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LO SCHIAVISMO VA DI MODA – IL TRIBUNALE DI MILANO HA DECRETATO L'AMMINISTRAZIONE GIUDIZIARIA PER "VALENTINO BAGS LAB", SOCIETÀ DELL'OMONIMA MAISON: AVREBBE SFRUTTATO LAVORATORI CINESI E FILIPPINI, SENZA CONTRATTO NÉ PERMESSO DI SOGGIORNO, PER PRODURRE BORSE E ACCESSORI – SI TRATTA DELL’ENNESIMO CASO DI ESTERNALIZZAZIONE DEL LAVORO E DI MANCATO CONTROLLO, COME GIÀ PER "ALVIERO MARTINI SPA" E "GIORGIO ARMANI OPERATIONS"
Estratto dell'articolo di Andrea Siravo per www.lastampa.it
Anche gli articoli da viaggio, le borse e accessori di pelletteria di Valentino sarebbero realizzati da lavoratori sfruttati. Dopo l’Alviero Martini spa e Giorgio Armani operations il Tribunale di Milano mette in amministrazione giudiziaria Valentino Bags lab, società della omonima maison.
[…] Ne l’azienda, da oltre 1 miliardo e mezzo di fatturato nel mondo fondata nel 1960 e dal 2012 appartenente a un fondo della famiglia reale del Qatar, «Mayhoola for Investments», né lo stilista 93enne risultano indagati.
«Si tratta di un contesto generalizzato, connotato da una attività agevolatoria di Valentino Bags Lab srl rispetto a soggetti indagati del delitto di sfruttamento della manodopera e da un generale ricorso ad una esternalizzazione del lavoro non accompagrata da adeguati strumenti di controllo della filiera produttiva», osservano i giudici nel provvedimento.
«Il meccanismo è stato colposamente alimentato dalla società Valentino Bags lab che non ha verificato la reale capacità imprenditoriale delle società appaltatrici[...]».
Secondo quanto riferito dal titolare di una delle società appaltatrice, Bags Milano srl, dal 2018 l'unico committente è la Valentino Bags lab che oggi commissiona circa 4000 borse al mese i cui costi di produzione oscillano da 35 a 75 euro a borsa a seconda delle complessità di confezionamento e quindi dal tempo di produzione.
Articoli da viaggio, borse e pelletteria realizzati da sarti cinesi e filippini - come rilevato da un’ispezione del 2024 - privi di permesso di soggiorno in Italia, senza contratto e con macchinari elettrici con i dispositivi di sicurezza «rimossi per accelerare la resa produttiva a scapito della sicurezza delle mani rispetto agli ingranaggi».
In luoghi di lavoro dove i prodotti chimici infiammabili ammassati sono sparsi senza custodia adeguata e nelle vicinanze di camerate dormitorio/cucina «degradate e insalubri» ricavate con abusivi tramezzi in cartongesso. I lavoratori dovevano sottostare e a turni infiniti di notte e nei giorni festivi per paghe a cottimo di «3 euro e mezzo a pezzo per il taglio di pelle, e 7 euro a pezzo per la tingitura».
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