DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, il 2 agosto 1980 ero in vacanza in Sicilia con degli amici. Non ricordo chi di loro ci annunciò che alla radio avevano dato la terrificante notizia della strage di Bologna. Una notizia per quanto spaventosa di cui devo dire che non mi stupì.
In quel decennio zeppo di assassini furibondi di destra e di sinistra, dopo la bomba di piazza Fontana, dopo la strage di Brescia, dopo l’assassinio di Aldo Moro e del giudice Vittorio Occorsio, in quel decennio in cui fu compatto il muro dell’odio distruttivo che una parte nutriva contro l’altra, nel sentire di un tale e miserabile agguato terroristico non c’era di che stupirsi per un figlio naturale del Novecento com’ero io allora e come sono adesso.
Dico subito che non ho di che pontificare su chi siano stati gli autori e i mandanti di quella strage. Ho letto in tutto e per tutto cinque o sei libri, pochissimi per un evento talmente complicato da un punto di vista giudiziario.
giusva fioravanti francesca mambro 2
So per certo che, a differenza di quanto scrive Gianni Riotta (un giornalista che stimo) sulla prima pagina della “Stampa” di oggi, il nutrito drappello costituito da chi è convinto della innocenza di Giusva Fioravanti e Francesca Mambro (quorum ego) non è un drappello “di anime belle”, di gente che assume una postura chic senza sapere quello di cui sta parlando.
“Anime belle” l’ex deputato Luigi Manconi, il bravissimo giornalista del “Manifesto” Andrea Colombo (il cui libro lo so a memoria), Rossana Rossanda, il giornalista Sandro Provvisionato, il mio vecchio amico/nemico Massimo Fini, o addirittura l’ex presidente della Commissione Stragi Giovanni Pellegrino?
Un’”anima bella” Sergio D’Elia, l’ex terrorista strapentito Sergio D’Elia e comandante in capo dell’associazione contro la pena di morte “Nessuno tocchi caino”, l’unica associazione cui io sia mai stato iscritto nella mia vita? Proprio qualche giorno fa D’Elia ha scritto sull’ “Huffington post” di Mattia Feltri un bellissimo articolo in difesa di Fioravanti e Mambro, che lui conosce e con i quali convive giorno dopo giorno da trent’anni.
E ne ha dunque ben donde quando dice che dura trent’anni la sua convinzione dell’innocenza dei due. (Tra parentesi e detto per ultimo, sono amico personale di Giusva e Francesca e spero di averli presto a cena a casa mia.)
gianni riotta parallelo italia
Loro due sono stati eccome degli assassini politici in un decennio arroventato dal fanatismo ideologico. Loro e altri hanno assassinato sì Mario Amato e Vittorio Occosio, due magistrati impeccabili nel fare il loro dovere, ma questo è tutt’altra cosa che deporre una bomba a freddo in una sala della stazione assiepata di gente che non conosci. Quella è tutta un’altra cosa, come sa chiunque conosca non da semianalfabeta le fenomenologie del terrorismo.
Sarà perché ho letto solo cinque o sei libri sull’argomento, ma non ho affatto capito su quali elementi di prova si basi la condanna. Soltanto su indizi, ragionamenti, deduzioni avvalorate da una supposta “rivelazione” di un farabutto di destra? Se qualcuno mi dimostrasse che non è così, gliene sarei grato.
Mentre resta monumentale il fatto che si siano di recente scoperti i resti di una donna di cui non si sapeva e non si sa nulla, e che era vicinissima alla deflagrazione della bomba e di cui non è illecito supporre che fosse lei quella che si trascinava dietro un esplosivo caro alla causa del terrorismo palestinese. Terrorismo che quanto a Bologna è chiamato in causa da mille altri indizi.
E per non dire della comica finale, che sia stato il “mandante” Gelli a mollare i “trenta denari” di che trasformare gli assassini politici Mambro/Fioravanti in due mostri. Lui e altri personaggi che ti raccomando, ossia il Mario Tedeschi che assieme a Gianna Preda aveva diretto il “Borghese” fondato da Leo Longanesi.
Ero stato a casa sua, una casa accosta al carcere di Regina Coeli. Non erano davvero né l’uomo né una casa di volesse annichilire la stazione della città di Bologna. No, assolutamente no. E a non dire che anche la Preda l’avevo conosciuta benissimo, e qui la ricordo con affetto.
licio gelli federico umberto d amatostrage alla stazione di bolognastrage stazione bologna
autobus 37 strage di bologna giampiero mughini (1)francesca mambro giusva fioravanti giusva fioravanti francesca mambro 1strage di bologna soccorsi dopo l'esplosionelicio gellibeppe boni cover strage di bolognamurale a parma per ricordare la strage di bolognagiampiero mughini
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