il set di emily in paris a venezia

LA POLEMICHETTA DEL GIORNO – L’INUTILE LAGNA DI UN GRUPPO DI IMPRENDITORI E BOTTEGAI VENEZIANI CHE INSORGONO PER UNA SCENA DELLA SERIE “EMILY IN PARIS”- DURANTE IL SET, GLI ATTORI INDOSSAVANO GLI STIVALONI PER RIPARARSI DALL’ACQUA ALTA: “DOPO IL MOSE DIAMO ANCORA UN’IMMAGINE DI QUESTO TIPO. È SCHIZOFRENIA”. MA L’ASSESSORE AL TURISMO SIMONE VENTURINI TUMULA LE PROTESTE: “OGNI ANNO CI SONO PROFESSORI CHE SCRIVONO LIBRI SULLA PROSSIMA MORTE DI VENEZIA. NON È CHE ADESSO FACCIAMO LA MORALE A 'EMILY IN PARIS'…” - VIDEO

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Estratto dell’articolo di Gloria Bertasi e Monica Zicchiero per www.corriere.it

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Dai sanpietrini romani ai canali, avanti tutta con Emily in Paris. Parola di Lily Collins-Emily Cooper, la protagonista che ieri sui social ha annunciato la data d’uscita dell’attesissima «season 5»: «Emily’s Italian adventure continues, from cobblestones to canals, on December 18th... (L’avventura italiana di Emily continua, dai sanpietrini ai canali, il 18 dicembre, ndr)».

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Appuntamento, dunque, su Netflix tra tre mesi esatti per la prima puntata della nuova stagione. Emily in Paris trasloca a Roma. Nell’attesa, proseguono i «ciak si gira» in laguna, non senza uno strascico di polemiche per le riprese con un’acqua ricreata a tavolino con una sorta di piscina a San Francesco della Vigna.

 

Era martedì, giorno in cui è arrivata l’ora delle cinquecento comparse che già avevano fatto discutere per la richiesta di giovani «atletiche» tra la taglia 38 e la 42. E per l’occasione ha fatto appunto un «cameo» anche l’acqua alta. Che a Venezia non c’è più dall’attivazione del Mose ma, special guest, è stata fatta resuscitare. In realtà, era una «controfigura»: una vasca allestita con pochi centimetri d’acqua nel colonnato vicino alla chiesa, nella quale le comparse con stivali impermeabili (modello basic al polpaccio, colorati e, neanche a dirlo, molto fashion) hanno fatto la loro passerella.

 

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L’assessore al Turismo Simone Venturini era presente l’altro giorno su quel set e non si è scandalizzato nel vedere la messa in scena di acqua e stivaloni che riportava la reputazione di Venezia al 2019, prima dell’entrata in funzione dell’opera idraulica costata trenta anni di lavori e 6 miliardi. L’acqua alta è l’immaginario iconico e una finzione di scena non fa male alla reputazione della città, assicura. 

 

«Ogni anno ci sono professori che scrivono libri sulla prossima morte di Venezia — commenta l’assessore —. Non è che adesso facciamo la morale a Emily in Paris; è una scena leggera, non è un problema». […]  «L’acqua alta non è un gioco — stigmatizza Claudio Vernier, imprenditore della piazza ed ex presidente dell’Associazione Piazza San Marco — […]

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Stiamo finalmente facendo capire al mondo che Venezia è all’asciutto, sicura, fruibile e diamo ancora un’immagine di Venezia di quel tipo? Soffriamo di schizofrenia». Non grida allo scandalo come Vernier, il consigliere comunale Giovanni Andrea Martini (Tutta la città insieme) ma che quella che uscirà a dicembre sia una Venezia fittizia è lapalissiano. «L’acqua alta viene vista come un’icona che connota la nostra città — sottolinea — ma viene data una falsa immagine, ora c’è il Mose che non so quanto funzionerà ma c’è e dunque viene descritta una storia che non c’è. Non sarà un danno di immagine ma sicuramente è una finzione che restituisce una Venezia non reale».

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