DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Pierluigi Panza per il “Corriere della Sera”
protesta del movimento studentesco fuori dal teatro
Tra le profezie disattese, oltre a quella di Napoleone («Prevedo la vittoria entro l'ora di pranzo», Waterloo 1815) e di Henry Morton («La lampadina è un evidente fallimento», 1880) varrebbe la pena annoverare anche quella di uno striscione esposto davanti alla Scala nel '68 con su scritto: «Ricchi godete! Sarà l'ultima volta».
Una quindicina di anni fa, Intesa Sanpaolo acquistò l'intero patrimonio di Publifoto evitando che finisse disperso. È costituito da sette milioni di immagini, dagli anni Trenta al Novanta, che vengono restaurate, digitalizzate, schedate, messe online e, infine, anche in mostra.
persone in coda fuori dalla scala
Da oggi 83 dei circa 2.500 scatti dedicati da Publifoto alle cronache della «prima» della Scala dal 1946 al 1968 sono in esposizione alle Gallerie d'Italia di piazza Scala in una mostra a cura del docente di Storia della radio e televisione Aldo Grasso.
mostra sulla prima della scala 4
Le immagini scandiscono almeno tre momenti: la riapertura del maggio 1946 con Toscanini tornato dall'America; il 1951 con il primo 7 dicembre che diede il via alla belle époque (Callas sul palco e in platea Ingrid Bergman, Anna Magnani) e delle sciure milanesi impellicciate; il '68 con i katanga e Capanna a tirare uova e cachi e a sventolare profezie rivoluzionarie.
mostra sulla prima della scala 2
«Il patrimonio di immagini custodito dall'Archivio Publifoto è una fonte preziosa di storia e di memoria che Intesa Sanpaolo intende promuovere come strumento per riscoprire il senso e il valore dell'identità nazionale - dichiara Giovanni Bazoli, presidente emerito di Intesa Sanpaolo -.
mostra sulla prima della scala 1
Prima della Prima è un percorso che fa rivivere una grande tradizione milanese e anticipa la valorizzazione permanente che l'archivio troverà a Torino nel nuovo museo della banca in Piazza San Carlo, dove sarà messo a disposizione di tutti».
«È una mostra che descrive la società e trovo divertente come si comportava la gente - dice il sovrintendente della Scala, Dominique Meyer -. Per noi, fatta salva l'importanza della Rai, è la condivisione con il pubblico che fa vivere il teatro».
«La fotografia è un furto della realtà che vive in una doppia dimensione spaziale e temporale - spiega Aldo Grasso -. In una immagine-simbolo osserviamo una donna che si affaccia e guarda un gruppo di signore della borghesia milanese che stanno andando alla prima, allora unico autentico evento mondano della città».
Le immagini di Publifoto continuano, in realtà, sino al 1983 ma «sul finire del Sessanta - conclude Grasso - inizia a diffondersi la tv e sono i telegiornali a documentare la "prima": nel 1976 l'Otello di Zeffirelli è trasmesso dalla Rai».
Quasi per paradosso, l'età della tv appanna la presenza dello star system internazionale. Dopo queste foto, gli illustri vip saranno per lo più «sostituiti» da svippate celebrità televisive a rapida obsolescenza.
anna magnani con john huston alla scala
Ma le foto in mostra raccontano - si vorrebbe senza nostalgia - del dietro le quinte, ovvero di macchinisti, tipografi, sarte, della grande macchina del teatro che si prepara all'evento e che ancora oggi funziona con perizia anche artigianale.
Il «rito collettivo» della «prima» della Scala, sospeso lo scorso anno a causa della pandemia, tornerà tra pochi giorni con il Macbeth di Verdi, privato della cena conclusiva e, come da qualche decennio, con meno vip e più partecipazione collettiva.
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