mughini israele

MUGHINI, VIAGGIO IN ISRAELE - ''SONO RIMASTO IPNOTIZZATO DA QUANTO QUESTO PICCOLO SPICCHIO DI TERRA SIA CRUCIALE NEL MAPPAMONDO DEL TERZO MILLENNIO - HO TRASCORSO QUATTRO ORE GIRANDO PER IL MUSEO DELLA MEMORIA A GERUSALEMME. IN UNA FOTO C’È IL VOLTO IN PRIMO PIANO DI UN BELLISSIMO RAGAZZO CHE SI VOLTA DI LATO A GUARDARE QUELLI CHE SI ACCINGONO A MASSACRARLO. ISRAELE È NATA COSÌ, È NATA PER QUESTO. ED È BENISSIMO CHE CI SIA”

GIAMPIERO MUGHINI

Giampiero Mughini per Dagospia

 

Caro Dago, te lo avevo scritto che sarei andato per la prima volta in vita mia in Israele. Ossia in uno dei capoluoghi dell’anima umana che è anche uno dei maggiori ingorghi della storia contemporanea. Ci sono andato e sono rimasto ipnotizzato da quanto questo piccolo spicchio di terra sia cruciale nel mappamondo del terzo millennio.

 

ISRAELE Giardino dei Giusti tra le Nazioni a Yad Vashem

E difatti ecco che i giornali di oggi dedicano pagine intere a Israele e all’infinito corredo di questione che sgorgano dalla sua esistenza. La Knesset israeliana ha appena approvato (62 voti contro 55) una legge che definisce Israele uno stato essenzialmente ebraico di cui l’ebraico è la lingua ufficiale e di cui la persistenza degli insediamenti nei territori della ex Transgiordania è una questione imprescindibile, irrinunciabile. Il tutto, commentano in molti, rischia di rendere dei cittadini di serie B i tanti palestinesi che vivono entro i confini di Israele. Una questione che resta irta, difficilissima da discutere e da affrontare.

 

YAD VASHEM - MUSEO DELLA MEMORIA A GERUSALEMME

E l’ipotesi _ in cui tanti di noi speravano _ dei due Stati che convivessero l’uno accanto all’altro con una Gerusalemme est che facesse da capitale dello Stato palestinese? Appare lontanissima, o meglio del tutto irreale.

 

E succede difatti che mentre io guardavo i ragazzi e le ragazze di Tel Aviv che nella vita di tutti i giorni manifestavano una voglia di vivere e una vitalità incredibili, e che quella vita la vivono né più ne meno che i ragazzi e le ragazze di Parigi o di Londra o di Berlino, pochi chilometri più a sud di Israele arrivassero in un giorno qualcosa come 90 razzi lanciati da Gaza ad opera di una gang terroristica di nome Hamas e ne morissero due sedicenni israeliani.

YAD VASHEM - MUSEO DELLA MEMORIA A GERUSALEMME

 

La morte e la vita separate da poche decine di chilometri. E non c’è discorso che riguardi Israele in cui la morte e la vita siano separabili neppure per un istante. Quando a metà degli anni Settanta lavoravo nella tipografia romana dove si stampavano “l’Unità” e “Paese Sera”, nel senso che i banconi su cui poggiavano le pagine di piombo dei due quotidiani erano gli uni accanto agli altri, mi pare fosse stato uno dei tipografi (comunisti) a raccontarmi quel che era accaduto in quella stessa tipografia pochi anni prima. Ossia che alla sera del 10 giugno 1967 un giornalista dell’ “Unità” (notissimo) e che aveva perduto un braccio sbirciasse un istante il titolo di prima pagina del confratello “Paese Sera” che sarebbe uscito il giorno dopo.

giorno memoria massa

 

C’era scritto “Israele ha vinto”, il che era un fatto e non un’opinione: in cinque giorni l’esercito israeliano aveva sbaragliato gli eserciti che lo avevano affrontato tutt’intorno, l’esercito egiziano, quello siriano, quello giordano. Al notissimo giornalista comunista quel titolo apparve non so se falso o canagliesco. Fatto è che con l’unico braccio che gli era rimasto scaraventò a terra il blocco di piombo che conteneva la prima pagina del “Paese Sera”.

 

auschwitz birkenau

Che dire? Lui avrebbe voluto che le cose andassero diversamente, che sul campo egiziani e siriani si sbarazzassero della “monnezza sionista” come più o meno la qualificavano? Non c’era una via terza. Se gli eserciti arabi avessero vinto, avrebbero annientato Israele. Bene che fosse andata, gli ebrei sopravvissuti avrebbero dovuto percorrere all’incontrario la strada che avevano fatto chi negli anni Dieci del Novecento, chi negli anni Venti e Trenta, chi subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale e dopo la scoperta dei carnai umani ad Auschwitz, a Sobibor, a Treblinka.

ossa ghetto di lodz

 

Quegli ebrei erano fuggiti non soltanto dai nazi, ma dai pogrom che per secoli avevano macchiato l’intera mappa dell’Europa. Quando uno pronunzia la parola “Olocausto”, subito vi vengono in mente le immagini di Auschwitz-Birkenau e dunque le modalità di quel massacro. Sbagliato. Di massacri ce ne furono a bizzeffe e dappertutto, in Polonia, in Ucrina, in Lituania, in Russia. Interi villaggi distrutti, intere cittadine mozzate della loro popolazione ebraica, ebrei fucilati a migliaia sui bordi di enormi fosse.

nel ghetto di lodz

 

Ho trascorso quattro ore girando per il Museo della Memoria a Gerusalemme. Un museo che richiederebbe quaranta ore per sapere e tastare tutto dell’orrore antisemita. C’erano le fotografie di un massacro compiuto da lituani e mentre i nazi stavano a guardare. Quegli ebrei, molti i vecchi, che con una vanga erano lì a scavare la loro tomba, pochi minuti prima di chiudere le loro vite.

 

In una di quelle foto c’è il volto in primo piano di un bellissimo ragazzo _ avrà avuto 20 o 22 anni _ che per un attimo ha smesso di scavare e un po’ si volta di lato a guardare quelli che si accingono a massacrarlo. Israele è nata così, è nata per questo. Ed è benissimo che ci sia. Il che non esclude tutto il resto che è tanto, lo so.

deportazione di massa in polonia