giampaolo cati

“MI FACEVA PULIRE I GENITALI DEI CAVALLI A MANI NUDE” – UNA EX MILITARE ACCUSA IL TENENTE COLONNELLO GIAMPAOLO CATI DI MOLESTIE, VIOLENZA PRIVATA E ABUSO DI AUTORITÀ: A DENUNCIARLO ANCHE 11 SOTTOPOSTI, DI CUI ALTRE 3 DONNE – I FATTI RISALGONO AL 2020 PRESSO IL CENTRO IPPICO MILITARE DELL’ACCADEMIA DI MODENA – “CATI MI HA ROVINATO L’ESISTENZA, MI CHIEDEVA DI SPAZZARE E DICEVA GUARDA CHE SCOPATRICE, MI FOTOGRAFAVA, COMMENTAVA IN CONTINUAZIONE IL MIO SEDERE. DICEVA TI SDRUMO, TI FACCIO MANGIARE LA SABBIA" - IL SERGENTE MAGGIORE L.M. RINCARA: “CATI URLAVA, BESTEMMIAVA, INSULTAVA: QUESTO NON È L’ESERCITO, L’ESERCITO NON È CATI”. L’IMPUTATO NON PARLA, PER ORA…

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Estratti da open.online

 

giampaolo cati

Il tenente colonnello Giampaolo Cati è accusato di molestie, violenza privata e abuso di autorità. A denunciarlo 11 sottoposti tra cui 4 donne. Tutti all’epoca. in servizio al Centro ippico militare (Cim) dell’Accademia di Modena.

 

Tra loro c’è V.: «Cati mi ha rovinato l’esistenza, mi usava, mi offendeva. Mi chiedeva di spazzare e diceva guarda che scopatrice, mi fotografava, commentava in continuazione il mio aspetto fisico, il mio sedere. Diceva ti sdrumo, ti faccio mangiare la sabbia. E io obbedivo perché vivevo il terrore psicologico, avevo paura di essere punita, sorridevo quasi a comando… Sì colonnello, sta bene colonnello… lo assecondavo. Ma quando uscivo, piangevo».

 

 

giampaolo cati

Le vicende risalgono al 2020. All’epoca l’allieva V. aveva 25 anni. E sognava una carriera militare: «Lui invece diceva che ero una ragazza immagine, quando c’era un evento mi metteva alla porta d’ingresso del Centro per far tornare la gente. E così l’entusiasmo si è trasformato presto in una profonda delusione e alla fine desideravo solo andarmene.

 

Sono così tornata al mio paese e non ho più voluto saperne della vita militare». Ricorda un episodio in particolare: «Non c’era la necessità di pulire i genitali dei cavalli ma lui me lo faceva fare anche a mani nude…».

 

giampaolo cati

 

Poi il colonnello Giuseppe Manzi, comandante dell’Accademia, è intervenuto: «Andavo dallo psicoterapeuta e lui mi vedeva stare male. Un giorno mi ha chiesto il perché e ho capito che mi avrebbe potuto aiutare. Gli ho parlato». Dopo di lei sono arrivati gli altri. Tra cui il sergente maggiore L.M.: «Cati urlava, bestemmiava, insultava. Io soffrivo di insonnia e tachicardia. Una cosa però voglio dire: questo non è l’esercito, l’esercito non è Cati». L’imputato non parla, per ora.

 

giampaolo cati

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