
È come se l' immaginario collettivo del Paese fosse degenerato ed è difficile capire chi sta diffondendo tutti questi particolari, forse inseguendo una strategia processuale o forse solo per il piacere di offrire scene di depravazione o magari per entrambe le cose. Sappiamo che lo stupratore aveva filmato tutte le sue imprese e che le parti processuali che hanno accesso ai file sequestrati sono i pubblici ministeri, i carabinieri e gli avvocati.
Il codice penale permette di «diffondere la sintesi degli atti di indagine se noti all' indagato» e non esiste l' abuso di cronaca. Dunque non sarebbe reato ammorbare il paese con queste minuziose narrazioni di ferocia tra lenzuola, federe e asciugamani, l' analisi dei referti clinici che mettono a confronto i lividi su 18 diverse parti del corpo, le sapienti expertise su corde, fruste e manette, i dibattiti sulle differenze tra cocaina e chetamina, la droga dello sballo e quella dello stupro.
Chiusa in casa dal Covid, l' Italia senza cinema e teatri è diventata platea di uno spettacolo pornografico che viene ogni giorno messo in scena sempre spacciando per diritto di cronaca l' ingrandimento delle mille sevizie e sempre con l' alibi dell' indignazione.
Trionfa, a latere, il sociologismo d' accatto sui "segreti" di Milano e sulla deboscia dei ricchi che ovviamente sarebbero mostri pervertiti perché sono ricchi.
Persino una bella terrazza con vista sul Duomo, ribattezzata nientemeno la "terrazza sentimento", sta producendo una nuova mappatura delle terrazze del vizio milanese che, molto più delle periferie, racconterebbero il degrado morale della città, battendo in simbologia del peccato le vecchie terrazze romane della Dolce vita, archiviate come roba da educande.
E ovviamente i dibattiti televisivi si infiammano, scavano con furore sullo scempio del corpo, eccedono e insistono sulla spregiudicatezza della vittima spacciandola per concorso di colpa nello stupro: si processano in tv soprattutto la stuprata e la sua moralità.
Purtroppo non è inutile dire che una ragazza maggiorenne ha il diritto anche di vendersi se le pare senza correre il rischio dello stupro in un mondo nel quale tutti vendono se stessi, la propria intelligenza, la propria onestà, le proprie idee nello spettacolo, nella televisione, nell' arte, nell' editoria, nelle università e nella politica, senza per questo venire stuprati.
Neppure i raccontatori e i commentatori meritano di essere stuprati perché si fanno pagare per frugare ed esibire tutta questa violenza sessuale all' occhio psicotico della bavosa morbosità collettiva.
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